Berenson dimenticato: ha inventato la critica dell’arte moderna, ma i grandi allievi fingono di non conoscerlo
26-10-2009
di
Francesco Smeraldi
Il 6 ottobre 1959 moriva all’età di 94 anni Bernard Berenson nella sua villa I Tatti, casa fiorentina che prende il nome dalla teoria critica che insieme alla distinzione tra valori decorativi e valori illustrativi nella pittura, costituisce il fondamento della storia dell’arte moderna. Fu l’Isaia, ” il Giovanni Battista “, il Gesù di Nazareth della storia dell’arte in età moderna. Formò i seguenti storici: Lionello Venturi, Carla Offner, Roger Fry , John Pope Hennessy, Kenneth Clark, Giuseppe Fiocco, Roberto Longhi, Luisa Vertova, Federico Zeri e attraverso loro infiniti altri storici. Nessuno di questi studiosi ancora in vita ha partecipato al convegno che si è tenuto pochi giorni fa ai Tatti.
Senza Bernard Berenson la storia della pittura fiorentina e soprattutto veneziana non sarebbero quello che sono. Fu l’ultimo dei grandi umanisti d’Europa, lui che era nato in un misero shetl della Lituania. Non c’è stato un solo quotidiano italiano che abbia ricordato questo anniversario. Grazie Italia, grande, riconoscente, memore.
Francesco Smeraldi, veneziano, pubblica poesie in Italia e a Parigi. Giuseppe Ungaretti le aveva presentate al premio Viareggio. Ha lasciato la poesia per dedicarsi all'attribuzionismo della pittura del Quattocento e del Cinquecento.