Chissà perché Giuliano Ferrara, che è così bravo, ha accettato di fare da toupet al Tg1 di Minzolini, che è così scarso e pelato. Ma, veramente lo sappiamo il perché: è lo stesso per cui l’altra sera Fede e Feltri facevano coppia in apertura di Tg4 per dire quanto sono fetenti tutti quelli che non vogliono bene a Silvio. La tv, pubblica e privata, è piena di giornalisti pagati da lui, che del resto è un editore. Infatti, lo scandalo non è che abbia tanti dipendenti, ma che i suoi dipendenti facciano finta di essere indipendenti, perfino insubordinati, all’occorrenza. Cosicché non si possa dire che sono solo la Voce del padrone (quando non quella del padrino). Intanto, continua la demolizione della Rai, concentrata su Raitre e Rainews, cioè quel che resta del fu servizio pubblico. Non basta aver cacciato Serena Dandini: sta arrivando la purga, sotto forma di spazi e di orari, per impedire alle due reti di mantenere la loro fisionomia e il loro pubblico. Cosicché non possiamo più svegliarci al mattino con Mineo e scoprire che quello che ci ha detto la sera precedente il Tg1 era falso.
La bella e brava Costamagna non va più “in onda”: anche La7 obbedisce a B?
Luisella Costamagna a Tv talk ha parlato, non senza ironia, del suo allontanamento dal programma ‘In onda’, che aveva contribuito a creare, ma il fatto rimane tutt’ora abbastanza misterioso. Mentre è evidente che l’arrivo al suo posto del vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, è un chiaro atto politico. Anche se, proprio dal Giornale (limpido esempio di excusatio non petita) era partita la notizia, in prima pagina, del siluramento, «non per colpa di Berlusconi». Quando invece lo zampino di Berlusconi non manca mai in nessun evento editoriale, come si rivela anche dall’incredibile vicenda dell’Avanti di Lavitola: una testata gloriosa ridotta a fare da alibi alle porcherie di un clan ben retribuito. Comunque, tornando alla Costamagna, va notato che del suo allontanamento sono state date varie motivazioni, tutte ugualmente ingiuste, ma quella più singolare è la motivazione estetica. La brava giornalista è stata accusata, tra l’altro, di essere troppo bella, mentre tra tanti uomini incapaci, mai nessuno è stato cacciato perché troppo brutto.
Le finte dimissioni del portavoce Zennaro, inventore del tunnel che ha ridicolizzato la ministra Gelmini
Ecco, ora lo conosciamo, il vero autore del tunnel lungo 730 Km, che spara neutrini per la gloria della ministra Gelmini. Si chiama Massimo Zennaro, ha 38 anni e lo abbiamo rivisto (merito del Tg3) durante una puntata di Ballarò, alle spalle della donna che ha licenziato più docenti in tutta la storia d’Italia. Il signor Zennaro si è dimesso da portavoce e siccome tutto si tiene, lui si è tenuto, è ovvio, un’altra carica ben retribuita. Sono i tempi che corrono e che fanno rimpiangere, a noi che non volevamo morire democristiani, i democristiani di una volta. Come l’ex ministro Pisanu che, ospite di Lilli Gruber, ha dimostrato di che pasta erano fatti certi politici di una volta, capaci di spaccare il capello in quattro, senza bisogno di trapanare l’Italia. Ma, tornando a Zennaro, la cosa più rivelatrice dello stile politico berlusconiano non è tanto l’invenzione del tunnel, quanto l’invenzione sfrontata dei 45 milioni di euro investiti. Perché sparare cazzate non basta: bisogna anche sparare cifre circostanziate; tipo gli 8 mafiosi al giorno arrestati da Maroni in prima persona.
Ladri, ruffiani e latitanti: i “socialisti” che piacciono al Benefattore
Prima che arrivasse Lavitola su La7, avevamo già visto cose che per fortuna ci hanno fatto da antidoto. Nell’ordine: l’intervento agroalimentare del leghista Fogliato alla Camera; l’urlo di Scilipoti, sempre alla Camera; il solito gestaccio di Bossi; gli anziani imprenditori delle costruzioni che urlavano contro il ministro Matteoli, senza però che quest’ultimo assumesse atteggiamenti alla Brunetta. Insomma, un po’ del casino (il riferimento a Berlusconi è voluto) che devasta il Paese lo avevamo ancora negli occhi, quando ci siamo sintonizzati su Mentana per ascoltare il latitante (ma vedrete che presto sarà promosso esule) Lavitola raccontare la sua versione dei fatti. E qui abbiamo dovuto ammirare la capacità di parlare senza dire niente. Cosicché tutto quello che abbiamo potuto capire noi profani è come certi «socialisti» entrino ed escano da aziende e aerei di stato, ministeri, banche, stati esteri, sempre ben forniti di soldi. Soldi che si possono permettere di prestare a Berlusconi perché faccia il benefattore dei suoi ruffiani. E poi dicono che il mondo è cattivo.
La Chiesa cattolica è sempre in ritardo: sulla scienza, sul “puttaniere”, sul pagamento dell’Ici…
Certo, la forma è sostanza e il lessico usato dal cardinal Bagnasco per deplorare Berlusconi è più che sostanzioso. Anche se i berluscloni hanno detto, come altre volte, che la Chiesa parla per tutti e non per uno solo. Il monito non poteva essere più chiaro, limpido e anche politico, visto che, come abbiamo sentito e risentito nei tg, il capo dei vescovi italiani ha citato espressamente la Costituzione. Non ha parlato di peccati, ma di «comportamenti licenziosi, tristi e vacui, relazioni improprie difficilmente compatibili col decoro delle istituzioni, che ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune». Non si poteva dire meglio, anche se il giudizio era già stato espresso, magari in linguaggio meno alto, dall’opposizione, dagli industriali, dal senso comune e da chiunque al mondo abbia sentito parlare di Berlusconi. Buona ultima arriva la gerarchia cattolica, ma arriva. Del resto, non sono passati ancora 300 anni, come prima di ammettere che aveva ragione Galileo a dire che la Terra gira attorno al Sole e tutto nel mondo è matematica. Anche la Borsa, le elezioni e l’Ici della Chiesa.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.