Il mondo arabo è sempre una sorta di pentola a pressione, pronto ad esplodere da un momento all’altro. La politica non rispecchia mai la realtà senza considerare che nessun regime autoritario dura a lungo. Il mondo occidentale, fino ad ora, si è abituato a trattare o con dittatori o con islamici radicali; gli ultimi eventi, invece, stanno dimostrando che c’è una via di mezzo: i Fratelli Mussulmani.
Ora i governi e la stampa occidentale vivono ore di apprensione dopo i movimenti di Tunisi prima e de Il Cairo dopo, convinti che ci sia l’impronta dei Fratelli Mussulmani nella fine dei regimi di Ben Alì e di Mubarak. In ogni caso sono convinti, e a ragione, che saranno i Fratelli a condizionare l’eventuale nascita dei nuovi governi nei rispettivi paesi. Spesso, però, le rivoluzioni non portano qualcosa di nuovo, di buono, a volte il vecchio si rinnova sull’onda delle emozioni popolari. Sarebbe meglio che l’Occidente si prepari a conoscere di più i Fratelli Mussulmani. Per spiegare meglio chi sono bisogna, innanzitutto, distinguerli dai gruppi radicali anche se l’obiettivo finale è lo stesso: creare uno stato islamico ovunque si trovino.
I Fratelli Mussulmani, definiti anche neotradizionalisti, hanno molto in comune con i neoconservatori americani: entrambi sono dei movimenti accademici nati con l’obbiettivo di arrestare il degrado morale e religioso delle loro rispettive civiltà, quella giudaico-cristiana dei neocons e quella islamica dei neotradizionalisti mussulmani. Se si può trovare in Strauss la figura spirituale dei neocons, Hassan al Banna è il padre fondatore e incontrastato dei Fratelli Mussulmani. I membri della rete sono molto solidali tra di loro, acculturati e spesso anche imparentati perché le mogli, generalmente, sono sorelle di altri affiliati, hanno un livello culturale superiore rispetto al resto della società e anche loro, come i neocons, definiscono il loro movimento travolgente, meraviglioso e, soprattutto, immortale. La maggiore parte dei membri sono professori universitari, altri hanno una dimestichezza quasi occidentale con l’alta finanzia o sono artigiani con un alto profilo professionale. Pochi sono impegnati personalmente in politica per paura di essere arrestati, preferiscono condizionare le scelte politiche al di fuori dei partiti. Non è difficile farne parte, ma dopo essere entrati bisogna condividere anche una parte del patrimonio personale, una sorta di tassa da far confluire nella cassa comune destinata a varie cause; il denaro non viene speso solo per azioni di lotta ma anche per aiutare i più bisognosi, un welfare islamico parallelo allo stato. Per questo trovano molti simpatizzanti tra le popolazioni più disperate dove, inoltre, hanno una capacità spaventosa di formazione delle menti. Il loro bacino preferito per selezionare nuovi affiliati è l’università dove ricercano studenti brillanti la maggior parte dei quali ottiene una borsa di studi all’estero per poi rientrare nel paese d’origine con la miglior preparazione. Le mete preferite sono quelle della cultura anglosassone: America e Inghilterra.
I Fratelli Mussulmani si differenziano dagli altri gruppi radicali principalmente nella strategia di reislamizzare il mondo arabo partendo dal basso, concentrandosi sulla rieducazione dell’individuo, trasmettendo una sorta di coscienza islamica. Insomma, ricreare il mussulmano puro su immagine del Profeta Maometto. I loro insegnamenti si concentrano non tanto sul Corano ma sulla raccolta di detti e comportamenti del Profeta Maometto (Hadith). Sono amanti della cura del corpo, mani delicate, barbe e baffi mai folti, si vestono con abiti chiari, hanno un fisico asciutto e sportivo e prediligono le arti marziali. Sono abbastanza tolleranti con chi ha idee diverse tant’è che accolgono gli omosessuali all’interno del gruppo. Mettono in pratica tutti gli insegnamenti, Hadith, del profeta Maometto, per esempio se una mosca cade in un bicchiere di latte, non bisogna buttarlo via o la liberare la mosca, ma si deve annegare l’insetto prima di gettarla via e bere il latte, perché in un’ala esso ha il veleno e nell’altra il suo rimedio. Ciò è la metafora per spiegare che il male porta con sè il bene e non bisogna mai buttare via niente. L’Occidente non ha scampo, deve essere pronto a dialogare con l’integralismo paziente e gentile dei Fratelli Mussulmani. Il mondo arabo, ormai, è nella loro mani: mediatori per vocazione tra l’estremismo islamico e le folle laiche.
Muin Masri, scrittore palestinese, esperto in informatica: collabora a Internazionale, vive in Italia da quasi 30 anni.