«Si sono dimenticati di noi. Tagliano gli aiuti per chi vive in miseria. Abolito il ministero, il sottosegretario Mantica si occupa dei nostri problemi (senza mai risolverli) quando ha 5 minuti di tempo. Chissà cosa fanno a Roma i nostri 18 parlamentari»
Nessuno dei 61 governi dal 1948 ad oggi ha avuto cura degli italiani nel mondo. Ma noi dobbiamo essere soddisfatti di noi e possiamo riderci su. Mettiamoci il cuore in pace. Non è più il caso di continuare a sperare che qualcuno risolva gli annosi problemi di noi italiani nel mondo. Si risolveranno “automaticamente” nei prossimi 10/15 anni, quando l’intera generazione degli emigranti di prima generazione sarà ritornata alla “casa del Padre”. La seconda e la terza generazione conoscono “marginalmente” e sono “pochissimo” interessate alle cose italiane, e tanto meno a quelle politiche. L’abbiamo capito: non siamo nei pensieri del governo in carica come non lo siamo mai stati in quelli degli altri 60 che l’hanno preceduto. Da sempre siamo una “riserva indiana” da usare per coloro che con noi debbono farsi le “cose loro”. COMITES (Comitati degli Italiani all’Estero), CGIE (Comitato Generale Italiani all’Estero), i 18 parlamentari eletti all’estero, a che cosa ci sono serviti? Cosa hanno fatto per noi? E le numerose visite, quasi mensili, di parlamentari, “delegazioni” regionali, comunali, sindaci, assessori ecc.? Vengono in “missione” (leggi: gita gratuita) e noi a riceverli come fossero tanti “re” con corte al seguito. Li “scarrozziamo” di quà e di là per chilometri e chilometri per mostrare, agli “illustri ospiti”, i luoghi più prestigiosi e belli del Paese in cui viviamo. Gli offriamo rinfreschi, pranzi e cene. Mentre li “incensiamo”, i “dignitari” ci ricolmano di elogi e ci regalano “patacche”. “Solennemente” ci promettono di tutto e di più (tanto non costa niente!!), “giurando” che, una volta ritornati in Italia, manterranno “senz’altro” la parola data.
Chi ha esperienza di queste “missioni a tarallucci e vino” sa che hanno tutte il solito finale da “commedia” all’italiana. Una volta ritornati ai loro luoghi di residenza, oberati dai loro molteplici impegni “impellenti”, non si ricorderanno neppure una parola. Finita la festa gabbato lo santo! Se la vita è una commedia non dobbiamo farne una tragedia, diceva Bernard Shaw. Facciamoci, dunque, delle belle risate e prendiamo tutto con grande “humour”. Tanto più che è provato che il “ridere” è la più grande e straordinaria “medicina”. La parola “umorismo” deriva dal latino: umidità, liquido. Ippocrate, il famoso medico dell’antica Grecia, aveva intuito che i fluidi, cioè gli umori (humour, appunto) influenzano la salute e l’indole degli uomini. La mancanza dell’umorismo, secondo i diversi studiosi (filosofi, medici, scrittori) aggrava la malattia. Direi quindi che l’ironia e l’autoironia sono ingredienti essenziali per trascorrere una vita più “rilassata” e “sana” ed è lo stile di vita dell'”ottimista realista”. Ne sono soprattutto convinto ora che ho molto meno entusiasmo di un tempo ed anche molto meno umorismo di un tempo. Rimango sempre convinto che se il mondo si mettesse a ridere guarirebbe di tutti i suoi mali. Noi italiani nel mondo, anni fa, eravamo convinti che se potevamo scegliere ed eleggere al Parlamento italiano i nostri rappresentanti, saremmo stati meglio tutelati. Eravamo convinti che, una volta che i nostri “rappresentanti” fossero arrivati in Parlamento, tutti i nostri problemi si sarebbero risolti. Dopo quasi 40 anni di dura lotta politica, Mirko Tremaglia riuscì a farci ottenere il “diritto” di voto. E così il nostro “sogno” finalmente si avverò nel 2006 ripetendosi nel 2008. Doveva essere un avvenimento importante e “serissimo” le elezioni dei nostri 18 rappresentanti. È stata, invece, una vera e propria “farsa” tra il “comico” ed il “tragico”. Se ne sono viste di tutti i colori, inutile rievocare quello che è accaduto. È stato il “trionfo” della proverbiale “fantasia” italiana. Un campionario di come si possa “truffare” prima, durante e dopo le elezioni. Le strade dell’inferno sono lastricate dalle buone intenzioni. Infatti le ottime intuizioni di Mirko Tremaglia, una volta in contatto con la realtà, si sono rivelate, purtroppo, pure e semplici “utopie” (ndr: ricordo dello sfogo di Tremaglia quando il “suo Berlusconi”, presidente del Consiglio, boccia il voto a chi vive all’estero: “Piduista…”, è la parola più gentile).
Da quando abbiamo i nostri rappresentanti in Parlamento, la situazione degli italiani nel mondo è andata via via sempre più peggiorando. I fondi destinati agli italiani all’estero, dal 2006 (quando c’era Prodi) ad oggi, sono stati drasticamente ridotti, forse per bilanciare il costo dei 18 parlamentari? Per il 2010 la Finanziaria ridurrà i fondi senza alcun “pietà” anche per quanto riguarda l’assegno di solidarietà ai più indigenti. Il tutto conferma la generale indifferenza dell’attuale governo per gli italiani nel mondo. Siamo passati da un Ministro per gli Italiani nel Mondo nel 2001 (che in cinque anni non ha concluso nulla di concreto) ad un semplice “sottosegretario” con “delega” nel 2008. Ciò significa che, Alfredo Mantica, penserà a noi quando gli “avanzerà” cinque minuti. I 18 nostri rappresentanti, invece di fare “fronte comune”, ognuno hanno seguito le logiche dei rispettivi partiti politici. Spesso sono stati assenti in aula e non hanno preso la parola, ma hanno fatto di peggio. Alcuni di loro, durante il recente voto di una richiesta di aumento di 6 milioni di euro dei fondi per l’assistenza degli italiani nel mondo, si sono “astenuti” e persino “votato contro”. Il peggio “assoluto” sta che, in quattro anni in Parlamento, nessuno dei progetti di legge di loro iniziativa è stato ancora approvato. I 18, una volta vinte le elezioni e arrivati in Parlamento, hanno dimenticato tutte le promesse e gli impegni presi con i loro elettori, e hanno subito una “trasformazione”: da “protagonisti”, che dovevano essere, a delle insignificanti “comparse”. Non sono riusciti a farsi apprezzare dai loro “colleghi” eletti in Italia, tanto che sono stati da loro bollati: “turisti lautamente pagati”. Bobo Craxi, sottosegretario agli Esteri del governo Prodi, a proposito dei parlamentari eletti all’estero, si lasciò scappare: “… tanto non contano un cazzo”.
Giampiero Pallotta, italiano all’estero, fa parte della Rete Cicero