O si ubriacano per sentirsi meno stupidi. L’assassinio di un tranquillo ragazzo italiano in vacanza su un’isola greca nasce così. Scappano dalle città per ritrovare gli stessi rumori e lo stesso vuoto, quasi una droga della quale i più deboli (e sono tanti) non possono fare a meno
Divertirsi in vacanza? “Il divertimento è la felicità di coloro che non sanno pensare”
01-08-2011
di
Gianfranco Ravasi
Per farsi un’idea della miseria dei nostri connazionali, basta dare un’occhiata a come si divertono. Siamo in una delle cosiddette giornate da -bollino rosso- per gli spostamenti autostradali. È una sorta di liturgia che stancamente, ma pertinacemente, si ripete ogni anno. Dare un giudizio altezzoso su queste migrazioni forzate è impietoso, perché la vita urbana contemporanea è effettivamente un -sistema concentrazionario- dal quale è comprensibile evadere. Tuttavia, non si può ignorare il fatto che la meta a cui è destinato questo flusso veicolare e umano è una riedizione in altra scala dello stesso sistema rumoroso, vociante e consumistico. Con questo pensiero un po’ banale e scontato ho ricercato un appunto che mesi fa avevo messo da parte, ascoltando quanto mi diceva la figlia di miei amici che stava preparando la tesi di laurea sul romanzo Felix Holt (1866) di un’autrice inglese ottocentesca che assunse lo pseudonimo maschile di George Eliot. A quanto mi raccontava quella giovane, lo sguardo di questa scrittrice si posava soprattutto sul mondo provinciale britannico, sulle sue piccole manie e miserie, ma anche sul suo colore e calore. La frase che ho citato, però, mi sembra adattarsi anche all’Italia di oggi e forse a tante altre nazioni. Il divertimento che si ha in una vacanza o in una discoteca o su un campo di calcio ha connotati così sguaiati da rivelare più miseria che allegria. L’eccesso di godimento nella sfrenatezza del sesso, della droga, l’ottundimento mentale nel fracasso, la violenza negli stadi non possono più essere rubricati sotto la categoria -divertimento-. Questi tipi di svago meritano il giudizio severo di un altro inglese, il poeta settecentesco Alexander Pope: «Il divertimento è la felicità di coloro che non sanno pensare»!
Gianfranco Ravasi, cardinale e ministro della cultura vaticana. Ha diretto per anni la Biblioteca Ambrosiana. Il brano che pubblichiamo è il suo “Mattutino” quotidiano apparso sull’Avvenire.