Prima candelina. Siamo saliti su questa Arca di Noè dell’informazione italiana alla fine del 2009. Galeotto il comune interesse per la storia oscura della Repubblica (la lunga notte della P2). Il primo incontro col giornale l’estate scorsa. Navigando sul web incontri un articolo di Azzurra Carpo: “Abbiamo perso anche il G8” (http://domani.arcoiris.tv/?p=235). Buffo, un anno fa eravamo tutti rassegnati all’ennesima messa in scena del G8: nonostante le proteste dei sardi, il palcoscenico della Maddalena si apprestava a ospitare i “grandi” della Terra. Poi il disastro dell’Aquila, annunciato ma evidentemente sottovalutato: il prestigiatore di Arcore coglie l’attimo, trasformando il disastro in spot pubblicitario. Pochi mesi dopo il miraggio della “new town” lascerà il posto alla protesta delle carriole.
Da allora ne sono successe di cose. Gli operai sui tetti, la rabbia delle lavoratrici Omsa, degli insegnanti, degli studenti, dei precari. I suicidi di chi perde il lavoro, le dichiarazioni del pentito Spatuzza (“una bomba atomica”, secondo Gianfranco Fini), le parole di Massimo Ciancimino (arrivato a dire in tivvù che “è meglio un giorno da Borsellino che 100 da Ciancimino”), l’attacco mortale alla Costituzione. Le primarie del Pd e la crisi dell’opposizione, il No B Day del 5 dicembre (esordio del Popolo Viola), lo scandalo della “cricca” di Guido Bertolaso, Denis Verdini, Flavio Carboni (di cui varie volte abbiamo scritto) & co. L’informazione inginocchiata del Tg1, la guerra contro Anno Zero, fino all’attualità della indifendibile legge sulle – meglio, contro le – intercettazioni. In mezzo le elezioni amministrative ed europee del giugno 2009 e le regionali dello scorso marzo: severe batoste per l’opposizione (opposizione si fa per dire) e per quel che resta della sinistra italiana. La crisi fa crescere la rabbia nell’Italia che si astiene. Le affinità con il clima che si respirava nel 1992 è inquietante.
Ci hanno consolato, in questi mesi difficili, le recensioni di Paolo Collo, i libri dei nostri Piccoli Editori, il punto di vista delle donne e del femminismo con Giancarla Codrignani e Monica Lanfranco, i racconti dal mondo della mafia e della camorra di Carlo Ruta (cronista minacciato per il suo lavoro) e di Susanna Ambivero. E ci hanno consolato gli autori dei commenti, numerosi e costanti a ogni numero, a ogni articolo aggiunto: Raniero La Valle, Gianfranco Pasquino, don Paolo farinella, Tana de Zulueta, Luigi De Magistris, Norberto Lenzi e tanti, tanti tanti ancora. Quello che ci proponiamo – raccontare un’Italia, una realtà, non sempre ospitata da organi d’informazioni più solenni – lo vediamo realizzarsi a ogni aggiornamento della home page. E allora ci diciamo che il Paese non è morto, che la voglia di discutere e contestare non è seppellita. I testi che raduniamo nella sezione “C’è posta per noi” ne sono un esempio e i messaggi che ci arrivano anche tramite Facebook non fanno che confermare quanto vediamo dall’osservatorio di “Domani”.
Ritorniamo però per un attimo ad affacciarci dal finestrino abbassato un anno fa. Il vento tra i capelli è quello del Tirreno. L’Asinara è un’isola nell’isola, che marca la distanza dal continente. L’Italia piegata saprà rialzarsi? Le ragioni di questo viaggio, un anno dopo, si confermano fondate. A fine giugno un bastimento di italiani sbarcherà (http://www.losbarco.org/) a Genova. Mare e terra benedetti da Fabrizio De André, amate e odiate come la “sua” Sardegna, come il “suo” Paese. Proprio dalla testarda Sardegna era partito il racconto di Azzurra: qui, in Barbagia, ci sono i ginepri senza nome, dirimpetto al maestrale. Il vento fischia ancora. Resistere, oggi come oggi, significa innanzitutto “fare di precarietà virtù”… Il nostro viaggio prosegue.
Prosegue nei racconti di Cleophas Adrien Dioma, che con la sua “faccia da immigrato” sa darci la prospettiva di chi oggi rientra in una delle fasce sociali più deboli e attaccate: quella degli stranieri. E lo fa da una città, Parma, che in qualche modo richiama l’iniziale rassegnazione e poi il riscatto che l’ultima sentenza sul G8 di Genova ha consegnato: e ci riferiamo al caso di Bonsu Emmanuel Foster, il giovane ghanese pestato da agenti della polizia municipale durante un’operazione antidroga che, dopo aver avuto il coraggio di denunciare, sembra destinato a veder riconosciuta l’ingiustizia a cui è stato sottoposto.
“Domani”, che compie un anno, si cala nel mondo dell’informazione al di fuori dei circuiti pubblicitari (scelta perseguita da Arcoiris TV) ed è tutto questo. Ma è anche altro: passa per i dibattiti pubblici sul futuro della politica (http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Flash&d_op=getit&id=13145), ma anche per il ricordo delle stragi italiane, dalla stazione di Bologna a Piazza della Loggia, e per eventi come l’abbattimento del Dc9 nei cieli di Ustica. E lo è perché abbiamo scelto di raccontare storie che riguardano tutti, trasversali, che non risparmiamo potenti sopravvissuti all’uragano P2 o personaggi del mondo dello spettacolo che buttano il talento e trasformano il business dell’arte in “cosa loro”. Abbiamo scelto di metterci dalla parte del lettore, ma soprattutto del cittadino, e di cercare una lettura della quotidianità con i suoi occhi. Dunque, del cittadino abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di tutti voi, delle vostre storie e delle vostre critiche anche, per continuare a fare un lavoro in cui crediamo: raccontare per informare e dibattere. Pensiamo non ci sia regalo migliore a ciascuno di noi in tempi di attacchi a diritti che sembravano inviolabili.