Lesse e rilesse l’etichetta sulla boccetta dei Fiori di Bach, quasi come a fissare nell’anima (o corpo sottile) le impercettibili essenze che trasmettevano. Erano sette fiori più cinque (il Five Flower, detti il “Pronto soccorso”, cinque fiori riuniti insieme per gli stati d’emergenza, ansia, panico,ecc…). L’erborista l’aveva trovata un po’ giù, nella casa nuova non si sentiva ancora a suo agio e la fatica immane del trasloco non si era ancora estinta. C’era ancora qualche scatolone qua è là, sacchetti dii carta pieni di libri vecchi ma non antichi, che nessuno voleva leggere o comprare…doveva decidersi a prendere una nuova libreria, ed anche un armadio più grande e… ma non aveva più un soldo.
Basta, non ne poteva più di pensare alle cose, era ossessionata dalle cose. Non erano le cose a farle da antidoto alla solitudine che incombeva anche quel pomeriggio, nonostante l’albero e i canti natalizi che aveva messo su You Tube, mentre anche quel Natale si apprestava a passarlo da sola. Anche se… Era stato un anno pieno di novità, e non solo per la casa nuova. La novità più importante, per questa Cenerentola impenitente, era che, pur senza andare al ballo, e proprio nel momento in cui aveva trovato la casa nuova, era arrivato anche l’Amore. Proprio quando ormai non l’aspettava più.
Il suo nuovo amore era un uomo meraviglioso, un creativo, uno scrittore. Stava lontano però e aveva una moglie con una seria malattia psichica, ricoverata in un centro specializzato, ma che lui stesso cercava costantemente di assistere. Le aveva detto: “Sei la persona più adatta e la meno adatta con cui posso parlarne… Vado a trovarla quasi ogni giorno le parlo costantemente, sai, è stata la donna della mia vita…”
Poteva mai lei essere gelosa? Sarebbe stato ingiusto. Una situazione così difficile doveva solo essere accettata e compresa. Lui poi faceva qualunque cosa per poter stare con lei almeno ogni due settimane. E le aveva assicurato che le due cose erano su un diverso piano e che nessuna delle due era meno importante dell’altra. E, comunque,le aveva chiesto di considerarlo l’UNICO uomo della sua vita, a qualunque livello…Lei glielo aveva anche detto (“Stanne certo”) ma non era bastato a rassicurarlo.
Per esempio, aveva potuto sopportare di vederla “parlare fitto fitto” (così aveva detto) con un amico, in sua presenza, si era sentito trascurato e lei non se ne era resa neanche conto (mi dispiace, non so perché l’ho fatto, non credevo… Ma era solo un vecchio amico). Doveva chiudere dunque completamente col suo mondo?Non aveva sofferto e non soffriva ancora abbastanza della sua solitudine? Perché, pur volendole bene, non riusciva a capirla, ed era così assoluto nonostante la sua situazione? Intanto avrebbe potuto rispondergli: “Come puoi chiedermi di essere l’UNICO quando tu stesso non puoi dirmi che sono l’UNICA?” Non c’era riuscita ma… Aprì la boccettina e stillò quattro gocce direttamente sulla lingua. Sentì frizzare leggermente.
Improvvisamente capì. Non avrebbe aspettato l’ultimo dell’anno sperando di poter brindare con il suo principe. Sentì squillare il telefono. Uno due tre… Contò dieci squilli. Poi squillò il cellulare, a lungo. Non rispose, per stavolta. Sperò di riuscire a non rispondere fino alla notte di Capodanno, anche se non era facile. Poi sarebbe stata libera. Invece del cellulare prese i Fiori di Bach e li infilò nella borsa. Era meglio andare a fare due passi per il centro illuminato. Chissà se incontrava quel suo caro vecchio amico. Ma anche un’amica sarebbe andata bene per parlare un po’.
Giusy Frisina insegna filosofia in un liceo classico di Firenze