Come nel gioco delle tre tavolette, Alfano-Berlusconi incantano con la pistola puntata del Processo Breve nella finzione che nasconde il "Legittimo Impedimento". Rimandare e dimenticare. Come se una banda di rapinatori minacciasse di uccidere gli ostaggi per ottenere la fuga con bottino sull'aereo messo a disposizione dall’opinione pubblica. È già successo nel Conflitto di Interessi: chi ha il coraggio di parlarne ancora?
Norberto LENZI – Berlusconi-Mandrake: dietro la maschera del processo breve nascondeva il “legittimo” impedimento
25-01-2010I giuochi sembrano fatti anche questa volta. Pare incredibile che chi di dovere non ne abbia ancora la percezione. Eppure lo schema d’azione è lo stesso che due anni fa ha mandato in goal il lodo Alfano. Schema efficace e collaudato. D’altra parte, come si dice, squadra che vince non si cambia. Purtroppo da noi non si cambia nemmeno la squadra che perde.
Dovrebbe essere evidente che il processo breve è solo una pistola puntata che ha lo scopo di far ottenere via libera al legittimo impedimento. Questo fallimentare risultato verrà ancora una volta presentato come “il male minore” e le opposizioni si dichiareranno moderatamente soddisfatte per avere impedito lo sfascio della giustizia. Una sconfitta presentata come una vittoria.
Sarebbe come se una banda di rapinatori minacciasse di uccidere gli ostaggi se non viene loro consentita la fuga con il bottino con un aereo messo a loro disposizione. Nell’esempio proposto si immagina che i delinquenti si rifugerebbero in qualche recondito angolo del mondo (da latitanti o da esuli, secondo il grado) per godersi il denaro rubato. Mai però verrebbero richiamati per sedersi con i poliziotti al tavolo della riforma della giustizia, come invece avverrà da noi.
Ma che cos’è infine questo legittimo impedimento che si vuole introdurre? Una truffa terminologica diretta ad una procurata evasione dal processo. Perché l’istituto esiste già: chi, difensore o imputato, il giorno della udienza non può comparire per un valido motivo ottiene sempre il rinvio. Ci sono poi, come nella fattoria orwelliana, imputati che sono più impediti degli altri.
Quando Previti, che aveva il record dell’assenteismo parlamentare, per procurarsi fittizi impedimenti si trasformò in deputato stakanovista (infilandosi in tutte le commissioni possibili per non far mancare il suo prezioso contributo nel dibattito sul pericolo di estinzione del picchio rosso in Val Brembana o sui danni della peronospora nell’astigiano), la Corte Costituzionale regolamentò il conflitto tra impegni parlamentari e giudiziari in termini estremamente generosi per i politici.
Ma questo non è bastato. Oggi si dice che l’impegno politico è sempre e comunque ostativo alla presentazione in giudizio. Questa è cosa nuova e diversa. È un po’ come quella che i giuristi latini chiamavano presunzione juris et de jure, che non ammette prova contraria. Berlusconi, per esempio, potrà visitare altre 22 volte i terremotati o essere visitato tutte le volte che vuole da personcine con trucco leggero e nessun giudice gli potrà più dire: almeno una volta vieni da me.
Cosa ci sia di legittimo in questo non è dato comprendere. O l’impedimento c’è e allora si valuterà (anche in termini di estrema benevolenza) se è legittimo o pretestuoso, oppure l’impedimento non c’è e allora non esiste motivo per sottrarsi al giudizio. Berlusconi è stato sottoposto a tanti processi (un po’ meno di quelli che lui dice) che hanno comportato forse centinaia di udienze, ma, a quanto ricordo, si è presentato in aula solo un paio di volte. Però non ha mai allegato impedimenti, lasciando gestire i processi dai suoi avvocati.
Questo cambio di strategia ha tempi relativamente recenti. E non perché non fosse pagante, ma perché pareva opportuno attendere un ulteriore deterioramento del clima di legalità, che si è puntualmente verificato. Quello che qualche anno fa sarebbe apparso impresentabile oggi è diventato arrogantemente proponibile.
Accade un po’ come per il conflitto d’interessi. Un tempo sul tema ci fu un dibattito, anche acceso. Oggi chi lo ripropone si sente rispondere: ma questa è cosa di 15 anni fa.
Anche nel 1935 se si fosse chiesto perché il partito socialista e quello popolare non potevano presentarsi alle elezioni avremmo avuto la stessa risposta. Ma allora c’era una dittatura.
Norberto Lenzi, magistrato in pensione. Pretore a San Donà di Piave e a Bologna fino all'abolizione delle Preture (1998), è stato giudice unico del Tribunale e consigliere della Corte di Appello di Bologna.