Il capitalismo di mercato e il capitalismo di stato non prevedono soluzioni per salvare il mondo dalla catastrofe ecologica. Usa e Cina nemici dell’umanità?
Ho sempre pensato che la fine del mondo fosse lontana aiutato dal dubbio che pone la fede: può Dio distruggere la sua creatura? Purtroppo mi sto convincendo che a Dio non serve scatenare un altro diluvio. Ci pensano gli uomini ad organizzare la catastrofe finale. E lo stanno facendo. I tesori della terra sono ormai proprietà privata di grandi imprese ed oligopoli. 4 miliardi di esseri umani vivono sotto il filo della povertà mentre un milione e 200 mila persone soffrono la fame perché è a loro proibito l’accesso all’acqua e alla terra da coltivare. Non hanno i pochi soldi che servono per la semina, ignorano le nuove tecniche che arricchiscono l’agricoltura e non sanno come commercializzare i loro prodotti schiacciati dall’onnipotenza delle reti multinazionali. La decisione di Stati Uniti e Cina di sminuire l’importanza della Conferenza di Copenhagen dedicata al cambiamento climatico fa precipitare l’agonia della Terra. Cina e Stati Uniti sono i principali emissari di Co2 nell’atmosfera. Loro i grandi accusati del riscaldamento globale. Il loro sfumare l’urgenza dei problemi che quasi tutti i paesi del mondo chiedono di cominciare a risolvere a Copenhagen abbrevia l’agonia del pianeta. Aspettiamo le conclusioni, ma nessuno è ottimista.
Per fortuna il 25 novembre il presidente Obama, messo sotto tiro, comincia a cambiare idea e racconta cosa ha detto a Pechino. Gli Stati Uniti, responsabili del 23 per cento delle emissioni mondiali di Co2 nell’atmosfera, si impegneranno a ridurre al 17 per cento il veleno che soffiano in cielo entro il 2020; al 30 nel 2025; al 42 per cento nel 2030.
Come mai all’improvviso cambia idea scontentando la grande industria e i petrolieri del suo paese? Prima di tutto gli ecologisti gli hanno fatto capire il mondo della fuliggine nel quale avrebbero vissuto le sue bambine. Ma sono stati i guru della diplomazia a fargli notare la brutta impressione che poteva sgretolare la sua immagine nel mondo: Obama che non appare nella foto di gruppo di Copenhagen assenza contrapposta all’Obama radioso il giorno del Nobel, giorni dello stesso dicembre mentre riceve assegno e diploma in concomitanza con la celebrazione dei diritti umani.
È strano: tutti i premi Nobel vengono consegnati a Stoccolma meno il Nobel per la Pace che si assegna ad Oslo. Per una piccola e cinica ragione. La fortuna economica della Fondazione Nobel, sede in Svezia, è il risultato dell’eredità lasciata dall’inventore della dinamite, Alfredo Nobel, utilizzata nelle guerre. Non avendo figli, Nobel destinò “i diritti d’autore”, definiamoli tristemente così, ad una organizzazione impegnata a favorire ricercatori e scienziati di valore le cui scoperte migliorano la vita degli uomini che la sua dinamite vuol solo distruggere.
Perché il primo accordo tra Obama e la Cina accantonava come fastidio l’incontro di Copenhagen? Sono due paesi capitalisti. Usa fedeli alla legge di mercato; Cina ortodossa nel capitalismo di stato. Li unisce un obiettivo fondamentale: guadagnare di più, guadagnare sempre. E mai tagliare gli utili, non importa se l’ambiente ormai non sopporta il ritmo della produzione.
Il capitalismo, in quanto sistema, non contempla soluzioni per la crisi ecologica. Sa che ridurre le emissioni vuol dire ridurre i guadagni, la crescita del Pil e l’accumulazione delle ricchezze. Se Marx fosse vivo dovrebbe riconoscere che la crisi del capitalismo non dipende dalle contraddizioni della forza produttiva, ma dal progetto tecnico scientifico che beneficia quasi esclusivamente il 20 per cento della popolazione mondiale. Progetto che privilegia una visione della vita segnata dall’opulenza e dal lusso. Logica da riassumere nello slogan: “consumo, quindi esisto”. Come diceva Gandhi: “la Terra può soddisfare le necessità di tutti, non la voracità dei consumisti”.
Ne è esempio la crisi finanziaria ed economica. Di fronte alla minaccia di banche che falliscono, come hanno reagito i governi delle nazioni opulente? Hanno distribuito gli aiuti indispensabili a famiglie numerose e povere in modo da evitare la loro completa emarginazione sociale? Sappiamo che non è andata così. Gli aiuti – e che aiuti: 18 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti – sono andati alle banche responsabili del crollo. Erano con l’acqua alla gola e talmente disperate che Eduardo Galeano ha lanciato un appello: “ognuno di noi adotti un banchiere”.
Adesso il mondo in cui viviamo sta superando i limiti della sopportabilità. Per il momento non sappiamo dove trovare risorse indispensabili al di fuori del pianeta che ci ospita. Obiettivo almeno salvare ciò che non è andato ancora distrutto dalla febbre del guadagno: fonti di acqua potabile con l’impegno di recuperare ripulendo fiumi e mare. E salvare le foreste sopravvissute. E ripopolare le aree verdi bruciate dalla speculazione.
Ecologia viene dal greco “oikos”, che significa casa, e “logos”, conoscenza. È dunque la scienza che sorveglia la salute della natura e se tutto ciò che esiste attorno all’uomo può coesistere e non minacciare l’ambiente, è proprio il rapporto tra ambiente e organismi vivi (piante, animali, uomo incluso) il nodo che soffoca l’umanità. L’equilibrio che protegge l’interdipendenza fra ogni essere della natura è stato bruciato dal capitalismo, di mercato o di stato, liberale o marxista, non importa. Bruciato per un’interpretazione equivoca della Bibbia: l’idea che Dio ha creato e consegnato il creato agli esseri umani affinché lo dominassero. E l’uomo ha trasformato questo dominio in sinonimo di esproprio, stupro, spoliazione. Fiumi e mari inquinati; avvelenata l’aria che respiriamo. Comincia l’Apocalisse.
È una delle voci libere della Teologia della Liberazione. Frate domenicano, giovanissimo, è stato imprigionato e torturato dalla dittatura militare brasiliana. L'impegno umano, inevitabilmente politico, verso i milioni di diseredati che circondano le città e vivono nelle campagne del suo paese, lo ha reso pericoloso agli occhi dei generali che governavano il Brasile.
Ha scritto 53 libri. La sua prosa diretta e affascinante analizza l'economia e la politica, la vita della gente con una razionalità considerata " sovversiva " dai governi forti dell'America Latina, e non solo. Non se ne preoccupa. L'ammirazione dei giovani di ogni continente lo compensa dalla diffidenza dei potenti. Venticinque anni fa ha incontrato e intervistato Fidel Castro, libro che ha fatto il giro del mondo. Lula, presidente del Brasile, lo ha voluto consigliere del programma Fame Zero. Frei Betto è oggi consigliere di varie comunità ecclesiastiche di base e del movimento Sem Terra.
Ha vinto vari premi. L'Unione degli Scrittori Brasiliani lo ha nominato Intellettuale dell'anno. Il suo libro " Battesimo di Sangue ", tradotto in Italia, è diventato un film.