ALBERTO MANGUEL, IL LIBRO DEGLI ELOGI, trad. di G. Felici, Archinto
Come ha “saggiamente” detto lo scrittore spagnolo Enrique Vila-Matas, scrivere un saggio dovrebbe tornare a significare “saggiare”: provare a pensare a qualcosa di nuovo, tentare, avventurarsi in un tipo di testo in cui, seguendo Montaigne, trovano posto i dubbi, i commenti, le esperienze, gli aneddoti… Ed è ciò che con la sua solita, inossidabile genialità riesce a fare Alberto Manguel in questo suo Libro de los elogios: undici mirabili “elogi”: della Bibbia, dei librai e dei libri tascabili, della letteratura dell’orrore e della lingua spagnola, delle fiere del libro e del piacere, del regalo e degli animali…Undici pezzi di bravura di uno dei più fertili, dotti e al tempo stesso imprevedibili e divertenti scrittori argentini. Che alcuni fortunati potranno conoscere e ascoltare la prossima settimana a Cosenza in occasione del Premio del Mediterraneo.
GEORGES PEREC, L’ARTE E LA MANIERA DI AFFRONTARE IL PROPRIO CAPO PER CHIEDERGLI UN AUMENTO, trad. di E. Caillat, Einaudi
“Supponiamo che tu voglia chiedere un aumento al tuo capo. Prima fermati e rifletti. Poi prendi il coraggio a due mani e vai nel suo ufficio… non c’è. Del resto neanche tu sei nel tuo ufficio”… Un esilarante inedito di Georges Perec – quello de La vita, istruzioni per l’uso – a partire da un “diagramma di flusso”, cercando di descrivere tutti i percorsi possibili che dovrebbero/potrebbero portare un impiegato, come in un Gioco dell’Oca, dalla casella di “partenza” a quella di “arrivo” di una simile richiesta. Un gioco raffinato condotto da uno dei padri dello sperimentalismo francese e noto giocoliere di testi (“il mio mestiere sono le lettere dell’alfabeto”). Un “testo limite” in cui il lettore, come ha sottolineato Bernard Magné, si ritrova come in un gioco tipo “aguzzate la vista”. Ma molto, molto più sofisticato.
IGNACIO GARCÍA-VALIÑO, CARO CAINO, trad. di P. Olivieri, Piemme
L’autore, nato a Saragozza nel 1968, è psicologo dell’età evolutiva. E dal suo mestiere ha tratto ispirazione per questo romanzo – più intrigante che ben scritto – che tratta di uno psicologo alle prese con un ragazzino a dir poco inquietante, Nico, che rivolta contro il mondo circostante le violenze precedentemente subite. Un piccolo mostro creato da quella stessa società che cercherà poi di capirlo e che tenterà – non si dice con quale esito – di salvarlo. Un romanzo di quelli che, volenti o nolenti, “acchiappano” il lettore come un telefilm ai confini dell’orrore. Una lunga, pericolosa partita a scacchi tra il bene e il male.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.