Su proposta del ministero per le attività produttive, il presidente della Repubblica ha revocato la medaglia e il titolo di cavaliere a Callisto Tanzi «per indegnità» a causa del crac Parmalat e credo che c’entri anche il tentativo di trafugare le opere d’arte di non inestimabile valore, nascoste nella cantina di un nipote. Direte: «Giusto, no?». Altroché.
Si dà il caso che dopo le dimissioni di Scajola, l’uomo che non sapeva che gli compravano la casa a metà prezzo, il ministero per le attività produttive già è trattenuto con sacrificio ad interim da Berlusconi, l’immacolato uomo d’affari che è anche cavaliere della Repubblica per meriti degnissimi da annotare negli annali della Repubblica: ha abolito il falso in bilancio per cui Tanzi rischia poco; ha evaso le tasse per sé, famigli e amici; ha corrotto solo un giudice e un testimone; ha rubato l’intera villa San Martino, ingannando una ragazza erede con Previti che faceva l’avvocato di tutti e due; ha rubato la Mondadori, ha avuto rapporti con la mafia, alcuni rappresentanti dei quali ha fatto eleggere al parlamento; ha scambiato favori sessuali di donne, giovani e debosciate con posti al parlamento italiano ed europeo, posti di ministre e assessorati regionali e comunali; ha comprato senatori per fare cadere il governo Prodi; minaccia, ricatta ed è ricattato, se è vero, come dice la moglie che è solito frequentare minorenni e commette atti impuri con cardinali e prelati dalle scarpette rosse.
L’uomo è così degno che quando è lucido per la sua indegnità recidiva si mette davanti allo specchio e recita: «Domine, non sum dignus». Presidente Napolitano, se a Tanzi ha tolto la medaglia e il titolo di cavaliere «per indegnità», al «cavaliere» – beh, lei mi ha capito, no? – bisognerebbe togliere non solo titolo e medaglia, ma anche la pelle e motivare «con la migliore e insuperabile indegnità degli ultimi 150 anni». Appena firma, Presidente, mi avverta, vorrei inciuccarmi pur essendo astemio.
È arrivato il treno di Veltronesku
Era partito per l’Africa, il suo grande amore, si è trovato a New York a comprare casa, ed è ritornato via Groenlandia dove gli si è gelato il cervello e il «ma anche», del tipo sono avversario di Berlusconi pagato dagli italiani, ma anche suo sostenitore «a gratis».
Vi siete chiesti perché la sparata di Veltroni che all’improvviso spariglia il Pd con 75 firme quasi tutte dell’ex Margherita? Vi siete mai chiesti chi è così scemo e suicida da distogliere l’attenzione da Berlusconi, governo e maggioranza che viaggiano verso la decomposizione, offrendogli il fianco e il petto e anche la respirazione artificiale di «soccorso rosso» (rosso è troppo: diciamo pure fuxia)? I casi sono due: o Veltroni è un agente segreto della Cia che vuole Berlusconi a tutti i costi altrimenti chiudono gli studi televisivi di comicità, oppure Veltroni è impazzito (non stento a crederlo), oppure c’è del marcio in Danimarca.
Io penso che Veltroni sia una moneta a doppia faccia, un Giano bifronte:
- lato a): Veltroni è pagato profumatamente da Berlusconi come suo agit-prop personale e Uolter ci riesce bene: è riuscito a mettere la destra e il governo e l’indecente Berlusconi in un cantuccio e ha fatto parlare solo delle divisioni del PD. «IL capo della parte a noi avversa» ringrazia e accende un cero.
- Lato b): Veltroni fa la sua parte in commedia che divide con D’Alema e anche con Bersani. Veltroni fa lo spiritato americano, D’Alema fa finta di avere lo shock anafilattico e Bersani si rifiuta di commentare in pubblico perché da settimane impegnato a «rimboccarsi le maniche», ma siccome gli hanno dato una camicia con le maniche troppo lunghe ancora non ha finito di arrotolare.
A ognuno il suo compito con un solo obiettivo: il compito di Uolter è quello di neutralizzare Niki Vendola perché sparigliando le carte, è più difficile se non impossibile a Vendola fare il galletto nel pollaio del PD: ora deve fare i conti con Veltroni che memore della sua sconfitta prepara il suo semipartito al bis.
Signore e Signore, se non ci fossero bisognerebbe inventarli! Sono diabolici! Strateghi memorabili: vogliono perdere e perdono senza nemmeno il minimo sforzo.
«Adelante, Uolter, sin judicio!» Il Berluska ti ha riservato un posto nel suo mausoleo funebre di Arcore (quello di Cascella, sì) alla sua destra, mentre alla sinistra, il posto spetta di diritto al comunista Bondi, nonché poeta cortigiano e sulle due lapidi, una scritta identica per due:
S’immolarono con fede ardente per il loro padrone e signore. Berlusconi, affranto pose. Più due preci… brevi.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).