Caro Domani, questo Paese non cambia da sé, ma i giovani ci stanno provando. Come aiutarli e tutelarli?
27-06-2011
di
Paolo Chiarelli, operatore socio-assistenziale, Brescia
Un anno fa era Flavio Carboni, l’uomo che dai tempi della P2 e del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi è arrivato ai sospetti odierni su bonifiche in Sardegna, eolico, manipolazione di politici, interventi perturbanti sulla cosa pubblica e su quella privata. Ma soprattutto sulla legalità. Oggi invece è la volta di Luigi Bisignani, anche lui uno dei cappucci di Licio Gelli, giornalista all’Ansa e tangentaro dichiarato via sentenza definitiva ai tempi di Tangentopoli.
E ancora una volta, come un anno fa e come già accaduto in precedenza, leggiamo sui giornali intercettazioni, ricostruzioni e ipotesi di reati che si richiamano a ogni inchiesta. Quasi ci fosse un cliché – che passa soprattutto per il ricatto e il dossieraggio – che impone a determinati personaggi come inquinare la politica e gli affari. A cambiare solo solo comparse, per quanto potenti, come le ministre, i direttori generali della Rai, i vertici di forze armate e dei servizi segreti.
Ora stiamo assistendo a due fenomeni. Da un lato, appunto, il ripetersi di vicende giudiziarie che confermano quanto marcio sia questo Paese e chi lo guida. Dall’altro la profonda voglia di rinnovamento dimostrata prima alle amministrative, poi con i referendum e infine in eventi pubblici come Tuttinpiedi! di Michele Santoro. I nuovi protagonisti sono soprattutto giovani, alcuni molto, che dicono basta.
Però, da osservatore della politica nazionale, mi viene una domanda? Come si può fare a tutelare questa nuova generazione che viene avanti chiedendo cambiamenti? Come tutelare soprattutto la loro energia, che il cambiamento lo sta proponendo a suon di quesiti referendari o volontariato per l’informazione libera? Dieci anni fa, a Genova, malgrado le violenze che si verificarono, si respirava un vento di rinnovamento dettato dai “movimenti”. Poi nel giro di qualche mese, per incapacità interne – certo – ma anche per il soffocamento della politica nazionale, allarmata dalla potenza del messaggio e del suo messaggio, tutto è finito.
Ora invece quali anticorpi si potrebbero mettere in campo? Ecco, caro Domani, questo è un argomento che vorrei proporre ai vostri lettori.