Mi chiamo Ida russo. Ho 27 anni e dopo 15 anni riesco a raccontare la mia storia. Sono nativa di Scampia, precisamente rione don Guanella. All’età di 12 anni ho subito violenze sessuali da mio padre di 65 anni. Essendo che non volevo, mi legava al letto, le mani bloccata dai foulard, le gambe con le cinture dei pantaloni e al bacino (per non farmi muovere) usava la fune di spago, che quando mi muovevo per liberarmi mi segava la pelle e mi usciva il sangue.
Mi teneva legata e imbavagliata, sempre reclusa in casa (che era un sottoscala) senza mai uscire. Non avevo nessuno e non conoscevo nessuno. Per ben 10 anni ho visto solo il suo volto (che io chiamavo il mostro). A lui si associarono anche dei suoi amici, vecchi, malati e violenti come lui, che mi facevano suprusi, prima il mostro e poi i suoi compagni.
Forse sono state le lacrime che ho versato per tanto tempo a Dio dicendo: dove sei? Perché mi abbandoni? Io pure sono figlia tua. Non mi senti? Poi un giorno il mostro si sentì male ed ebbe un infarto. Mi dovette sciogliere le mani e la bocca (ero sempre imbavagliata), chiamare un aiuto per lui. Cosi mi liberò, aprii la porta e scappai e lo lasciai lì a terra. Scappai senza sapere dove andare, iniziai a correre, correre, correre piangendo.
Mi fermò un bel ragazzo (credevo fosse un angelo). Fu molto gentile, mi portò a casa sua, mi diede da mangiare, i vestiti, mi seppe ascoltare con tanto amore. Stavo bene. Io che non avevo mai avuto nulla ora avevo tutto. Era avvenuto il miracolo, stavo vivendo la mia favola. Dopo 7 giorni la favola svanì, questo ragazzo mi dava delle pasticche dicendomi che era la medicina per farmi stare bene.
Mi disse che dovevo lavorare per vivere. Me lo disse con dolcezza e io accettai non sapendo di cosa si trattasse. Mi spiego che lui c’era sempre vicino a me, mi proteggeva e io non dovevo avere paura. L’11 settembre 2001 mi preparò lui con una minigonna, un top e tutta truccata mi accompagnò su una stradina della circonvallazione,tra Mugnano e Giugliano, e mi convinse dicendomi che avrei trovato anche delle ragazze con cui poter fare amicizia. Non sapevo a cosa stavo andando incontro.
Prima di farmi scendere mi spiegò cosa dovevo fare. Io iniziai a strillare e a piangere e lui mi diede due schiaffi e mi ruppe le labbra. Poi mi minacciò e mi fece scendere dicendomi che mi guardava da lontano e guai a me se non avessi fatto ciò che dovevo fare. Cioè prostituirmi. A quella sera ne seguirono altre per ben 5 anni. Anche se io non volevo, mi picchiava, mi drogava, mi spegneva i mozziconi delle sigarette sulla pelle bruciandomi. Pooi continuava con le torture a cui partecipava anche un suo amico. Così diventarono due.
Il 7 aprile 2006 scappai da quell’inferno e mi ritrovai non so come a Scampia all’opera di don Guanella, il cosiddetto collegio. Entrai in chiesa e piangendo e pregando mi si avvicinò un prete che mi diede tanto coraggio, tanto amore fraterno preso dalle parole di Gesù. Gli raccontai tutto di mio padre (che poi seppi che con quell’infarto era morto).
Grazie al questo sacerdote, don Aniello Manganiello, mi accolse nella sua chiesa e mi fece rifugiare dalle suore. Grazie a don Aniello e grazie a Ciro Corona, un ragazzo di Scampia che lotta per la legalità, un ragazzo molto umile e umano e sensibile. Grazie di nuovo a loro ho avuto la forza e il coraggio attraverso la loro protezione di denunciare i miei soprusi, le violenze e i miei sfruttatori (magnacci, papponi).
Ora sono in carcere con la pena giusta per loro datagli dalla giustizia. Grazie a tutti voi che adesso sapete la mia storia.