Usa – Carlo Parlanti, project manager informatico, viene arrestato il 5 luglio 2004 in Germania e da qui estradato negli Stati Uniti nel 2005. Attualmente è detenuto nella prigione di Avenal CA, con l’accusa di sequestro di persona, violenza sessuale e domestica nei confronti della sua ex convivente Rebecca McKay White. Parlanti affronta un processo di primo grado nel dicembre 2005 che lo condanna, nonostante la mancanza di elementi accusatori credibili, l’inattendibilità della presunta vittima e la presentazione al dibattito di evidenti prove della sua innocenza, (foto false, diari falsi etc.) a 9 anni di reclusione. Parlanti è affetto da una grave forma di sciatalgia, di piorrea e asma nel corso del suo stato detentivo ha contratto l’epatite C e gli è stato diagnosticato un sospetto cancro al polmone: secondo i medici californiani, avrebbe dovuto subire un operazione di asporto di parte di esso per verificarne la reale natura. Dopo il rifiuto di operarlo e le conseguenti proteste arrivate da associazioni e famigliari, fortunatamente la malattia è stata scongiurata, anche se ancora non è stata chiarita la reale problematica infettiva al polmone.
Spagna – Simone Righi, arrestato il 7 ottobre 2007 a Cadiz Spagna, a seguito di una manifestazione organizzata da un’associazione animalista della zona, per chiedere la chiusura anticipata del canile nel quale sono stati uccisi i suoi 3 cani, durante il quale è stato fermato e brutalmente picchiato dalle forze dell’ordine sulla base di una dichiarazione della guardia del corpo del sindaco “ho pensato che il Righi stesse pensando di attentare al sindaco!”. Righi fu accusato di attentato alle autorità, resistenza a pubblico ufficiale, disordine pubblico, rischiando 6 anni di carcere. Attualmente è stato liberato su cauzione e oggi vorrebbe dimenticare questa brutta esperienza.
Da questi due casi è nata l’associazione “Prigionieri del Silenzio”, che dal 2008 si occupa degli italiani detenuti all’estero. I nostri connazionali detenuti oltre confine sono circa 3000. Vicende pressoché sconosciute che in alcuni casi si sono risolte positivamente, anche di recente. Angelo Falcone e Simone Nobili, per esempio, detenuti in India con l’accusa di narcotraffico e condannati a 10 anni di reclusione, sono stati scagionati la primavera scorsa ed ora sono tornati in Italia. La maggior parte di coloro che hanno vissuto queste esperienze preferiscono rinchiudersi nel silenzio. In altri casi, come quello di Carlo Parlanti o Giuseppe Ammirabile, sarebbe un crimine tacere e dimenticare.
È giunto il momento di rompere quel muro di gomma che circonda i nostri “Prigionieri del silenzio”. Dobbiamo portare alla luce quelli che sono i reali motivi per cui molti nostri connazionali, vedi i casi “Ammirabile”, “Nardini”, “R.E.” (per ragioni di privacy non rendiamo pubblico il nome), “Parlanti”, e molti altri, si ritrovano da soli, rinchiusi in una cella, lontani dalle loro famiglie, dalle loro case, dalla loro patria. Spesso infatti questi motivi sono riconducibili a vere e proprie truffe: atti illegali come falsificazione di documenti e di prove. E questo, gli stati esteri dove caso per caso sono imprigionati i nostri connazionali, non lo vedono. O forse non lo vogliono vedere. Come abitanti di un paese civile, la nostra amata Italia, da sempre culla della civiltà, abbiamo l’obbligo di denunciare questi soprusi, abbiamo il dovere di far aprire gli occhi a questi Governi che non mettono in atto una giusta giustizia.
In realtà però, non tutti riescono a tirare fuori il coraggio per condannare queste angherie, in primis il Governo Italiano, più volte chiamato come alleato nella nostra lotta contro le vessazioni che colpiscono i nostri connazionali all’estero, Italiani nel mondo, chiamate che non hanno mai avuto delle risposte concrete. Sappiamo però di non essere soli in questa battaglia. Sappiamo che le nostre grida d’aiuto saranno accolte dai molti che come noi hanno sete di giustizia.
Già ora, molti illustri personaggi della scena italiana hanno cercato, con la loro professionalità e voglia di verità, di aiutarci. A tal proposito vorremmo sottolineare l’operato del dott. Vittorio Zingales e il prof. Paolo Signorelli che hanno denunciato una truffa ai danni della Social Security Americana, in cui era coinvolto anche un esimio medico, il neurologo Neal L. Pugach della Neurological Associates of Hampton Roads in Chesapeake, Virginia. Ricordiamo che il reato federale in questione, cioè la truffa ai danni di un’assicurazione, e quindi l’impossessarsi illecitamente di soldi che escono dalle tasche dei contribuenti americani, soldi che erano destinati ad aiutare delle vere disabili vittime di crimini, è punibile persino con la detenzione, come riporta il link http://www.prisonersofsilence.org/public/Complaint.pdf . A seguito di questa denuncia, che rappresenta un atto di coraggio e di voglia di giustizia da parte dei nostri due connazionali, la giornalista Antonella Ricciardi ha scritto e pubblicato un articolo, http://www.antonellaricciardi.it/articoli.asp?id=106 , tradotto anche in lingua inglese e pubblicato sul News Blaize. L’articolo, per il tema trattato, ha suscitato notevole perplessità e vari punti di riflessioni per quanti lo hanno letto. Il polverone sollevato dopo la pubblicazione del pezzo della Ricciardi ha attirato l’attenzione della Social Security Americana, la quale, ci giunge notizia dell’agente in carica dell’ufficio investigativo, il signor Rod Owens, sta riesaminando il caso, facendo le giuste valutazioni sulla validità dei documenti e delle prove, riservandosi di farci pervenire una risposta entro tre settimane, sulla possibilità o meno di aprire un investigazione.
Dobbiamo fare qualunque cosa, affinché questa vicenda, assieme a tante altre, non venga insabbiata. L’invito è anche a prendere esempio dall’operato del dott. Vittorio Zingales e del prof. Paolo Signorelli e di tutti coloro che hanno dato ascolto alla nostra richiesta d’aiuto, nel continuare a chiedere, anzi, a pretendere chiarezza su questi episodi e a denunciare qualsiasi sopruso che possa essere rilevato dalla riesamina dei documenti riguardanti i processi che vedono coinvolti i nostri connazionali all’estero. Sappiate che il vostro aiuto è un’arma preziosa per arrivare alla verità ed avere finalmente giustizia.
Katia Anedda è presidente dell'associazione “Prigionieri del Silenzio”, costituita a Ferrara nel 2008 (ora l’associazione ha sede a Milano) per divulgare i casi di Carlo Parlanti e Simone Righi, italiani ingiustamente detenuti all'estero. Katia Anedda è la compagna di Carlo Parlanti. Prigionieri del Silenzio è attualmente l’unica associazione non a scopo di lucro dedicata al tema dei detenuti italiani all’estero e soprattutto ai loro famigliari, che si trovano ad affrontare grandi difficoltà legali, finanziarie e morali di fronte ad un stato sociale di completa disinformazione e difficile esposizione.