La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Mondi » Africa »

Ciad, stagione delle piogge: anche i Medici Senza Frontiere se ne sono andati. Noi missionari restiamo al fianco dei dimenticati

14-06-2010

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Moissala, a sud del Ciad – Sono arrivate le piogge a Moissala e il caldo infernale comincia a lasciare il sud del Ciad. A volte sembrava di bruciare e anche all’ombra non vedevi l’ora della pioggia. Quando le prime nuvole sono arrivate è stata una gioia per tutti anche se la gente ci prende gusto a dormire fuori. Se i grandi della terra non si metteranno daccordo sulle emissioni di gas come farà la nostra gente e restare qui? Gli esperti dicono che addirittura proprio nell’Africa che meno inquina il pianeta la temperatura aumenterà di 3° gradi nei prossimi 100 anni. La nostra gente dovrà mettersi in marcia, abbandonare le terre, cercare nuovi spazi vivibili. E noi li seguiremo.

Il fiume cresce e tra un pò non sarà facile attraversarlo per andare a visitare i villaggi; il fango ci impedirà di attraversare le strade per incontrare i più lontani ma non la voglia di raggiungerli al più presto. Anche la pista dell’areoporto non sarà praticabile; tanto qui di aerei non se ne vede l’ombra. Èstato costruito quando qualche americano è venuto qui a cercare il petrolio ma si son resi conto che non valeva la pena e hanno cominciato a scavare altrove. Quando c’è l’interesse costruiscono tutto attorno, quando non c’è si abbandona e basta. Quando la vita della gente varrà più del petrolio, o più dei soldi? Aveva ragione Gesù di Nazaret, «Non si può servire allo stesso tempo Dio e la ricchezza», a meno che quel dio non sia a misura delle multinazionali, dei governi, dei potenti…

Intanto i contadini partono ai campi per seminare in attesa di vedere il miglio crescere e raccoglierlo poi ad ottobre. Le donne intrepide fanno km e km per cercare la legna, prendere l’acqua al pozzo, portare i prodotti al mercato, con i piccoli sulla schiena e il fagotto sulla testa. La vita è dura ma non senza la gioia di condividere alcuni momenti importanti che ci fanno sentire « dentro »: basta andare al mercato e parlare la lingua locale della gente, basta incontrare i bambini e giocare con loro, basta andare nei villaggi e cantare, danzare assieme. Basta restare seduti all’ombra di una grande pianta per raccontarsi la vita del villaggio, i problemi e le speranze, o per prendere nota di qualche espressione o proverbio in lingua. Basta cioè restare seduti la dove la gente si siede e lasciare che Dio avvenga…

Al di là di ogni progetto, riunione, preghiera o celebrazione Missione è vivere al fianco, restare quando tutti se ne vanno, quando non c’è l’interesse se non quello della gente stessa. Anche i Medici senza Frontiere se ne sono andati da qui dopo uno studio sulla malattia del sonno.

Restare è dire con la vita che la gente ci sta a cuore, che la loro lingua, le loro usanze sono importanti e sono da valorizzare. E quando certe tradizioni sono contro la vita (come la mutilazione genitale femminile che qui è fortissima!) avere il coraggio di dirlo e poco a poco la strada si apre…

Soltanto quando l’Africa prenderà fiducia in sè stessa potrà rialzarsi e la strada è ancora lunga e in salita.

Ai tanti amici che mi hanno chiesto cosa vai a fare in Africa mi verrebbe voglia di rispondere «niente», perchè non facciamo grandi cose o progetti (per i quali devi poi sempre chiedere soldi per mantenere su la baracca!) se non cercare di essere al fianco di una piccola porzione di questo popolo che cerca ancora la sua identità. In Agosto celebreremo i 50 anni dell’indipendenza e sognare è lecito anche se sarebbe più realistico parlare dei cent’anni e più della dipendenza francese e dei circa dieci da quella americana. La Esso a Doba ha il controllo dell’estrazione del petrolio e la popolazione locale vede soltanto l’impatto ambientale deteriorarsi, tante promesse, qualche scuola e ospedale che si comincia a costruire ma mai a terminare, l’asfalto su qualche strada principale. Il 50% dei proventi del petrolio (una percentuale esagerata) se ne và all’estero tramite l’oledotto che attraversa il Camerun.

Ma questa è indipendenza? Quest’anno ci saranno le elezioni legislative e l’anno prossimo le presidenziali ma il Presidente Deby, che ha preso il potere con un colpo di Stato nel 1990, si è già costruita la vittoria comprando l’opposizione.

