Sono stato il solo a rumoreggiare. Nemmeno i presidenti di Camera e Senato, forse distratti, lo hanno richiamato all’ordine
Il vizietto del divo Andreotti: prima di svillaneggiare Ambrosoli, nel 1990 attacca in parlamento Paolo Baffi perché non aveva salvato dal fallimento il Banco Ambrosiano del suo amico Sindona
10-09-2010
di
Gianfranco Pasquino
In occasione della commemorazione del Presidente Sandro Pertini a Montecitorio in seduta congiunta Camera-Senato, credo fine febbraio-inizio marzo 1990, Presidenti Nilde Iotti e Giovanni Spadolini, il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti chiese la parola. In maniera del tutto irrituale, poiché in questi casi parlano esclusivamente i due Presidenti delle Camere, gli fu concesso di intervenire. Ricordo perfettamente un passaggio del suo discorso, non svolto in gergo romanesco, nel quale trovò modo di lodare Pertini poiché “non volle nominare Senatore a vita un banchiere che non aveva fatto la Resistenza”. Il riferimento, che ha una chiara connessione con la frase su Giorgio Ambrosoli che se l’era “andata a cercare”, riguardava il Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi. Andreotti regolava in questo modo i suoi conti con chi si era rifiutato di salvare il Banco Ambrosiano e Sindona. Per completezza di cronaca, in quell’aula, forse disattenta, rumoreggiai soltanto io. Neppure i due Presidenti, forse distratti, probabilmente colti da totale sorpresa, richiamarono all’ordine Giulio Andreotti.
Gianfranco Pasquino, torinese, si è laureato in Scienza politica con Norberto Bobbio e specializzato in Politica Comparata con Giovanni Sartori. Dal 1975 è professore ordinario di Scienza Politica nell’Università di Bologna. Socio dell’Accademia dei Lincei, Presidente della Società Italiana di Scienza Politica (2010-2013), è Direttore della rivista di libri “451”. Tra le pubblicazioni più recenti: "Le parole della politica" (Il Mulino, 2010), "Quasi sindaco. Politica e società a Bologna" (Diabasis, 2011). Ha appena pubblicato "La rivoluzione promessa. Lettura della Costituzione italiana" (Bruno Mondadori, 2011).