La cosa che mi ha colpito è stato Enrico Letta, gesticolante e arrabbiato con i giovani che fischiavamo: "Noi e voi non abbiamo niente in comune". Ma cosa può avere in comune un politico di professione con chi non mette assieme un minimo di stipendio?
Bonanni, tra fumi e fumogeni, apre l’autunno caldo dei sindacati che danno ragione all’oligarchia
09-09-2010
di
Pietro Ancona
Secondo copione tutto l’establishment della oligarchia italiana si è radunata attorno a Raffaele Bonanni, vittima della contestazione di un gruppo di giovani durante la Festa del Pd di Torino per stigmatizzare l’accaduto ed invocare un giro di vite poliziesco, addirittura una preventiva (?) repressione del dissenso. Lo stesso Bonanni, dopo una prima reazione abbastanza contenuta, ha aggiunto benzina al fuoco sostenendo che c’era l’intenzione di fargli del male. La studentessa che ha lanciato il pedardo fumogeno è stata subito individuata, non so ancora se arrestata, e già i giornali sanno che “frequenta” il centro sociale “Askatasuna” e presto ci diranno vita morte e miracoli della ragazza e dei suoi compagni di contestazione.
Ho visto la scena in tv. La cosa che mi ha maggiormente colpito è stata l’isterica gesticolazione di Enrico Letta, il suo braccio teso minacciosamente verso i giovani, la sua pesante ed irresponsabile affermazione: “Noi e voi non abbiamo niente in comune, voi con noi non c’entrate niente”, una sorta di scomunica reiterata diverse volte contro giovani che potrebbero anche sbagliare ma non possono essere trattati come delinquenti da un dirigente politico di primo piano, dal vicesegretario nazionale del Pd.
Letta ha anche redarguito la polizia contestandole di non avere saputo prevenire ed impedire la contestazione. Ha testualmente detto: ci sono state assolute falle nel sistema della sicurezza da parte delle forze dell’ordine. Non essere in grado di gestire la situazione significa che qualcosa è sfuggita di mano: la situazione poteva trasformarsi in un dramma. Ritengo che siano stati compiuti reati gravi e spero che si analizzi fino in fondo per capire cosa è successo”. Non credo che il lancio di un fumogeno sia “reato grave” e ritengo inquietante l’invito ad analizzare fino in fondo. È un invito a schedare tutti? E se fossero già tutti schedati? Sono mai stati considerati “reati” gravi i lanci dei fumogeni durante le partite di calcio?
Si è subito parlato di centri sociali. I centri sociali sono i rom della politica italiana. Criminalizzati e scacciati dalle loro sedi che magari dopo vengono concesse ai Centri Pound sono classificati come gli anarchici tra gli eversori. L’accusa di terrorismo nei loro confronti è sempre sulla punta della lingua della destra al potere. Sacconi ieri ha evocato appunto il terrorismo nel suo messaggio di solidarietà a Bonanni. Della repressione dei giovani dei centri sociali e degli squatter si sa molto poco perché il loro isolamento politico è totale: la sinistra italiana si è sempre tenuta a distanza da questa esperienza che nasce dalla emarginazione sociale e che costituisce una risposta comunitaria spesso di grande interesse culturale. Sono rari i politici che frequentano i centri sociali e si occupano dei loro problemi. Spesso questi giovani non votano perché non si aspettano niente dalla politica e dalle istituzioni democratiche. Si considerano paria, esclusi e alcuni di loro si autoescludono per sfiducia.
La contestazione di ieri è germinata dalla anomalia della situazione italiana in cui potenti confederazioni sindacali sono schierate con il padronato e sottoscrivono la sua agenda di spoliazione dei diritti dei lavoratori. In quale Paese del mondo i sindacati anziché dare miglioramenti ai loro rappresentati ne tolgono? Se mettete in fila tutti gli accordi stipulati dal 1992 a questa parte non c’è ne uno solo che dia qualcosa ai lavoratori. Venti anni di trattative nelle quali il padronato si è ripreso quello che era stato strappato dalle generazioni precedenti e dalla fase di normalità dell’Italia in cui i sindacati erano espressione dei lavoratori e tutelavano i loro diritti.
Ma questi sindacati, la Cisl e l’Uil in particolare, non si limitano a togliere diritti nelle trattative con le loro “controparti”. Anche nel rapporto con il Governo e con il Parlamento si distinguono per una inquietante riforma del diritto del lavoro. In atto in Parlamento giace il cosiddetto “collegato lavoro” che attacca l’art.18. La legge Biagi che ha rovinato sei milioni di giovani precarizzandoli a vita ed è stata scritta dallo stesso Raffaele Bonanni che si vanta di esserne coautore assieme a Sacconi.
Proprio ieri era riunito il comitato centrale della Fiom per decidere come fronteggiare un gravissimo attacco alle stessa fondamenta della coesione sociale: la deroga dal Ccnl con la quale si apre la strada dell’abbassamento senza fine dei salari e della manipolazione dei diritti sanciti dai contratti. Bonanni attacca la Fiom, unica resistenza attiva contro questo piano di destabilizzazione sociale del padronato e la ingiuria come estremista e fondamentalista. Bonanni si schiera con la Marcegaglia e conduce con questa le danze verso una totale deregulation del lavoro. L’Italia viene riportata a prima della nascita del movimento operaio e del sindacato. L’obiettivo è renderla appetibile come la Tunisia e spostare una altra consistente fetta di Pil dal monte salari ai profitti ed alle rendite.
Lo scandalo italiano non è nel petardo della studentessa, ma nello straripante potere della destra. È anomalo che un sindacato non difenda i lavoratori ma sottoscrive accordi con il padronato che li danneggiano. È anomalo un grande partito di opposizione che è anche partito della Confindustria e si contende i favori di questa con il partito al governo. È anomalo in Paese in cui il Ministro alle Riforme e capo della Lega minaccia di sfiduciare il governo di cui fa parte e di organizzare una marcia su Roma di diecimilioni (sic) di padani. L’eversione non è rappresentata dalla studentessa e dai cartelloni diligentemente preparati dai giovani contestatori. L’eversione è nel sovversivismo delle classi dirigenti (per ripetere una frase notissima di Gramsci) e nella anomalia della opposizione che non rappresenta un blocco sociale diverso da quello che appoggia il governo. Venti milioni di lavoratori italiani non hanno rappresentanza politica in Parlamento. L’estremismo nasce dal vuoto lasciato dalla sinistra che diventa destra.
Già membro dell'Esecutivo della CGIL e del CNEL, Pietro Ancona, sindacalista, ha partecipato alle lotte per il diritto ad assistenza a pensione di vecchi contadini senza risorse, in quanto vittime del caporalato e del lavoro nero. Segretario della CGIL di Agrigento, fu chiamato da Pio La Torre alla segreteria siciliana. Ha collaborato con Fernando Santi, ultimo grande sindacalista socialista. Restituì la tessera del PSI appena Craxi ne divenne segretario.