Scopelliti ha di recente ammesso, in un interrogatorio dinanzi al pm della Dda di Reggio Giuseppe Lombardo, di conoscere ed aver frequentato Antonino Fiume, killer della potente cosca De Stefano. «Conosco Giuseppe Scopelliti, in quanto ho appoggiato politicamente lo stesso». È la frase pronunciata dal pentito Nino Fiume, l’ex killer dei De Stefano che aveva dichiarato in aula di aver sostenuto il sindaco nelle varie campagne elettorali. Scopelliti, interrogato dal pm ha dichiarato: «Conosco Fiume. Come tutti i ragazzi di questa città, negli anni ottanta frequentavo l’unica discoteca che c’era a Reggio, il Papirus. Era un gruppo ampio ma sempre circoscritto. Ci si conosceva un po’ tutti. È stata una frequentazione estiva e casuale. Lo ricordo perché era tra quei ragazzi con cui ci si salutava e si scambiava qualche battuta. Non c’è stata nessuna frequentazione. Attraverso i giornali ho appreso che lui era vicino ai De Stefano e che era legato alla figlia di Paolo De Stefano. Mai parlato di politica con Fiume. Ho appreso dai giornali che faceva campagna elettorale per me».
A detta di Scopelliti, quindi, i suoi rapporti con Fiume si sarebbero fermati agli anni ‘80 quando erano circoscritti alla discoteca. E se da una parte ha sostenuto di non aver mai discusso con Fiume di politica, dall’altra ha affermato che, «probabilmente, è stato uno di quelli che diceva di votarmi». Come avrebbe fatto Fiume a comunicare il suo sostegno a Scopelliti se non lo ha mai visto in epoche successive alle serate del Papirus? È la domanda con cui il pm Lombardo ha sottolineato la contraddittorietà del discorso di Scopelliti che si è limitato a rispondere: «L’ho incontrato per caso in discoteca. Pino Scaramuzzino lo conosco per gli stessi motivi di Fiume con la differenza che lui è un operatore turistico della città. È il proprietario dell’Oasi. Qualche volta ho parlato di politica con Scaramuzzino nel 1995-1996. Credo siamo amici, li ho visti soltanto nella circostanza del locale».
VI CONVINCONO LE DICHIARAZIONI CONTRADDITTORIE DI SCOPELLITI? A me no!
Come avrebbe fatto Fiume a comunicare il suo sostegno a Scopelliti se non lo ha mai visto in epoche successive alle serate del Papirus? È la domanda con cui il pm Lombardo ha sottolineato la contraddittorietà del discorso di Scopelliti che si è limitato a rispondere: «L’ho incontrato per caso in discoteca. Pino Scaramuzzino lo conosco per gli stessi motivi di Fiume con la differenza che lui è un operatore turistico della città. È il proprietario dell’Oasi. Qualche volta ho parlato di politica con Scaramuzzino nel 1995-1996. Credo siamo amici, li ho visti soltanto nella circostanza del locale».
VI CONVINCONO LE DICHIARAZIONI CONTRADDITTORIE DI SCOPELLITI? A me no!Come avrebbe fatto Fiume a comunicare il suo sostegno a Scopelliti se non lo ha mai visto in epoche successive alla serata del Papirus? È la domanda con cui il pm Lombardo ha sottolineato la contraddittorietà del discorso di Scopelliti che si è limitato a rispondere : «L’ho incontrato per caso in discoteca. Pino Scaramuzzino lo conosco per gli stessi motivi di Fiume con la differenza che lui è un operatore turistico della città. È il proprietario dell’Oasi. Qualche volta ho parlato di politica con Scaramuzzino nel 1995-1996. Credo siamo amici, li ho visti soltanto nella circostanza del locale».
