Barletta 1503, Ettore Fieramosca e altri 12 cavalieri riscattano l'onore italiano sconfiggendo altrettanti cavalieri francesi. Roma 1951, una ditta cerca una dattilografa e moltissime ragazze rispondono all'annuncio, la scala crolla e una di loro muore: l'anno successivo il grande regista De Santis dedica un film a questa "piccola" tragedia. L'Aquila 2009, ore 3.32, un terremoto annunciato distrugge il centro storico e la Casa dello Studente, più di trecento morti (Sabina Guzzanti gira il film "Draquila"). Barletta 2011, ore 12: quale regista racconterà la morte di 5 ragazze costrette a lavorare in nero? Chi vendicherà l'onore perduto dell'Italia? Di eroici cavalieri non abbiamo più notizie. In compenso il Cavaliere di Arcore, il ministro Tremonti e le loro cricche hanno distrutto l'Italia a colpi di condoni edilizi
Dalla disfida di Barletta alla disfatta dell’Italia
20-10-2011
di
Marco Lombardi
Barletta, ore 12 di un estivo lunedì d’ottobre. Crolla una palazzina in cui aveva sede un maglificio abusivo e muoiono cinque ragazze, una, quattordicenne, è la figlia del titolare. Quante analogie con quella mattina di gennaio, a Roma, quando la pressione di un centinaio di aspiranti segretarie, accorse per un annuncio di lavoro, schiantò a terra una rampa di scale trascinando con sé il carico umano. Era il 1951 e da quelle vicenda, che causò una morte e settanta feriti, nacque un’inchiesta giornalistica, un film di successo (“Roma ore 11”, di Giuseppe De Santis) ed una piece teatrale che è ancora in programma. Sessant’anni fa si scelse di non dimenticare.
Era un’Italia diversa, che lottava per uscire dalla fame, ma che aveva ancora tanta dignità e, soprattutto, la speranza nel domani. L’esigenza di un immediato rilancio economico, che avrebbe portato al boom del decennio successivo, non impedì la denuncia, il dolore, la rabbia. Si capiva forse che la rotta dello sviluppo non avrebbe condotto il paese verso un reale progresso. “La cuccagna”, come sceneggiò dieci anni più tardi Luciano Salce, ci avrebbe condannato ad un sonoro scivolone.
Oggi, che il paese si affloscia ancorché a pancia piena (ma presto anch’essa svanirà, contestualmente ai patrimoni risparmiati dai nostri padri), si sceglie l’oblio. La disfida delle non responsabilità, ormai circoscritta alla periferia di Barletta, poiché la notizia è presto scivolata in quinta o sesta posizione nelle scalette dei principali media nazionali, di eroico ha ben poco. Presunte crepe da pittura che si rivelano crepacci mortali, tecnici e funzionari che fiutano la truffa sulla forza dell’esperienza, un imprenditore sconosciuto ad INPS, INAIL e fisco, operaie “a nero” che lavorano stabilmente dalle otto alle quattordici ore al giorno, con tredicesima pagata, ma nessuna tutela, nessun diritto se non quello di ringraziare il benefattore che permette loro di campare.
Eppure gli ingredienti per una fiction ci sarebbero tutti, o almeno per un piccolo plastico in seconda serata, ospiti ingegneri, architetti, economisti ed assistenti sociali. Invece, il nulla. Nel 1951 la parabola economica era appena avviata e le coscienze non tacquero. Oggi la parabola è in caduta libera ed il futuro appare così oscuro che ci manca l’aria per denunciare. Rimane solo il fiato per la disperazione dei parenti delle vittime. The end.
Marco Lombardi, nato nel 1977, laurea in Scienze Politiche conseguita alla Cesare Alfieri di Firenze, vive da sempre nella cintura del capoluogo toscano, dove attualmente si occupa di politiche sanitarie. Ha lavorato nel settore delle politiche sociali, seguendo progettazioni in materia di politiche giovanili, adolescenza, sport, immigrazione e cooperazione internazionale.