L’apertura del Tg1, prevista per Berlusconi, è andata al disastro aereo che ha falcidiato il governo polacco. Ormai, ci vuole una catastrofe per impedire a Minzolini di prosternarsi a qualunque dichiarazione del capo. Il quale comunque ha ripetuto che il declino dell’Italia è un’invenzione dei menagramo di sinistra e dei giornali (compresi quelli di destra e di sua proprietà). E anche la signora Marcegaglia, che pure non soffre la fame a causa della crisi, è complice della sinistra e della stampa, perché ha sostenuto che, invece, il declino c’è. Ma figurarsi se il Tg1 si sogna di far notare la contraddizione. Quanto poi al presidenzialismo alla francese, è noto che precari e disoccupati non ci dormono la notte, ansiosi come sono di dotare Berlusconi di qualche piccolo potere. Lui infatti urla che non ne ha nessuno, nessuno, nessuno. E in più gli tocca passare le serate con Bossi (padre e figlio) e Calderoli. Fossimo in lui, ci dimetteremmo.
Ravello, Barbie dai capelli tinti, sottosegretario dipartimento nervi tesi
Triturati e assordati dalla voce della sottosegretaria Ravetto, che era ospite a “Ballarò”, ci stavamo chiedendo ancora una volta come mai tanti e tante del Pdl siano così sgradevoli e striduli, quando siamo incappati, per fortuna, in Parla con me. Dove era ospite, invece, il teologo Vito Mancuso, dalla bella voce pacata, una voce che pensa. Comunque, lo studioso di teologia, che si è definito laico, ha detto una cosa chiara e semplice sullo scandalo interno alla Chiesa: «I pedofili sono criminali e come tali vanno affidati alla giustizia». Un concetto che chiunque può capire e condividere, credente o ateo. Mentre purtroppo non risultano altrettanto limpide le dichiarazioni recenti di varie autorità ecclesiastiche, che hanno messo in campo riferimenti privi di pietà nei confronti delle vittime e suonati scandalosi all’esterno. Quasi che, dopo la morte di papa Wojtyla, il Vaticano facesse sempre più fatica a comunicare con il resto del mondo (e figurarsi con Dio).
Quando sente parlare di cultura, la Lega mette mano alla pistola
Si parla solo della Lega, nei dibattiti tv. A parte Vespa che, nella serata di Pasquetta, si è dedicato ai miracoli, uno dei tre pilastri di Porta a Porta. Il primo, appunto, sono le piaghe risanate. Il secondo le villette insanguinate e il terzo è il berlusconismo. Ma, tornando alla Lega, se n’è occupato anche l'”Infedele”, dove sono state esposte, se non le ragioni profonde, le modalità del successo leghista. Presente il sindaco di Verona, Tosi, che è stato condannato per incitamento all’odio razziale, ma nega di essere xenofobo. Perché, è chiaro, l’odio razziale non è xenofobia (semmai è peggio). Comunque, Tosi ha ripetuto le solite padanate e il solito odio (anche questo razziale) verso la sinistra e gli intellettuali. Perché anche la Lega, ormai, quando sente parlare di cultura, mette mano alla pistola. In preparazione dei grandi roghi di libri, infatti, Calderoli ha messo in scena il rogo delle leggi, che è stato molto gradito da Berlusconi e, pare, da Totò Riina.
Perché Tremonti non fa un salto all’Asinara?
Puntata di “Annozero” più sorniona del solito, che ha lasciato comunque capire alcune cose nel mucchio. Anzitutto che Tremonti è il meno scomposto dei ministri del governo Berlusconi, nonostante le sue scomposte concessioni al leghismo nei comizi. Resta un uomo capace di fare qualche segnale di fumo anche a chi non la pensa come lui. Per esempio, quando ha parlato del federalismo fiscale, si è ben guardato dal giurare che risolverà tutti i problemi e non ci costerà proprio niente. Mentre il professor Luca Ricolfi (che ci è abbastanza antipatico, da quando ha sostenuto che la sinistra è antipatica), dopo essersi detto favorevole, ha ventilato che il famigerato federalismo possa essere la botta definitiva per il Paese (e pensa se fosse stato contrario…). Tremonti poi, agli operai sardi che da mesi difendono il loro lavoro occupando l’Asinara, ha risposto di non sapere niente della loro crisi. Una verità scandalosa o una bugia ancora più scandalosa.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.