(Su questo si veda Gazzetta del Sud, Calabria Ora e Il Quotidiano del 25 novembre 2009)
Scopelliti, inoltre, quale sindaco di Reggio Calabria, è stato condannato nel novembre 2009 dalla Corte dei Conti a risarcire l’erario per 1.300.000 euro, in solido con un tecnico comunale, per via di una ex fabbrica per la lavorazione degli agrumi, “Italcitrus”, che il Comune di Reggio Calabria ha acquistato per 2.500.000 euro al fine di trasformarla in un centro di produzione della Rai. La Corte dei Conti ha accertato che il prezzo di acquisto era doppio rispetto ad una precedente valutazione realizzata dal Tribunale di Reggio Calabria in un altro procedimento.
Scopelliti, inoltre, nel novembre scorso è stato rinviato a giudizio dal gip di Reggio Kate Tassone per occupazione abusiva di spazio demaniale e violazione del codice della navigazione, avendo Scopelliti fatto sorgere a meno di trenta metri dalla battigia quattro gazebo sul lungomare di Reggio. I gazebo in questione sarebbero stati costruiti senza i necessari pareri degli uffici competenti. Il mancato nulla osta del demanio marittimo aveva fatto sì, nel 2006, a tre giorni dalla consegna, che i lavori fossero fermati dalla Capitaneria di porto su richiesta del gip. Da allora il Comune di Reggio Calabria si era disinteressato della loro rimozione e aveva difeso i gazebo.
(Si veda su questo Gazzetta del Sud del 15 ottobre 2009)
Infine, per il 13 aprile prossimo è prevista la requisitoria del Pm nel processo che vede Scopelliti ed il suo assessore comunale Caridi accusati omissione di atti d’ufficio per non avere posto in essere adeguate azioni di programmazione, controllo e vigilanza in ordine allo smaltimento del percolato originato da una discarica. Secondo l’accusa, Scopelliti e Caridi non avrebbero provveduto alla bonifica e messa in sicurezza della discarica, vero pericolo per la città di Reggio Calabria a causa della presenza di rifiuti pericolosi e per l’ingente percolato (il liquido prodotto dalla sedimentazione dei rifiuti organici) mai smaltito. Sempre per l’accusa, la situazione appariva ancora più grave per la presenza nelle vicinanze della discarica di una scuola elementare.
(Si veda Gazzetta del Sud del 14 marzo 2008 e Calabria Ora del 24 febbraio 2010)
ECCO CHI HA VINTO CON SCOPELLITI
Pasquale SENATORE, sindaco di Crotone dal 1997 al 2005, consigliere regionale uscente.
Nei suoi confronti il pm di Crotone Pierpaolo Bruni ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Black Mountains” relativa all’ illecito utilizzo delle scorie industriali della Pertusola nei lavori di riempimento di piazzali, banchine, parcheggi e cortili di edifici pubblici e privati nella città di Crotone, Cutro ed Isola Capo Rizzuto. Un disastro ambientale per il quale il pm di Crotone Bruni contesta all’ex sindaco Pasquale Senatore di non aver preso le opportune misure dopo le comunicazioni nel 2004 da parte della Procura della Repubblica in relazione alla presenza di materiali tossici nel sottosuolo della città. Sottosuolo dove, secondo la Procura, sono sepolte 350 tonnellate di scorie industriali considerate dai consulenti dei magistrati nocive per la salute. Le scorie sarebbero composte da minerali velenosi come l’arsenico, miscelati nel cosiddetto conglomerato idraulico catalizzato (Cic), ceduto da Pertusola Sud ad alcune ditte edili che lo hanno poi utilizzato come sottofondo nella realizzazione di parcheggi e piazzali. Pasquale Senatore, unitamente ad altri 44 indagati, dovrà comparire dinanzi al gup di Crotone il prossimo 11 maggio.
(Si veda Gazzetta del Sud ed Il Quotidiano della Calabria del 24/9/2009 e del 9/3/2010)
Pasquale Senatore, infine, è stato anche fra i più convinti sostenitori del megaprogetto di “Europaradiso”, investimento miliardario che le inchieste della magistratura hanno dimostrato essere solo un grande affare per la mafia.
