Riconoscere e valorizzare il ruolo delle donne in Africa e dare loro il Premio Nobel per la Pace 2011. Questa la proposta promossa dal CIPSI, coordinamento di 48 associazioni di solidarietà internazionale, e da “ChiAma l’Africa”. La pace è un dono da promuovere e custodire sempre, perché senza la pace è impossibile la salvaguardia della dignità di ogni creatura e della creazione. Lo abbiamo letto nei libri “alternativi” e ascoltato nelle testimonianze di chi ha vissuto in situazioni di precarietà, paura e pericolo: il valore della persona – quale bene da difendere in comune –, come anche il valore dell’ambiente – quale spazio e presenza dalle molte forme di vita – sono tra le prime realtà ad essere perse di vista quando viene a mancare il sommo bene della pace.
Nelle Sacre Scritture vi sono molti riferimenti alla pace come a quella opportunità che apre alla pienezza della vita intesa come benedizione e gioia condivisa. La pace viene percepita come la strada che libera i popoli dalla violenza e dall’isolamento e che dà accesso all’incontro e allo scambio con ogni diversità e alla crescita reciproca. Il profeta Isaia, vissuto circa sette secoli prima di Cristo, ben descrive il cambiamento che la pace produce là dove viene accolta:
«Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (2,4). Anche il semplice suono di queste parole trasmette l’essere-bene che le persone e la natura godono nella trasformazione di ciò che un tempo generava divisione e distruzione ed ora apertura e collaborazione. E fa davvero bene al cuore questa comprensione del vivere come di una possibilità che la vita ci offre di ripartire da ciò che può essere stato occasione di difficoltà e sofferenza verso la ricostruzione di una quotidianità rinnovata nel segno della solidarietà, del perdono, dell’accoglienza, della festa.
Ed è all’Africa che volgiamo lo sguardo, perché è da là che due grandi cammini di trasformazione sociale sono in corso proprio in questi mesi: la Campagna internazionale per l’assegnazione del Nobel per la Pace 2011 alle donne d’Africa e la nascita uffi ciale della Repubblica del Sud Sudan.
Procede spedita verso Oslo la carovana per l’assegnazione del premio Nobel 2011 alle donne d’Africa. Nel Primo Piano di questo numero leggerete del IX convegno organizzato da Chiama l’Africa ad Ancona (21-22 maggio), durante il quale è stato possibile ascoltare le esperienze personali e le più svariate iniziative supportate dalle varie relatrici africane presenti all’evento, sia nei Paesi di origine che in varie parti del Continente. Le analisi serene e profonde delle diffi cili situazioni, il coinvolgimento in prima persona a favore del bene comune, la capacità di catalizzare risposte positive in chi le ascolta… tutto quanto si è condiviso durante il convegno va a rafforzare il leitmotiv della Campagna: l’Africa che cammina merita il Nobel!
Il giorno 9 luglio 2011 ha segnato la nascita del Sud Sudan come 54° Stato africano. Un Paese, per un verso, agli albori della sua identità nazionale nella compagine geopolitica africana, e, nel contempo, una popolazione profondamente segnata da oltre cinquant’anni di sofferenze, ingiustizie, rivalità. La complessità politica, economica e sociale sudsudanese, e i più svariati interessi di tanti, sia nelle aree limitrofe che a migliaia di chilometri di distanza dai suoi confini, non faciliteranno il cammino di questa neo-nata nazione. Noi confi diamo che la medesima volontà di pace sperimentata lungo i difficili anni della guerra e celebrata nel raggiungimento dell’autodeterminazione accompagnerà la società sudsudanese nella costruzione di un futuro nel segno della democrazia.
Ad Ancona ci è stato ricordato che dobbiamo imparare a collaborare di più, e che «premiare l’Africa che cammina con i piedi delle donne» signifi ca anche riconoscere che la pace si costruisce insieme, che l’apatia, lo stereotipo e il pregiudizio possono essere eliminati attraverso una corretta informazione e che la prima forma di cooperazione è quella costruita sulla reciprocità, sull’amicizia, sull’ascolto vicendevole. Il felice traguardo raggiunto dal popolo del Sud Sudan conferma che la pace merita di essere sostenuta a tempo e fuori tempo. Lunga vita all’Africa della pace!
Maria Teresa Ratti è una suora comboniana, direttrice della rivista Combonifem.