Non volevo scrivere niente, ma ho pensato all’ingiustizia del privare i lettori di una cronaca veneziana di tre settimane fa. Sintetizzando: Craxi seduto sulle spalle di Brunetta nel convegno dell’ipocrisia. Molti veneziani, oltre ad aver scritto i peggiori epiteti sulla faccia del Brunetta-manifesto, candidato sindaco della città più fragile del mondo, hanno cercato di strappare gli avvisi che richiamavano le folle nella sala San Leonardo, chiesa sconsacrata dove si è celebrata la memoria di Craxi con un parterre degno di attenzione: Massimo Cacciari, Bobo Craxi, Ugo Bergamo (UDC e già sindaco della città) e lo storico Riccardo Calimani, fiore all’occhiello della comunità ebraica veneziana.
Malgrado un’acqua alta imprevista e un inquietante diluvio, la sala era piena: si riconoscevano i soliti socialisti anche patetici, residuo di tempi migliori, qualche docente della facoltà di architettura, anziane signore imberrettate, meglio qui che a casa davanti alle televisione.
Organizzato e introdotto da due noiosissimi giovanotti sconosciuti, ma chiaramente ambiziosi, si è aperto il convegno dell’ipocrisia. Craxi? Statista innovatore, grande mente, spirito libero. Questo era ciò che serpeggiava fin dall’inizio e questo è andato avanti per un’ora.
Cacciari, i piedi qui e la mente e il cuore al San Raffaele: “basta con il giustizialismo” (applauso), “Craxi ha conosciuto Berlusconi? Può darsi (ma va?), a me non interessa nulla di ciò che di penale ha investito Craxi… Io sono qui per parlare della politica di Craxi che vedeva lontano, vedeva un grande partito socialdemocratico europeo”. Silenzio assoluto sui figli carnali e spirituali di Craxi volati immediatamente tra le braccia di B.: da De Michelis a Brunetta a Sacconi a Boniver, per citare i primi che ci vengono in mente. Craxi è decisamente vivo e lotta con loro, ma a Cacciari questi eredi sfuggono totalmente. Poi con tono incazzato: “Attenti eh! tra qualche anno andremo a votare e sarà l’ultimo treno” (io intanto vado da don Verzè…. e fuori mi chiamo).
Noiosissimo discorso di Ugo Bergamo da bravo democristiano. E finalmente si è levata l’unica voce dissonante: Riccardo Calimani, grande signore, disincantato intellettuale, già direttore della Rai del Veneto, mente del PD e acceso critico della gestione Cacciari (ma di chi si è contornato il filosofo? è la cosa più gentile che gli ha detto attraverso i giornali): “Non volevo essere né democristiano né comunista, ma volevo sul serio il bene del popolo e quindi mi sembrava che il partito socialista potesse interpretare il mio pensiero e così è stato per un po’ di tempo. Sennonché ho assistito giorno dopo giorno al culto di Craxi senza nessuna possibilità di critica e la cosa peggiore: il voltafaccia di Craxi, da filoisraeliano ad acceso filoarabo. Potevo sopportarlo? Me ne sono andato”.
Silenzio in sala. Parla per ultimo il figlio di Craxi. I maligni temevano fosse a Venezia per sostenere Brunetta, ma è l’esatto contrario. È qui per sostenere l’avvocato Giorgio Orsoni candidato sindaco per la sinistra. Calmo, pacato, l’esatto contrario della sorella, memorabile Stefania che, avvicinatasi a Lamberto Sechi – che ha inventato e diretto un Panorama così diverso dal Panorama di Corte dei nostri giorni -, gli sibila all’orecchio: “che le venga un tumore”. Bobo riempie la sala di acqua fresca, non fastidiosa, ma inutile.
Insomma, usciamo con la sensazione che Cacciari sia sempre stato socialista e che gli unici veramente di sinistra siamo solo io e Riccardo Caimani.
Margherita Smeraldi, veneziana, famiglia sefardita originaria di Salonicco, il nonno è stato il più importante presidente dei cantieri di Trieste e Monfalcone e il bisnonno materno il fondatore e proprietario de "Il Gazzettino". Ha lavorato per molti anni in un'agenzia giornalistica romana per approdare, felice, tra le braccia intelligenti di Domani/Arcoiris