Caro Domani, a Natale un disoccupato buttato via dopo anni di lavoro può chiedere solo giustizia
23-12-2010
di
Carlo Vuolo, ex lavoratore Unicoop Tirreno, disoccupato, Sarno
Una cosa strana succede quando si perde il lavoro. Tutta la tua vita sembra giungere ad una brusca frenata. E all’improvviso sei diventato invisibile. Sono ridotto a essere parte di una statistica senza volto in una storia di disoccupazione. E si scopre molto presto chi sono i tuoi veri amici. Essi non sono quelle persone con cui hai lavorato ogni giorno per anni che improvvisamente hanno dimenticato che tu esisti. Ma non è solo una questione di soldi.
La tua dignità è stata schiacciata. Tu non sei più produttivo, hai la sensazione di non avere più valore. Ti preoccupi della tua indennità di disoccupazione e ti interroghi sulla tua capacità di fornire un futuro alla tua famiglia e di non perdere la tua auto o addirittura la vostra casa. Si può anche provare vergogna. E ci si sente senza speranza, soprattutto a Natale, quando tutti gli altri non aspettano altro, per non parlare di spendere soldi con selvaggio abbandono quando si sta guardando nemmeno un euro.
Coloro che hanno avuto la fortuna di continuare a lavorare non hanno idea di quello che stai attraversando, quanto si soffre l’incubo in cui sei intrappolato e dal quale non ti puoi svegliare… Allora chi sa che sei senza lavoro? Un amico? Un vicino di casa? Un membro della famiglia? Sono probabilmente troppo orgoglioso per chiedere la vostra carità. Una cosa si può chiedere ai giudici che saranno chiamati a decidere il futuro dei miei figli e di tutti i lavoratori ex Coop licenziati.
Giustizia.