La democrazia è un’arena nella quale si entra lasciando fuori il portafogli e la pistola. La definizione di un sociologo americano, a mio parere, è una delle più significative ed efficaci che ho letto. In Italia, non solo nell’arena in molti sono entrati con i portafogli, ma il più delle volte erano pieni di denaro illegale e criminale prodotto da evasioni e frodi fiscali, corruzioni, reati finanziari e reati di mafia. Negli anni, una enorme spesa pubblica improduttiva e una montagna di evasione fiscale hanno partorito uno dei più grandi debiti pubblici del pianeta, che è diventato cancro della nostra economia e debito di democrazia.
Nel 2004, per capire meglio se la mia solitaria e inefficace battaglia avesse qualche fondamento ho inviato una lettera a Paolo Sylos Labini e a Romano Prodi, pubblicata nel “Topino Intrappolato”, Longanesi Editore, con rispettive risposte. La domanda rivolta ad entrambi, corredata di dati e dalle fonti era la seguente: “Si possono fare analisi serie sul futuro della nostra economia prescindendo dai dati sull’economia illegale e criminale?”. Le risposte non si sono fatte attendere. “Conoscevo già i problemi cui accenni e che tratti sistematicamente nel libro, ma vederne l’elenco sintetico e costatare che per ogni problema, sei riuscito a individuare fonti a valutazioni attendibili mi ha molto impressionato; alcune delle stime non sono e non possono essere precise, ma considerate le fonti, credo he gli ordini di grandezza siano quelli. Ce n’è abbastanza per essere angosciati”. Questa la risposta di Sylos.
A sua volta Prodi: “I dati che tu ricordi sono la prova del costo che l’illegalità fa ricadere sulla nostra economia e sulla nostra capacità di sviluppo. L’illegalità e la mancanza di regole feriscono a morte l’economia sana, impediscono lo sviluppo nelle regioni più povere, scoraggiano gli investimenti”. Più chiari di così i due professori economisti non avrebbero potuto essere.
Per dare un’idea di cosa parliamo fornisco alcuni dati che un gruppo di lavoro (G. Ruffolo, F. Archibugi, A. Masneri, E. Veltri) ha raccolto ed elaborato nel 2010.
L’Onu e l’Eurostat distinguono le varie componenti dell’economia non direttamente osservabile in : economia sommersa, computata nel PIL dei vari paesi; economia illegale e criminale; economia informale (quantitavamente residuale). La dimensione dell’economia sommersa in Europa viene stimata fra il 7% e il 16% del PIL degli stati membri (dal 5% dei Paesi Scandinavi e dell’Austria al 20% dell’Italia e della Grecia). L’ultimo aggiornamento documentato è dell’Ufficio Studi della Confindustria, elaborato da un gruppo di studiosi coordinati da Luca Paolazzi, pubblicato il 13 settembre 2010, i quali scrivono: “C’è una parte dell’economia italiana che non ha subito recessione: il sommerso”. E ancora: “Nel 2010 ha registrato un balzo raggiungendo il 20% del PIL e una pressione fiscale effettiva ben oltre il 54% del PIL, pari a più di 125 miliardi di euro”. La più elevata in Europa. A sua volta Banca Italia (Roberto Zizza, Ufficio studi) scrive: “L’uscita dall’economia legale delle imprese determina una riduzione delle entrate dello Stato il quale a sua volta dovrà decurtare i servizi pubblici ovvero aumentare la pressione fiscale riducendo ulterirmente l’incentivo a permanere nell’economia legale. Il sommerso contribuisce al non corretto funzionamento dei mercati dei beni e servizi e del lavoro, favorendo i legami tra attività legali e criminali”.
Passando all’economia criminale- mafiosa, il fatturato si aggira sui 170-180 miliardi di euro ed è uguale al PIL di Estonia, Slovenia, Croazia, Romania. La mafia SpA è la più grande azienda italiana e produce e utilizza 150 miliardi di denaro sporco all’anno (Signora Tarantola, Banca d’Italia) che in parte viene investito in economia legale. Ma al di là dell’apologia degli arresti che è quotidiana nelle dichiarazioni del Ministro dell’Interno e degli organi di stampa, dei beni delle mafie, il cui valore è stimato oltre 1000 miliardi di euro, è stato confiscato appena il 5% del totale e di questo, il 70 per cento non viene nemmeno utilizzato. Inoltre, come scrive il Procuratore Nazionale Antimafia, “nessuna attenzione viene dedicata alla ricerca della rete degli organizzatori, finanziatori e fornitori di stupefacenti” che costituiscono la prima voce di entrata nelle casse di mafia SPA. Sommando economia sommersa e criminale l’evasione fiscale ammonta ad oltre 200 miliardi di euro all’anno. Per avere un’idea, in Francia si aggira sui 50 miliardi. Le recenti manovre finaziarie ignorano totalmente il problema, se non per l’annucio di qualche misura, come la chiusra dei locali, destinata a lasciare il tempo che trova, mentre la quantità di oltre il 30% della riccheza prodotta dal paese, che sfugge al controllo dello Stato, meriterebbe ben altra attenzione e un piano decennale di rientro nelle casse dello Stato di evasione e anche degli introiti della vendita dei beni mafiosi. Come si fa da anni in America. Il governo non si pone nemmeno il problema. E l’opposizione? Eppure sa bene che se dovesse vincere le elezioni troverebbe le casse dello Stato del tutto vuote.
P.S. Dell’economia illegale e criminale, con relativi rimedi, si occupa una proposta di legge di iniziativa popolare sulla quale il Comitato Promotore, da ottobre, raccoglierà le firme.
Elio Veltri, medico chirurgo, è stato sindaco di Pavia dal 1973 al 1980. Eletto alla Camera dei deputati nel 1997, ha partecipato alle commissioni antimafia, anticorruzione e giustizia. È portavoce dell'associazione "Democrazia e Legalità". Tra i suoi libri: "Milano degli scandali" (scritto con Gianni Barbacetto, 1991), "L'odore dei soldi" (scritto con Marco Travaglio, 2001), "Mafia pulita" (scritto insieme al magistrato Antonio Laudati, 2010).