Al mare col dubbio: quando torno la mia fabbrica sarà aperta?
29-07-2009Stanno per partire, avanguardie in fila come formiche nelle strade del Sud. Ma la spensieratezza del sole e del mare resta il ricordo degli anni felici. Le previsioni vanno prese con le pinze, eppure la tendenza si riconferma da una voce all’altra: tre vacanzieri su dieci hanno deciso di tornare qualche giorno prima per capire se l’industria, il negozio o il capannone dove sbarcano il lunario riapriranno come riaprivano alla fine di ogni estate. Vendite che precipitano, ordinazioni congelate; anche l’edilizia dal mattone d’oro smagrisce i cantieri. Quante possibilità di trovare i cancelli chiusi per finire nelle armate delle liste di collocamento ? Tre utilitarie su dieci tremano così. Altri numeri raccolgono le previsioni di chi è rimasto a casa,“ fare cassa per l’inverno “, insomma, non dilapidare nelle vacanze le poche risorse messe da parte che è bene conservare non si sa mai cosa succede. Per il momento il 19 per cento ha rimandato il viaggio a settembre. l’incertezza del futuro prossimo é il segno di questo sol leone.
Bisogna dire che multinazionali non si nascondono dietro il sotterfugio del grande esodo. Dipendenti di 2834 aziende hanno saputo a giugno del destino ingrato: fischietti e cartelli presiedono portoni sbarrati. Riversano la disperazione nei microfoni delle Tv locali. Racconti che si somigliano: venti, quindici, dieci anni di dedizione chiusi dalle tre righe di una lettera che annuncia la “ dislocazione “ in posti lontani nei quali è possibile affrontare la concorrenza con paghe da quasi fame a chi è affamato.
Ma se i vacanzieri tirano il freno i posti delle vacanze come sopravvivono ? La macchina del turismo di massa prova ad abbassare i prezzi ma quando le tasche sono vuote anche gli spiccioli sembrano milioni. Gli alberghi 45 euro, tutto compreso, sembrano i più colpiti e quando non lo sono hanno cambiato clientela. Signore mai viste dal guardaroba non banale, tradiscono i vecchi piaceri alla ricerca di mete convenienti. Se la prossima estate la crisi diventa un temporale dimenticato torneranno dove sono sempre state. Resta la nostalgia per le amicizie abbandonate attorno ai tavoli delle chiacchiere discrete, vuoto che è complicato sopportare in sale da pranzo dove si mangia sgomitando nelle file non sempre cortesi degli snacks, voci assordanti, ragazzi in canottiera. Insomma, vita che cambia per tanti, non per tutti. La classe operaia, impiegatizia, piccola borghesia degli insegnanti per nell’estate 2009 rinuncia al paradiso. Appartamentini sovraffollati, letti a castello. Contratti otto- sedici giorni. Si uniscono le forze per non tradire la felicità cominciata negli anni del benessere.
Ma le Tv continuano a cantare come se mare e montagne fossero prese d’assalto da folle sterminate. Folle tedesche rimaste a casa; gli inglesi tornano alla vita di campagna, i giapponesi non hanno i soldi, gli americani neanche a parlarne, se non ci fossero quei russi un pò mafiosi sarebbero guai. L’informazione sull’Italia “ che non va male “ o che “ affronta la crisi con una disinvoltura che il mondo invidia “, ha sede ufficiale nel Telegiornale 4. “ Andiamo in vacanza con gli italiani per capire se l’industria del turismo risente della crisi mondiale…”. Non ne risente a Capri, Forte dei Marmi, Cortina, San Domenico di Taormina prenotato fino a ottobre, Portorotondo è un interminabile sorriso. Il giornalista boy scout fa la voce dura col venditore di aragoste. “ Affari magri ? “. “ Non dovrei dirlo per le tasse, ma quest’anno ho venduto il doppio di l’anno scorso, tre volte di più di due anni fa. Chi arriva in barca non mangia altro “. E nel caffè della piazzetta la bionda alto lombarda quasi si arrabbia: “ Lo sa che per trovare due camere ai miei ragazzi sono diventata matta ? Tutte occupate…”. La crisi non esiste, sinistra disfattista sbugiardata.
Gli ultimi numeri contemplano i primi quindici giorni di luglio: 386 piccole e medie industrie non ce l’hanno fatta, ma il saldo che inquieta è agosto. E chi parte e chi non parte lo sa.