Dentro questo vortice complicato di strutture politico-economiche a noi resta un piccolo ma straordinario lavoro di coscienza e di vicinanza che raggiunge i più lontani. Ma tutto parte dalla simpatia e dall’amicizia, dal condiviere la «boule», la polenta che si mangia assieme con le mani, dal danzare sotto le stelle a ritmo di tamburo muovendo le spalle e il bacino a tutta velocità, dal restare ore ed ore sotto le piante ad ascoltare la gente delle comunità che chiede verità e giustizia…

A volte sembra di non risolvere niente; ma dall’ascolto poi nascono idee e la voglia di lavorare assieme. È così che al nostro centro culturale, il «Carrefour dei giovani» abbiamo organizzato un dibattito sul tema del petrolio, che organizziamo con i giovani e i laci la formazione sui temi della giustizia, della pace e della riconciliazione. Il bisogno di formazione è immenso, di coscienza critica, di creare le basi del cambiamento. La gente poco alla volta comincia a conoscere i suoi diritti, a farli rispettare, la condizione della donna migliora e le ragazze cominciano ad andare all’Università. Il sindaco qui di Moissala è donna, fatto straordinario per il Ciad!

È un lavoro lungo e paziente e i risultati spesso non si toccano con mano. Ma il lavoro di un missionario deve produrre secondo la logica imprenditoriale dei risultati palpabili e visibili?

La logica del Vangelo chiede di esserci con gratuità, il che non è facile perchè a tutti fà piacere vedere i frutti e magari subito. Gratuità è una parola, viverla è dura, sia lì che qui, ma forse oggi come oggi è sempre di più una parola profetica che può fare la differenza. Forse è la medicina giusta per tutti noi che abbiamo troppe aspettative, che attendiamo troppi risultati, che non ci accettiamo e non accogliamo ciò che la vita ci offre.

Non ci resta che vivere al fianco dei dimenticati da tutti, sudare anche stando fermi (con sto caldo!) con la fiducia che una presenza apparentemente inutile è fermento di cambiamento e di novità. Già nella nostra vita di missionari tutto quello che impariamo dalla gente e dal cercare di vivere al fianco è un grande regalo per crescere in umanità. Se alla fine io non riuscirò ad aiutare l’Africa certo l’Africa avrà aiutato me e forse tutti oggi abbiamo bisogno di lasciarci aiutare da chi è ai margini e da chi ha toccato con mano l’esclusione e la sofferenza.

Anche questa consapevolezza di aiutare, Lei stessa, gli altri a crescere, servirà all’Africa per rialzarsi.

È la dignità di essere utile e di aiutare, non soltanto di essere aiutata, che permetterà all’Africa di ripartire. Anche per questo l’Africa non ha bisogno della carità dei G8, del Fondo Monetario Internazionale o delle Ong. L’Africa ha bisogno di persone che vengano qui per vivere al fianco della gente, in ascolto e condivisione per crescere e per lasciarsi aiutare. Chi ha già soluzioni, interessi e risposte pronte rimanga a casa.

Nel mondo al plurale di oggi, è l’incontro e lo scambio di culture la più grande ricchezza umana che possiamo condividere e che può aiutarci a essere persone più autentiche.

Ma lo capiremo lì in Italia dove sento che cresce il razzismo e la corsa contro lo straniero? È quella, insieme alla corruzione che dilaga, la pretesa «civiltà da esportare»?

Lo capiremo qui in Africa dove si viene ancora troppo per interesse o per «sentirsi utili»?

Sono soltanto spunti e impressioni che raccolgo e medito, senza certezze. Se qualcuno di voi volesse rispondervi, aggiungere o contraddire mi aiuterebbe a fare luce su quanto viviamo e ancora sogniamo.

Grazie per esserci, in particolare ai tantissimi di voi che scrivono o fanno di tutto per farci sentire il loro sostegno e vicinanza, e avanti insieme in questo cammino ostinato di speranza e di fiducia,

Vi abbraccio forte con affetto,

Filo «Loba Loba» – missionario comboniano

# «Loba Loba» è il nome che i bambini e la gente mi hanno dato qui: è l’incitamento a danzare a ritmo di tamburo.

Filippo Ivardi Ganapini è un giovane missionario comboniano. Opera nella missione cattolica di Moissala, Ciad meridionale.
 

Commenti

  1. bruno rossi

    Sarebbe bene che a missionari così fossero aperte, almeno di tanto in tanto, le nostre cattedrali. Sarebbe bene venissero a ricordarci che cos’è il Vangelo. Venissero a costringerci a guardare il pallore del nostro cristianesimo.

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