La faida di Scampia è stata una cruenta lotta combattuta con i metodi della guerriglia urbana che ha visto opporsi i clan di camorra dei Di Lauro e alcuni fuoriusciti dello stesso gruppo che si costituirono in seguito nel clan degli “scissionisti”. Dopo un primo momento di lotta intestina tra questi soggetti il conflitto si è allargato trascinando nelle violenze anche i gruppi degli Abbinante di Marano, i Bizzarro e i Ronga-Fusco di Melito, i Pariante di Bacoli e i Ferone di Casavatore, oltre che ad altri piccoli gruppi minori. Anche il coinvolgimento territoriale, inizialmente limitato al quartiere di Scampia, in seguito si è di molto allargato compromettendo anche i vicini quartieri di Secondigliano e Miano come pure i comuni di Melito, Mugnano, Marano, Giuliano, Bacoli, Casavatore e Arzano.
Il violento contrasto si sviluppò a seguito dell’arresto, avvenuto nel 2002, del potente boss Paolo Di Lauro, il famoso “Ciruzzo o’ milionario”, colui che fino ad allora, per carisma personale e per il timore che riusciva ad incutere nelle persone che lo circondavano, aveva impedito lo sfilacciamento dei vari sottogruppi criminali che componevano il suo clan. Durante la forzata assenza del vecchio boss, infatti, le redini del comando passarono ai figli Vincenzo, Marco e Cosimo che, assunto provvisoriamente il potere, decisero di destituire i vecchi vertici del gruppo sostituendoli con uomini più giovani a loro vicini e causando così malumori negli anziani ex fiduciari che si sentirono rinnegati e defraudati dell’autorità. Il già precario equilibrio subì il definitivo tracollo quando le piazze di spaccio locali divennero oggetto di dissidio tra i nuovi e i vecchi incaricati che se ne contendevano il monopolio.
Uno di questi ex fedelissimi, Raffaele Amato, per sfuggire all’esecuzione di morte che era stata decretata nei suoi confronti dal clan Di Lauro, si trovò costretto a scappare da Napoli per rifugiarsi in Spagna e da li cominciò a raccogliere attorno a se altri malavitosi scontenti della nuova gestione e delle scelte di rinnovamento dei Di Lauro. Fu costituito così il gruppo degli “scissionisti”, chiamato anche in modo spregiativo “degli spagnoli” per sottolineare il fatto che si dovettero dare alla fuga all’estero per salvarsi.
Fu nel 2004 che scoppiarono le più sanguinose violenze tra i due gruppi rivali che si contendevano le lucrose piazze di spaccio di Scampia e Secondigliano, ma fu a cavallo tra il 2004 e il 2005 che si toccò l’apice della furia omicida. In questo periodo le uccisioni avvenivano con cadenza quasi quotidiana, teatro dei folli raid erano le strade dei rioni in cui tanti semplici cittadini, colpevoli solo di essere nel luogo sbagliato all’ora sbagliata, finirono con il pagare con la vita la sete di potere e denaro di persone meschine e prive di scrupoli che non esitavano ad uccidere innocenti pur di stanare le loro prede facendo diventare l’assassinio di innocenti una strategia di lotta. Sparatorie, bombe, attentati, in quel periodo potevano colpire qualsiasi abitante della zona, colpevole o innocente che fosse. Tutta la bestialità dei camorristi si mostrò nel suo aspetto più disumano.
Solo nel novembre 2004 furono uccise, nell’ambito della faida, 16 persone. Dieci omicidi avvennero nel mese seguente e nove in quello dopo ancora.
La sequenza delle brutalità è impressionante e gli innocenti caduti per errore, per una parentela pericolosa, o solo per un caso, sono stati veramente troppi.
Il 6 novembre 2004 viene ucciso, in una strada nell’occasione trasformata in teatro di guerra, Antonio Landieri, un ragazzo disabile che a causa della sua carrozzina non era riuscito a scappare abbastanza velocemente mettendosi in salvo.
Il 20 novembre 2004 avviene un duplice omicidio di parenti di alcuni camorristi coinvolti nella faida; Biagio Migliaccio, cugino di un affiliato degli scissionisti e, per ritorsione, Gennaro Emolo, padre di un appartenente al clan Di Lauro.
Il giorno seguente, il 21 novembre, in un raid per uccidere due scissionisti, cade sotto il fuoco anche l’innocente Domenico Riccio.
Passa ancora solo un giorno e a morire, dopo essere stata tremendamente torturata, è la volta di Gelsomina Verde. Una giovane ragazza la cui unica colpa era quella di non sapere dove si fosse nascosto l’ex fidanzato, Gennaro Notturno, affiliato degli scissionisti.
Il 29 novembre 2004 muore, per le percosse ricevute, Salvatore De Magistris, patrigno dello scissionista Biagio Esposito.
Il 5 dicembre 2004 viene ammazzato nel suo ristorante, sotto gli occhi terrorizzati dei clienti, Enrico Mazzarella. Unica sua colpa era quella di essere parente di camorrista passato con gli scissionisti.
L’8 dicembre 2004 viene ammazzato per errore Dario Scherillo.
Il giorno di Natale del 2004 viene ammazzato Giuseppe Pezzella, parente di un uomo ritenuto vicino ai Di Lauro; e l’ultimo dell’anno ad essere ammazzato è stato Antonio Scafuro, parente di un altro alleato ai Di Lauro.
Il 2 gennaio 2005 è Crescenzo Marino, padre di uno scissionista, a venire ucciso.
Il 15 gennaio 2005 viene ammazzata Carmela Attrice, costretta a pagare con la vita il fatto di essere madre dello scissionista Francesco Barone.
Il 24 gennaio 2005 viene ucciso per errore Attilio Romanò, scambiato per un altra persona.
Dal 2005, anno in cui le forze dell’ordine riuscirono a mettere a segno importanti operazioni di polizia, il ritmo degli omicidi si è notevolmente ridotto ma, purtroppo, non si è mai annullato. Nel 2006 e ancora nel 2007 si contano altri omicidi perpetrati nell’ambito della faida. Dopo questa data è stato il silenzio delle armi.
In questi ultimi anni si è sperato che questa tremenda guerriglia si potesse relegare nel libro dei dolorosi ricordi del passato ma oggi lo spettro di una possibile riapertura dei conflitti torna a minacciare il nostro presente.
L’11 agosto appena trascorso è stato ucciso a Napoli Francesco Attrice, nipote di una vittima innocente della faida: Carmela Attrice.
Lo spettro della faida, animato dalle innumerevoli esecuzioni e dalle violente risposte armate che ne sono seguite, torna dunque a terrorizzare gli abitanti del quartiere proprio in un periodo in cui anche la Chiesa, con l’allontanamento del prete anticamorra Don Aniello Manganiello, e le Istituzioni, con la chiusura di numerose iniziative atte al rilancio culturale e sociale della zona, sembra vogliano gettare la spugna nel dare una solida speranza di un futuro migliore alla brava gente che ancora abita lo sfortunato quartiere di Scampia.
Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.