Brunetta: via i fannulloni. La prima volta ha tuonato da Venezia. E chi decide chi sono i fannulloni? Non importa, ma nell’ultimo giorno di campagna elettorale Brunetta, dopo un’altra lussuosa cena sempre nell’albergo veneziano dei Benetton (ma se i veneziani sono 4 gatti chi sarà riuscito a invitare?) ha ripetuto con forza la formula magica. Sgomento di un noto appassionato e competente musicologo veneziano: se Brunetta diventava sindaco di Venezia, diventava automaticamente presidente del teatro la Fenice e si sa che cosa Brunetta abbia detto tempo fa dei teatri lirici: baracconi mantenuti dallo Stato. I musicisti? Parassiti. Ma gli è andata male, per fortuna. Perché già la Fenice é in crisi economica come tutti gli enti lirici italiani ed ha dovuto adattarsi a liberare la platea e affittarla per le mega cene nuziali della nuora di Pinault (proprio nei giorni del terremoto in Abruzzo, ma si sa Salma è “Salma”) o di qualche riccone americano (un docente del Conservatorio: ma ti pare che si possa ridurre la Fenice a una rosticceria?) ma la piaggeria peggiore è che l’arredamento dei tavoli si adegua alla nazionalità degli ospiti: quindi i colori della bandiera francese o i colori della bandiera americana.
Pietoso. Un lavoratore della Fenice della vecchia guardia: la cosa più triste è che il sovrintendente Giampaolo Vianello (in lotta perenne con le maestranze del teatro) non abbia mai pensato di fare una mostra su Strawinskij, come dimenticare la prima della carriera del Libertino con testo di Auden proprio qui in questo teatro? Oppure una mostra su due grandi veneziani come Malipiero e Maderna? Non c’è la memoria storica e faccio un esempio: che cosa è stata la collaborazione tra Fenice e la Biennale? Grandiosa: il grande Bussotti è il primo che mi viene in mente, il grande Ammannati. Insomma già il sovrintendente non ha idee culturali, figurarsi se dovesse arrivare Brunetta. Roba che ci chiudono il teatro e che ci tolgono i pochi fondi che ci danno. Roba che i musicisti si troveranno disoccupati.
Nel frattempo molti veneziani vengono raggiunti sul cellulare da misteriosi messaggi del partito dell’amore: grazie della tua collaborazion. Eh? Ma i problemi di Venezia, la più fragile della città, sono enormi, un’acqua alta sempe più alta ha reso la vita dei veneziani sempre più difficile e un ingegnere veneziano, già amministratore delegato di una società notissima, ha la sua spiegazione: “a forza di scavare il canale dei petroli il mare sta entrando con sempre più forza nella città, nel silenzio incomprensibile dei noti ambientalisti come Bettin e compagnia”. Poi i dubbi sulla famosa sublagunare deleteria per l’equilibrio della laguna, per non parlare del mostruoso Mose che nessuno ha ancora capito se sia la salvezza o se i veneziani faranno la fine del “sorse”.
Proprio in questi giorni la bella proprietaria di un noto albergo veneziano ha lanciato un anatema contro gli amministratori di Venezia: Venezia vive di rendita, in tutti questi anni a parte la Biennale che riempie gli alberghi solo all’inaugurazione i musei civici non sono riusciti a fare una mostra, la fanno a Castefranco su Giorgione e a Conegliano su Cima, ma non sono capaci di farla a Venezia e il turista dove va? Le rispondono alcuni ristoratori: noi facciamo del nostro meglio, ma i turisti dovrebbero trovare, oltre alle mostre, locali notturni e una città accogliente e gentile. Arrigo Cipriani (vota Lega e va in giro in giacca e pantaloni verde squillante perché non ci siano dubbi): la città è in mano a un turismo di bassa lega. Strano, non era proprio lui che aveva detto: i ragazzi squattrinati di oggi sono i futuri clienti di domani?
Intanto l’affascinante Massimo Cacciari lascia una città confusa: da una parte il desiderio di un cambiamento netto (non si perdona al sindaco uscente il suo terzo fiacchissimo mandato, con malcelato fastidio per i suoi concittadini, la città trasandata, l’invasione degli accattoni in ogni angolo della città e l’occhio di riguardo di Cacciari per Mestre che, secondo lui, è il cuore di Venezia!), dall’altra il terrore di una giunta PDL/Lega con un regime poliziesco (è nota l’acerrima e non ancora sopita battaglia leghista contro la decisione di Cacciari di dotare i Sinti di un villaggio alle porte di Venezia). E poi si assiste disorientati a cambiamenti repentini di ideologie politiche, nuore di “contesse rosse” sempre state di sinistra, ora in lista con Brunetta, signore bene che fino a ieri esibivano il Manifesto improvvisamente inneggianti a Brunetta, avvocati che scrivono sui giornali locali odi a Brunetta. Il rivale di Brunetta, avvocato Giorgio Orsoni: nessuno nega la sua ammirevole onestà e competenza amministrativa, ma gli si rimprovera di non saper scegliere, di tentennare caratterialmente e si trema già, qualora dovesse vincere, su chi mai potrebbe nominare come suo vice e come assessori. Però una progetto serio l’ha già dichiarato: alla cultura ci penso io, cioè quello che tutti si aspettavano dal coltissimo Cacciari e che Cacciari ha disatteso.
Margherita Smeraldi, veneziana, famiglia sefardita originaria di Salonicco, il nonno è stato il più importante presidente dei cantieri di Trieste e Monfalcone e il bisnonno materno il fondatore e proprietario de "Il Gazzettino". Ha lavorato per molti anni in un'agenzia giornalistica romana per approdare, felice, tra le braccia intelligenti di Domani/Arcoiris