Chi sono gli squadristi (veri o inventati dai giornali)
13-09-2010
di
Marco Lombardi
Nella dilagante povertà linguistica della politica italiana, nonché nella disperata ricerca da parte della medesima di slogan che attraggano la platea degli spettatori (avendo esaurito la propria nobile funzione di formare cittadini), stiamo assistendo al sempre più frequente uso bipartisan del termine “squadrismo”, nelle sue diverse derivazioni. Ora, pur estrapolando il concetto dello squadrismo dalla sua peculiare connotazione storica, il fascismo mussoliniano, e politica, l’estrema destra, bisognerebbe comunque utilizzarlo con cautela.
Il metodo squadrista prevede che un gruppo organizzato, dotato di mezzi, strutture ed addestramento basati sull’uso ordinario della violenza fisica, si dedichi ad un’attività politica alla luce del sole che preveda, in modo più o meno esplicito, l’attacco fisico dell’avversario: il pestaggio del singolo, finanche la sua uccisione, come forma di comunicazione politica. Questi caratteri lo distinguono dal metodo terrorista, che prevede invece entità organizzative occulte e che si collocano al di fuori della normale competizione politico-elettorale, nonché da gruppi di contestatori che, più o meno stabilmente organizzati, adottino in determinate occasioni forme di azioni non pacifiche. Gli episodi accaduti in questi ultimi giorni, dai fischi a Schifani alla contestazione di Bonanni, ricadono in quest’ultima fattispecie, cioè una tattica di contestazione non pacifica, ma neppure violenta. Se fosse violenza fischiare una persona impedendole così di parlare, lo sarebbe anche uno sciopero che bloccasse l’erogazione di beni o servizi, piuttosto che un sit-in che impedisse la circolazione viaria. E se a realizzarli fossero un’ente cattolico o un’associazione di anziani, potrebbero forse essere equiparati a delle squadre di picchiatori?
Viene invece il dubbio che ad una classe dirigente nell’occhio del ciclone faccia comodo demonizzare le forme del dissenso ed i loro attori, associandoli all’esperienza del ventennio. Con quali risultati, lo vedremo presto.
Marco Lombardi, nato nel 1977, laurea in Scienze Politiche conseguita alla Cesare Alfieri di Firenze, vive da sempre nella cintura del capoluogo toscano, dove attualmente si occupa di politiche sanitarie. Ha lavorato nel settore delle politiche sociali, seguendo progettazioni in materia di politiche giovanili, adolescenza, sport, immigrazione e cooperazione internazionale.