Carmelo Novella è nato a Guardavalle (Catanzaro) il 12 ottobre 1950. Il 14 luglio 2008 si trovava nel bar “reduci e combattenti”, un locale pubblico molto frequentato di San Vittore Olona (Milano), nella cuore della ricca Brianza. Due ragazzi sono entrati, hanno ordinato un cappuccino e gli hanno sparato. Due colpi in pieno viso e due al corpo, per sicurezza. Poi sono usciti e si sono dileguati, senza incontrare ostacoli.
Carmelo Novella era un boss della ‘ndrangheta. Era uno di quelli duri che lasciano una traccia indelebile nel territorio in cui operano. Il suo territorio di caccia era la Lombardia, lì era riuscito a toccare il vertice della scalata al successo mafioso ponendosi a capo della mala della regione, prima di venir ucciso come punizione per mano dei suoi stessi compagni di crimine.
Ma in Lombardia sembra che la coscienza della gente lasci meno tracce dei criminali e allora, quando ne parli, in molti chiedono “chi è?”, cadendo dalle nuvole quando gli dici che per lungo tempo è stato il capocrimine della Lombardia, colui che dirigeva quasi tutti gli affari sporchi di una delle aree più ricche e produttive d’Italia.
È questo purtroppo un atteggiamento diffuso, una vergogna per gli abitanti di tutto il territorio, troppo occupati ad “andare a lavurà” per capire che un certo tipo di lavoro uccide loro prima degli altri, o impegnati “a fa i danè”, fregandosene se quelli che intascano sono soldi sporchi. O forse sono solo gente troppo avvezza all’indifferenza per alzare la testa anche quando le conseguenze del dilagare dell’operato mafioso non colpiscono loro in prima persona ma incidono su tutta la collettività, in un perverso “mal comune mezzo gaudio”. Chissà se a qualcuno è venuto in mente che l’attesa infinita per fare una radiografia all’ospedale è tale perché tutti i macchinari si sono rotti, dato che la ditta risultata vincente alla gara di appalto truccata fornisce solo attrezzature decrepite; o che ogni mattina gli tocca fare 10 km di coda in più per andare in ufficio, dato che il nuovo ponte è stato costruito con materiale scadente da una ditta sospetta.
Non saprei come dirlo altrimenti ma io, da milanese che vorrebbe tanto amare la loro città, mi vergogno non poco nel notare l’indolenza e l’omertà che ci sta per soffocare tutti e che nulla ha da invidiare al clima che si respira nel più sperduto paesino dell’Aspromonte. Le amministrazioni comunali e regionali, poi, sembra si siano adattate ben volentieri a questa indifferenza arrivando a minimizzare, a sottovalutare pericolosamente il fenomeno. Non si capisce più bene se perché collusi o perché troppo impegnati a restaurare la facciata di benessere per accorgersi che sotto la maschera c’è una intera città che sta marcendo. E invece è importante sapere, conoscere chi è il nemico che ci sta aiutando ad affogare in una società sempre più violenta ed ingiusta.
Compare Nuzzo, al secolo Carmine Novella, era già capo locale ‘ndranghetista del suo paese natale, Guardavalle in provincia di Catanzaro, si era poi trasferito in Brianza da dove ha continuato a dirigere i suoi affari nel campo della movimentazione terra, dello smaltimento illegale dei rifiuti e dello smercio di droga. Era conosciuto da tempo alle forze dell’ordine, arrestato nel 1994 per associazione di tipo mafioso, ha fatto dentro e fuori dalla galera in continuazione ma questo non gli ha impedito la scalata al successo mafioso. Il Lombardia era arrivato a detenere quasi la supremazia incontrastata, coltivando con costanza il suo progetto autonomista rispetto ai padroni calabresi.
Già nel dicembre 2007, in una conversazione intercettata nell’ambito dell’indagine denominata “Infinito”, si era potuto ascoltare Novella che affermava fiero “sono Nunzio Novella, non ho bisogno di chiedere il parere a nessuno, nessuno, nessuno, non ho bisogno neanche di mandare l’imbasciata in Calabria”. Novella sapeva di stare giocando con il fuoco, la ‘ndrangheta poggia tutto il suo potere sul rigoroso rispetto delle tradizioni e delle gerarchie e dunque era consapevole che ciò che faceva suscitava la viva disapprovazione degli anziani, in particolare dei potenti boss Domenico Oppedisano e Giuseppe Commiso, e che da giù non sarebbero stati a lungo a guardare.
Nel febbraio del 2008 cominciarono a concretizzarsi i suoi timori con i primi dissapori tra Novella e i rappresentanti della ‘ndrangheta storica, che gli negavano nei fatti l’autonomia che Novella reclamava. Il 13 giugno 2008, in seno alla Provincia, viene deciso il “licenziamento” di Novella, un mese dopo compare Nuzzo viene giustiziato.
La casa madre calabrese, dopo l’omicidio Novella, ha ripreso il controllo della situazione. La Lombardia, nell’oblio della morale, è passata di mano in mano, senza far troppo rumore, senza che nessuno si sia svegliato per reclamare legalità.
Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.