Caro Domani, ma è davvero impossibile impedire la distruzione della scuola italiana?
03-11-2010
di
Maurizio Piccolo
Ce ne rendemmo conto troppo tardi. Era un caldo pomeriggio di luglio. La luce filtrava dalle tende nella grande sala dove con gli altri anziani trascorrevamo le giornate guardando la tv, in uno stato di continuo passaggio dal sonno alla veglia. I ragazzi si affacciarono alla porta. Erano grandi, oramai. Vivevano all’estero e venivano a trovarci solo due volte all’anno, a Natale e d’estate. Ci salutarono, temendo che non li avremmo riconosciuti.
Anche questa volta erano soli, i nipotini erano rimasti a casa. Ci scossero leggermente, per assicurarsi che fossimo svegli. Poi ci guardarono negli occhi. Sorrisero a mezzo bocca. E dissero semplicemente: “Perché? Avreste potuto impedirlo e non avete mosso un dito. Non ci avete provato neanche. Perché?”. Li fissammo con aria stupita, restituimmo il mezzo sorriso.
Riuscimmo solo a biascicare poche parole: “Scusateci, fummo dei grandissimi coglioni a lasciar demolire la scuola italiana”.