La patata bollente torna a Marchionne dopo il referendum perso da tutti. Chi salverà il diritto di ogni lavoratore di essere protetto dalla Costituzione e restare un uomo libero?
1673 NO salveranno Pomigliano dal diventare la caserma dei lavori forzati?
23-06-2010
di
Pietro Ancona
I no al decreto Marchionne sono stati numerosissimi, assai di più di quanto fosse lecito aspettarsi da un evento svoltosi in un clima di pesante intimidazione con il ricatto della chiusura dello stabilimento fonte del lavoro e della vita di cinquemila lavoratori e delle loro famiglie. Accanto alla Fiat si erano e sono tuttora schierati i massimi calibri del governo e della politica italiana da Bersani a D’Alema a Sacconi e la Confindustria non ha mancato di coprire tutta l’operazione non solo con intenso traccheggio con i partiti e i maggiorenti della Oligarchia ma anche con i ripetuti insulti della signora Marcegaglia ai lavoratori. Qualcuno dei pennivendoli più servizievoli della Fiat si è spinto financo a tacciare gli operai come ladri. I no sono oltre un terzo dei votanti: 1673 su 4642. Voti pesanti che valgono moltissimo perché scaturenti da un convincimento profondo che ha permesso di superare controcorrente una pressione enorme.Merito della Fiom e dei Cobas che hanno dato una indicazione di difesa della salute, della dignità e della libertà dei lavoratori e della città di Pomigliano che non può e non deve diventare sede di uno stabilimento-penitenziario di sperimentazione di una spaventosa riforma della organizzazione del lavoro.
L’introduzione del sistema WMC succede all’uomo albero di Gianni Agnelli che 40 anni orsono fece la sua comparsa alla Fiat di Termini Imerese. Era un operaio che da una buca scavata sotto la catena di montaggio era costretto a tenere alzate le mani per stringere bulloni. Il sistema WMC voluto da Marchionne e dai sindacati collaborazionisti ridurrebbe i lavoratori a mero macchinario vivente e spingerebbe molti di loro al suicidio come è accaduto dovunque è stato sperimentato dalla Cina alla Francia. La lunga lista di suicidi della Telecom francese si deve proprio ai principi di questo nuovo Verbo post taylorista. Il plebiscito reclamato da Marchionne è originato dalla preoccupazione di avere la piena malleabilità dell’intera manodopera. Si afferma che basterebbe un granello per inceppare il meccanismo produttivo. Il sistema richiede una manodopera che sia docile, ubbidiente, capace di produrre per tutti i secondi della sua giornata lavorativa che non deve essere disturbata dalla pausa pranzo. Otto ore consecutive di lavoro a digiuno per proseguire magari con altre quattro o cinque ore.
Insomma la differenza tra un robot meccanico ed un operaio deve ridursi al minimo. A questo sarà anche difficile svuotarsi la vescica e non gli sarà permesso un solo istante di distrazione. Sarà controllato intensamente.
Il sistema WMC introdotto con il decreto Marchionne a Pomigliano diventerà la Grande Svolta reazionaria e fascista del sistema economico italiano. Il padronato si è attrezzato per vincere tutte le resistenze e sollecita alla politica una svolta anticostituzionale. L’attacco all’art. 41 della Costituzione
è in linea con il sibilo della frusta di Marchionne e della Marcegaglia. Con questa Costituzione il sistema WMC non può convivere. Il lavoro deve perdere ogni contenuto di umanità, dignità, libertà e questo potrà farsi con la collaborazione di sindacati “venduti” ma abbisogna di un nuovo contesto legislativo e costituzionale.
L’Italia dovrebbe diventare una vera e propria Caserma del lavoro militarizzato. E’ il più grave attacco della lotta di classe del padronato contro i lavoratori che dovrebbero cedere la loro autonomia in cambio di una squallida ed infelice sopravvivenza fisica priva di diritti.
Ma a Pomigliano questa linea ha incontrato una fortissima resistenza. Si tenterà di aggirarla spingendo la CGIL a firmare l’accordo, si tenterà di mettere in crisi la Fiom additata ieri da D’Alema come isolata e perdente. Bersani chiede il rispetto dell’ “accordo” facendo capire alla Fiat che il PD lavorerà per piegare le resistenze.
A volte, chi troppo vuole o chi si sente talmente sicuro da fare lo spaccone, da svillaneggiare come ha fatto Marchionne in questi giorni, non ottiene i risultati che si prefigge. Avrebbe fatto bene Marchionne ad accettare il furbo suggerimento di Epifani di rinunziare a scioperi e malattia per fare passare il grosso della sua riforma. Si è incaponito ed ha permesso ai lavoratori ed alla sinistra italiana di scoprire la natura orribile del suo progetto, di rifletterci sopra, di parlarne con la gente che ha capito e si è allarmata.
Il terzo che ha votato contro convincerà i due terzi che hanno votato a favore appena il sistema sarà messo in funzione. Basteranno pochi giorni per fare capire agli abitanti dello stabilimento intestato al grande filosofo napoletano che è preferibile uccidersi piuttosto che ridursi ad ingranaggi del profitto Fiat. L’uomo di Vico capace di pensare l’infinito non ha nulla da spartire con il robot di Marchionne. Ed è anche difficile cancellare un paio di secoli di continua emancipazione degli esseri umani dalla barbarie della violenza dei potenti e degli sfruttatori.
Già membro dell'Esecutivo della CGIL e del CNEL, Pietro Ancona, sindacalista, ha partecipato alle lotte per il diritto ad assistenza a pensione di vecchi contadini senza risorse, in quanto vittime del caporalato e del lavoro nero. Segretario della CGIL di Agrigento, fu chiamato da Pio La Torre alla segreteria siciliana. Ha collaborato con Fernando Santi, ultimo grande sindacalista socialista. Restituì la tessera del PSI appena Craxi ne divenne segretario.