Caro Domani, quando la finiremo con le case italiane agli italiani? Così si creano nemici inesistenti
14-01-2011
di
Costanza Corti, impiegata, Milano
Tra tutte le notizie importanti di questi giorni – gli scontri nel Maghreb, l’accordo di Mirafuori, la crisi politica sì o no – non ha quasi trovato spazio la recentissima ripresa (è del 13 gennaio) di un caso di cui si è parlato prima di Natale: quello dei rom che finalmente entrano nelle case popolari regolarmente assegnate loro a Milano. Secondo me è una bella notizia perché, probabilmente, con questo fatto si è fatto un passo di avanti nella tanto nominata – ma mai realizzata e nemmeno favorita – integrazione. Quelle persone hanno i requisiti richiesti da leggi e regolamenti? Se sì, come stabilito dal tribunale il 20 dicembre, allora hanno anche il diritto a quell’alloggio. Ma c’è una gran voglia di odio: lasciare quella gente per strada vuol dire alimentare gli scontri tra etnie e culture differenti. Un comodo escamotage per erigere muri, almeno sociali, e per fare differenze: i poveri e i cattivi da una parte; i miei simili, buoni solo per posizione in barricata, dall’altra. Ne guadagnano le politiche securitarie tanto inneggiate da tutti i fronti politici. Ci perde il comune cittadino, che individua un nemico sbagliato e comunque non risolve i suoi problemi. Tornando al fatto per cui vi scrivo, ottima cosa dunque che le prime famiglie rom siano entrate. E attendiamo che il tribunale di secondo grado, chiamato a pronunciarsi sulla vicenda, formuli anche una reprimenda al comune di Milano, dove gli atteggiamenti xenofobi non sono cosa di oggi.