CUBA – Sono pessimista: i presidenti latini dimenticheranno questa morte in pochi mesi
01-03-2010
di
Andrès Oppenheimer
(Andrès Oppemheimer, argentino, editorialista del Mami Herald, è l’esperto più considerato sull’America Latina. Ha vinto il premio Pulitzer e il premio re di Spagna. È stato corrispondente dall’Avana senza incontrare particolari problemi. A metà anni ’90 il suo libro “La hora final de Castro”, l’ora finale di Castro, annunciava l’imminente caduta di Fidel dopo l’abbandono di Mosca e gli anni difficili di un’economia autarchica definita “periodo especial”. Per il suicidio di Zapata, si è posto alcune domande: perché il suo lungo digiuno non è stato fermato? Perché giornali, radio e Tv dell’isola continuano a non dare notizia della morte del dissidente?)
Com’era prevedibile, Stati Uniti e quasi la totalità delle democrazie europee condannano il regime cubano per la morte di Zapata E com’era altrettanto prevedibile, molti paesi latino americani – compresi Argentina e Messico che si dichiarano difensori dei diritti umani- mantengono il silenzio o se la sbrigano con dichiarazioni che non dicono niente. Ma è importante capire cosa può succedere a Cuba dopo questa morte. Gli scenari sono tre. Per non far dimenticare cosa è successo, nove prigionieri hanno cominciato lo sciopero della fame e la pressione internazionale per il momento continua affinché Cuba liberi 200 prigionieri politici o che permetta la visita del Comitato Internazionale della Croce Rossa e della Chiesa Cattolica (ndr – ma questa volta sono subito intervenute le organizzazioni anticastriste chiedendo a chi rifiuta cibo e acqua di sospendere immediatamente la protesta). Monsignor Emilio Arangueren, vescovo di Holguin, provincia cubana dove Zapata era prigioniero, mi ha detto al telefono di aver chiesto alle autorità di visitare il carcerato nel 2008 e nel 2009. Lo aveva pregato la madre che vive nella sua diocesi.. Per due volte ho sollecitato l’incontro e la risposta è venuta in una conversazione con un ufficiale il quale gli ha detto che le condizioni disciplinari di Zapata non permettevano l’incontro.
Secondo scenario: la morte di Zapata può riunire il frammentario movimento per la democrazia cubana. Il primo e unico suicidio per sciopero della fame di un prigioniero è avvenuto nel 1982, studente Pedro Luis Boitel. Ma esiste una grande differenza tra la morte di Boitel e quella di Zapata. Il mondo venne a sapere della morte d Boitel dopo mesi, forse anni, mentre della morte di Zapata siamo stati subito informati in quanto del caso si stava interessando Amnesty e Huma Right Watch: malgrado la censura è arrivata la notizia attraverso la radio onde corte.
Terzo scenario: La morte di Zapata sarà rapidamente dimenticata come è successo con altre violazioni dei diritti umani La mia opinione è che a Cuba non vi saranno manifestazioni di massa, per qualche mese sarà solo un argomento imbarazzante nei rapporti tra l’Avana e i presidenti degli altri paesi latino americani i quali, durante le visite ufficiali poseranno sorridenti accanto al dittatore come lo ha fatto Lula, presidente del Brasile, il 23 febbraio mentre Zapata moriva in carcere.. Saranno mesi difficili anche per la Spagna che attualmente presiede l’Unione Europea con l’intenzione di regolarizzare i rapporti con Cuba. Il meno che possa fare chi crede nella democrazia è esigere energicamente dal governo dell’Avana che tutti i prigionieri politici vengano liberati, proprio la stessa cosa che energicamente pretendiamo dalle dittature militari della destra.