Raffaele MARTINO, indicato, sostenuto e messo in lista da Dionisio Gallo, consigliere regionale uscente dell’Udc, ex assessore regionale alla Forestazione e non ricandidato perché condannato a 2 anni in Appello per corruzione e voto di scambio nel processo “Puma”.
(Si veda Gazzetta del Sud del 29 settembre 2009 e Il Crotonese del 29 settembre 2009)
Dionisio Gallo è stato infine rinviato a giudizio anche nell’inchiesta “Why Not” e dovrà comparire dinanzi al Tribunale di Catanzaro il prossimo 7 giugno.
(Si veda su questo Gazzetta del Sud e Il Quotidiano della Calabria del 3 marzo 2010)
Francesco PUGLIANO, ex assessore provinciale, sostenuto dal consigliere regionale uscente Enzo Sculco della Margherita il quale, in un lungo documento pubblicato da tutti gli organi di informazione locali, ha spiegato che in questa tornata elettorale sosterrà Scopelliti e il Pdl.
Enzo SCULCO, sospeso dal Consiglio regionale, è stato condannato ad 1 anno e 3 mesi per truffa e falso dal Tribunale di Crotone in relazione ad una vicenda di due corsi fantasma (intascati 288 milioni di vecchie lire), che risale al 2001/2002, quando Sculco era amministratore dello “Ial Calabria”.
(Si veda Gazzetta del Sud ed Il Quotidiano della Calabria del 28 febbraio 2009)
Sculco è stato poi condannato in altro processo a 7 anni, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per corruzione, frode nelle pubbliche forniture, truffa e tentata truffa (Sculco all’epoca dei fatti era vicepresidente della Provincia di Crotone).
(Si veda su questo Gazzetta del Sud ed Il Quotidiano della Calabria del 3 febbraio 2007)
Domenico RIZZA, ex consigliere ed assessore regionale. Definitivamente condannato dalla Corte dei Conti perché nel 2003, quale vicepresidente del Consiglio regionale, ha autorizzato con soldi pubblici (spesi oltre 25mila euro) i regali di Natale (47 penne Mont Blanc e borse in pelle “Nazzareno Gabrielli”) per tutti i consiglieri regionali. Per la Corte dei Conti sono stati così soddisfatti «interessi meramente privati» con soldi pubblici.
(Si veda Gazzetta del Sud del 26/10/2005, Gazzetta del Sud del 16/11/2005 e Il Quotidiano della Calabria del 28/01/2006)
Nella società “Sviluppo Italia Calabria”, azienda famosa per aver scialacquato miliardi di vecchie lire in operazioni fallimentari, Domenico Rizza è riuscito a far assumere a tempo indeterminato e per chiamata diretta la propria figlia Olga Rizza. Un caso, quello di “Sviluppo Italia Calabria” e delle sue assunzioni clientelari, che ha fatto gridare allo scandalo l’intera Italia e di cui si è fatto interprete Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera in un articolo dal titolo esemplare: “Sviluppo Parenti”.
(Su questo si veda pure La Provincia Cosentina del 25 ottobre 2007)
Luigi SICILIANI, imprenditore dell’agro-alimentare di Cirò, ex presidente provinciale di Confindustria, poi presidente della Camera di Commercio di Crotone. È stato arrestato (ai domiciliari) dalla Guardia di finanza per associazione a delinquere finalizzata alle false comunicazioni sociali, alla bancarotta fraudolenta e alla truffa, in relazione al crack (40 milioni di euro) dell’azienda agroalimentare “La Giara”, attiva nel settore oleario.
[Informazioni tratte dal dossier, pubblicato da Domani il 26 marzo: “Indagati e familiari dei boss si candidano a governare la Calabria”]