La manovra economica del governo non sfiora gli interessi dei politici (piccoli e grandi), ma drammatizza le speranze di lavoro dei giovani, delle famiglie già in affanno, della cultura e della ricerca. Ecco la testimonianza del professor Pietro Masina dell’università Orientale di Napoli
Io “cervello rientrato” sto pensando di riscappare all’estero
19-07-2010
di
Pietro Masina
Sono un “cervello rientrato” che dopo 10 anni di lavoro in un’università straniera ha deciso di scommettere sull’Italia. La mia sembrava una storia a lieto fine. Ora, dopo quasi 6 anni, sto pensando di emigrare di nuovo. Sono tornato in Italia nel più trasparente dei modi, sulla base del curriculum e delle pubblicazioni. All’Orientale di Napoli ho trovato un ambiente integro e serio. Colleghi di ottimo livello, una facoltà libera da baronie, studenti brillanti ed impegnati. All’estero avevo un lavoro permanente – tornando in Italia ho avuto prima un contratto a termine per tre anni (con la legge sul “rientro dei cervelli”) e poi sono entrato in ruolo in attesa di conferma (altri tre anni a stipendio ridotto). Anche se l’attesa della conferma mi rende in qualche misura “precario”, i colleghi mi hanno eletto presidente di un corso di laurea. Molti di coloro che erano tornati in Italia sono fuggiti di nuovo. Io invece mi sono sentito accolto e valorizzato: ho avuto fortuna o forse l’Orientale resta un ateneo speciale. Insomma, la mia sembrava una storia a lieto fine.
Adesso, però, la situazione sta diventando disastrosa. La mancanza di risorse e di turnover sta uccidendo l’università. Il carico didattico sta diventando tale da non lasciarci tempo per la ricerca – e alla fine siamo giudicati per le pubblicazioni e non per la didattica (che pure io amo). Questo governo ha dichiarato guerra all’università pubblica, sparando nel mucchio e penalizzando chi lavora seriamente invece di eliminare gli sprechi e contrastare i comportamenti baronali. Nonostante una gestione economica oculata – non abbiamo debiti, siamo proprietari di tutti gli immobili che usiamo – anche il mio ateneo è a rischio. Ora la manovra finanziaria introduce tagli alle retribuzioni, che colpiscono innanzitutto chi è a livelli salariali più bassi e incredibilmente anche chi come me è in attesa di conferma (e quindi della ricostruzione della carriera). L’università italiana affonda. Resistiamo, ma per quanto ancora? L’inadeguatezza dei salari porterà molti a cercarsi fonti di reddito altrove, di conseguenza dedicando meno tempo e meno energie al lavoro accademico. Noi docenti siamo considerati dal governo degli inutili fannulloni e il lavoro onesto di chi ancora crede nell’università pubblica non fa notizia. Allora forse è il momento di fare di nuovo le valige e partire. Con la morte nel cuore, perché la mia sembrava una storia a lieto fine.
Pietro Masina è Professore Associato di Economia Politica Internazionale all''Università di Napoli L’Orientale. Ha insegnato anche all’università danese di Rosile. Oggi viene considerato il più accreditato esperto italiano di una vasta area del’estremo Oriente: Vietnam, Laos, Cambogia, Birmania, Thailandia.