Fini si conferma navigatore di lungo corso, Berlusconi vecchio galleggiante che fa acqua, intanto l'economia traballa e per i ragazzi non c'è futuro. Comincia l'autunno più freddo della storia della Repubblica. Solo Di Pietro ripete che il re nudo imbroglia
Affonda l’Italia dei politicanti: giocano in parlamento mentre la gente tira la cinghia
30-09-2010
di
Pietro Ancona
L’unica persona vera che è intervenuta in Parlamento dicendo delle cose vere. comprensibili, con un senso, è stato l’onorevole Di Pietro, il quale ha trattato il Primo Ministro per quello che è e per l’enorme danno che ha procurato all’Italia nel corso di tutti gli anni in cui ha avuto il potere , invitandolo alle dimissioni. In Fini e nei finiani ha prevalso il politicantismo, il calcolo di non provocare lo scioglimento anticipato delle Camere al quale non si sentono preparati e forse anche il fatto che non tutti i trentacinque deputati di “futuro e libertà” erano disponibili a negare la fiducia a Berlusconi. Il discorso di Bocchino è stato semplicemente meschino! Non ha mai parlato della campagna scandalistica orchestrata ed in corso da mesi contro il Presidente della Camera e la sua famiglia dai giornali del Presidente del Consiglio, né dell’ingaggio di personaggi incaricati di attingere o creare notizie atte a nuocere.
I giornalisti della stampa estera hanno avuto difficoltà a spiegare nei loro servizi il voto di fiducia dato dai finiani al Presidente del Consiglio. Voto che avrebbe avuto un senso se ci fossero state le scuse di Berlusconi o quanto meno una dichiarazione di stima e di fiducia per il Presidente della Camera. Non c’è stato niente di tutto questo. Sullo sfondo resta aperta la squallida storia della casa di Montecarlo che doveva fungere come una sorta di scandalo della collana che squalificò Maria Antonietta ed accelerò la fine dell’ancien regime (rivoluzione francese, due secoli fa).
Naturalmente non ha destato alcuna emozione l’uso di società off shore per eludere il fisco italiano e dissimulare le proprietà al quale un partito politico ha fatto ricorso per la vendita di un suo bene, né la denunzia in aula fatta da Di Pietro di ben ottantantaquattro società off shore con le quali il Presidente del Consiglio evade le tasse ed occulta nei paradisi fiscali le sue immense ricchezze. Il Parlamento sembra mitridatizzato alla corruzione e niente lo scuote dal suo tirare a campare.
I giornali si affannano tutti a pronosticare imminenti elezioni politiche perchè, fatti i conti, il governo senza i finiani e senza i siciliani di Lombardo non raggiungerebbe i fatidici 316 voti. Fini avrebbe fatto il capolavoro politico di dimostrare a Berlusconi la sua forza, di essere essenziale per la sopravvivenza del Governo. La Lega che secondo i suoi calcoli vincerebbe le elezioni si è affrettata a fare sapere addirittura attraverso il Ministro degli Interni che a marzo 2011 si vota.
A Montecitorio si è scritta una delle pagine più oscure ed inquietanti della morente democrazia italiana. Il calcolo politico dei politicanti ha avuto la meglio sul dovere di verità e di giustizia. Il Presidente della Camera avrebbe avuto il dovere di difendere se stesso e la sua famiglia dagli attacchi del Capo del Governo che, oltretutto, lo ha invitato ripetutamente a sgombrare, a lasciare l’incarico. Ha dato invece la sensazione di possedere un enorme apparato digerente, di poter ignorare ed inghiottire l’accusa di avere usato per la sua famiglia un bene del suo Partito, accusa mossagli da un Presidente del Consiglio che mentre la maggioranza degli italiani si impoverisce ha appena affittato un castello ( per essere più vicino al popolo che lo vota ? ) alle porte di Roma e si accinge ad una ulteriore colonizzazione della Sardegna con l’acquisto di una seconda enorme villa da affiancare a Villa Certosa. Intanto un panfilo da venti milioni viene aggiunto da uno dei suoi figli alle altre “barche” di famiglia.
Fini ha avuto l’occasione di recupero alla democrazia italiana, di liberazione dal dominio berlusconiano e dal suo enorme conflitto di interessi. Fini ha negato questa occasione forse perchè convinto che non tutti i suoi seguaci lo avrebbero assecondato. Del fatto che a conti fatti si sia dimostrato che è determinante per la sopravvivenza del governo non credo possa interessare nessuno. Il calcolo di Palazzo ha preso il sopravvento sulla etica della politica. Non credo che Fini abbia più nulla da darci.
Le elezioni anticipate che Fini voleva evitare con il suo furbissimo glissare su tutta la materia da contendere con Berlusconi ci saranno lo stesso. Da qui ad allora la democrazia italiana continuerà ad affondare ed a perdere del tutto l’identità che le era stata data dalla Costituzione.
Già membro dell'Esecutivo della CGIL e del CNEL, Pietro Ancona, sindacalista, ha partecipato alle lotte per il diritto ad assistenza a pensione di vecchi contadini senza risorse, in quanto vittime del caporalato e del lavoro nero. Segretario della CGIL di Agrigento, fu chiamato da Pio La Torre alla segreteria siciliana. Ha collaborato con Fernando Santi, ultimo grande sindacalista socialista. Restituì la tessera del PSI appena Craxi ne divenne segretario.