Inguardabile, come sempre, la programmazione della notte di San Silvestro, tra finta allegria di conduttori surgelati in piazza e vera volgarità delle solite scosciate in interni. A chi si fosse sintonizzato solo nei minuti del trapasso tra il 2010 e il 2011 giusto per controllare l’orario, toccava la dura scelta tra Raiuno e Canale 5, difficilissima da fare, se non fosse che, agli ultimi secondi, la prima rete Rai ha giocato il suo asso vincente per sbaragliare la concorrenza nella gara del peggio. Infatti, proprio allo scoccare dell’anno, sono apparsi in video il sindaco di Rimini (città che ospitava il trascurabile evento all’aperto) e l’infiltrato sindaco di Roma Gianni Alemanno, ultimo, anzi infimo erede di Giulio Cesare. Il quale Alemanno è stato invitato a mostrarsi sorridente al veglione televisivo, forse nell’intento di far dimenticare la trucida parentopoli, (peggiorata in fascistopoli) in cui è immerso. Come se il video fosse un lavacro in grado di cancellare ogni misfatto.
Fuori Minzolini dalla Rai (1)
Anche limitandosi al solo campo della programmazione televisiva, troppi sarebbero gli elementi di cui vorremmo che il 2011 ci liberasse. A partire da Augusto Minzolini, che ha fatto proprio l’impossibile per rendersi nocivo alla Rai e al Paese tutto. Il suo servilismo nei confronti del governo ha superato i vertici dell’insopportabilità, come dimostra il calo di pubblico. La sua gestione delle risorse professionali interne è stata perfino sanzionata dai magistrati; ma quelli, si sa, essendo antiberlusconiani per definizione, sono antiminzoliniani di rimbalzo. Comunque, perfino gli avversari più antipatizzanti (ai quali ci onoriamo di appartenere), potrebbero perdonargli qualcosa (pure le note spesa esagerate) di fronte a una minima prova di professionalità. Invece, dato a Cesare quello che non è di Cesare (l’evidenza delle notizie), Minzolini ha iscritto il suo nome nella storia del Tg1 solo per la quantità mai vista di cazzate trasmesse. Perciò ci auguriamo di farne a meno.
Fuori Minzolini dalla Rai (2)
Dunque, per il giudice, Tiziana Ferrario deve essere reintegrata alla conduzione del Tg1. Ma, più della sentenza, conta la motivazione, secondo la quale la giornalista è stata estromessa dal video per motivi politici. Il suo linciaggio professionale è stato deciso dal direttore Minzolini per «ringiovanire» la testata. Anche se poi è stato promosso Francesco Giorgino, che appartiene al pleistocene del giornalismo. Mentre lo stesso Minzolini ha fatto regredire il notiziario a un impasto di berlusconismo e fuffa, provocando il calo negli ascolti e la disaffezione da parte degli spettatori, come rivelano tutti i sondaggi. E, se ci pensate, è perfino strano che gli italiani non siano felici di guardare un tg che allevia tutte le loro pene, facendo credere che le montagne di «monnezza» spariscono da un giorno all’altro, la stangata non incombe sulle famiglie e i pastori sardi non vengono malmenati e segregati, in esecuzione dell’editto Gasparri sulle manifestazioni.
Povero Belpietro, guastatore in servizio permanente
Sotto la melassa delle feste di Natale si nasconde il sadismo dei programmatori televisivi, tutti comunisti, ex comunisti o futuri comunisti. Infatti, mentre nei vari show si fa beneficienza per rievocare la nascita di Gesù (notoriamente comunista pure lui), si sospende dalle prestazioni in video il povero Maurizio Belpietro, con il suo carico di urla e contumelie, sempre condite dal simpatico sorriso. Cosicché il poveretto, per non interrompere la sua missione di guastatore alieno sulla Terra, è costretto a spararle talmente grosse per iscritto, da costringere i colleghi dei giornali e dei tg a intervistarlo. E tutto ciò al nobile scopo di restare al centro del vortice di fango che tiene a galla il governo Berlusconi. Mantenendo così viva la memoria del socialista Formica, noto per la straordinaria capacità di sintesi, che definiva la politica «sangue e merda». Ma erano ancora i tempi delle ideologie e dei valori che hanno reso Berlusconi così ricco e impunito com’è.
Montecitorio luogo del delitto (con Vespa maggiordomo)
La maggior parte dei telefilm gialli comincia con il ritrovamento di un cadavere di donna. Da quando poi è in voga il genere “CSI”, è probabile che quel cadavere venga pure fatto a pezzi sotto i nostri occhi. Segno del maschilismo degli sceneggiatori? Purtroppo no: è segno piuttosto del maschilismo degli assassini, che anche nella realtà preferiscono accanirsi sulle donne, meglio se giovani, o addirittura bambine. Nei telefilm, almeno, il colpevole viene sempre scoperto, mentre nella realtà spesso se la cava, nonostante l’accanimento giornalistico di Bruno Vespa e i suoi modellini in legno del luogo del delitto. Quasi sempre, per non complicare la vita a Vespa, si tratta di una villetta isolata, ma, di recente, il sommo giornalista ha portato in studio pure il modellino della Camera dei deputati, luogo del delitto di fiducia nei confronti di Berlusconi. Il cui nome, puntualmente urlato in apertura del Tg1, anche sotto Natale, non ha smesso di ricordarci in che brutto mondo viviamo.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.