Salvatore GIANNELLA – E la Lega ordinò: “Via gli occhi elettronici che spiano chi porta i soldi in Svizzera”
25-02-2010«Più vincoli, più controlli», urla dagli schermi dei tiggì e dalle pagine dei giornali di domenica 21 febbraio Roberto Calderoli, ministro leghista alla Semplificazione. Essendo lui un dentista, chiarisce meglio la metafora: «È come per i denti, prevenire è meglio che curare. Noi vogliamo dare un segnale di serietà: che questa volta il problema della corruzione lo si affronta alla radice imponendo nuovi controlli… E poi, se c’è chi sgarra, lo si colpisce duramente, lo si stanga. Se ti becco ti legno».
A leggere queste parole impegnative e solenni anti-corruzione e anti-evasione fiscale del ministro (che sarà ricordato dagli storici anche per aver steso l’attuale legge elettorale italiana da lui stessa definita “una porcata”) affiora alla mente il titolo del saggio del filosofo Harry Frankfurt: “Bullshit”, parola traducibile con “balle”. Balle perché negli stessi giorni degli strombazzati impegni anti-corruzione, è passata inosservata questa notizia data da “Il Mattino”, quotidiano della Svizzera italiana: “Successo leghista: via i FiscoVelox dai confini tra Italia e Svizzera”!
Prima di inoltrarci nei meandri di questa illuminante notizia approfondiamo la conoscenza con la parolina nuova FiscoVelox, o “autovelox fiscali”. Gli italiani che transitano ai valichi di frontiera con la Svizzera avevano saputo il 13 ottobre del 2009 dell’arrivo (molesto per evasori fiscali e riciclatori) di questi occhi elettronici come nuovissimo mezzo di controllo. Quel giorno il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Como, colonnello Rodolfo Mecarelli, aveva informato i cronisti che per favorire la lotta all’evasione erano arrivati, in aiuto alle Fiamme Gialle, i nuovissimi FiscoVelox, furgoni che, grazie a un sistema di rilevamento elettronico montato a bordo del veicolo, sono in grado di riprendere i numeri di targa di tutte le auto in transito al valico. «Così, grazie a una serie di riscontri» – aveva spiegato Mecarelli – «abbiamo uno strumento molto utile nei due valichi principali del Comasco e a Drezzo nel contrasto ai principali reati doganali, a partire dall’importazione o esportazione illegale di denaro, di titoli, ma anche di altri beni di grande valore e di facile trasportabilità come oro, argento e preziosi».
I Fiscovelox non vigilano soltanto sui confini italiani. Sono già dislocati, senza grande pubblicità, nelle regioni del sud Italia per il contrasto al denaro sporco delle mafie e della criminalità organizzata, e anche ai confini della Repubblica di San Marino: in sostanza, dove è maggiore il pericolo di fraudolenti trasferimenti via terra di denaro e titoli da e per il nostro Paese.
Dell’entità di questi traffici di valuta possono essere utili alcuni dati: dall’inizio del 2009 fino al 15 settembre, la Guardia di Finanza ha eseguito 4.620 controlli verbalizzando, anche in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane, 1.460 soggetti, con il sequestro di valuta nazionale ed estera e titoli per un valore complessivo pari a 396 milioni di euro (il 26% in più sul 2008). A questi dati, fanno sapere le Fiamme Gialle, occorre aggiungere anche i sequestri di notevole entità di titoli verosimilmente falsi effettuati dalla Guardia di Finanza a italiani e (pesci ancor più grossi) a stranieri. Questi i principali: il 13 marzo 2009 sono stati intercettati titoli Usa nel bagagliaio dell’auto di un consulente finanziario elvetico per un valore di 100 milioni di dollari; nell’aprile, nella 24 ore di un professionista romano diretto in Svizzera, bond giapponesi per un valore di 14 miliardi di euro; il 4 giugno scorso, nella valigia di due giapponesi, dollari e bond statunitensi per 134 miliardi di dollari; nell’agosto scorso, sono stati sequestrati a due filippini, poi arrestati, titoli di credito Usa falsi, del valore di 116 miliardi di dollari. Non sono bastate le garanzie della Guardia di Finanza per il rispetto delle norme a tutela della privacy (il dispositivo, come il più conosciuto Telepass, permette di riprendere i numeri delle targhe delle auto in transito, ma non è in grado di riprendere i conducenti; e le immagini vengono conservate per un massimo di 15 giorni, poi distrutte). Non è bastata la rassicurazione che la presenza del Fiscovelox è opportunamente segnalata da cartelli agli automobilisti di passaggio. Niente da fare, quello che poteva (e ancora può) essere un efficace mezzo di aiuto alle indagini antiriclaggio tese a verificare attraverso controlli incrociati l’eventuale provenienza del denaro da crimini tipici della corruzione e della criminalità organizzata, come racket e usura, è stato visto con fastidio.
È partito così il fuoco incrociato della Lega Nord e della Lega ticinese, con trattative e incontri a Lugano da parte di Umberto Bossi e Giancarlo Giorgetti per la prima formazione politica e dal presidente Giuliano Bignasca e dal futuro consigliere nazionale Norman Gobbi per la seconda, che hanno portato alla notizia diffusa dal Mattino di Lugano il 10 febbraio scorso e ripresa dal Tg regionale della Lombardia. Leggiamola: “Gli intensi rapporti di collaborazione e i vari incontri degli ultimi mesi intercorsi tra i vertici della Lega dei Ticinesi e della Lega Nord hanno portato a un importante successo odierno. Le pressioni esercitate su ambo i lati del confine insubre hanno permesso che l’Agenzia delle Entrate dello Stato italiano abbia rivisto la sua posizione sulla posa e l’uso dei FiscoVelox tra Cantone Ticino e Province lombarde. Lo ha confermato oggi il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera al termine dell’audizione avvenuta in commissione Finanze della Camera dei Deputati, presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti. Il deputato leghista comasco Nicola Molteni ha posto precise domande al direttore dell’erario sull’utilizzo dei FiscoVelox; Befera ha risposto che il problema è superato, lasciando intendere che il ministero dell’Economia ha preso atto dell’inopportunità dello strumento e sta provvedendo alla rimozione dei FiscoVelox”. Il bollettino della vittoria anti-Fiamme Gialle così prosegue: “Si tratta di un’importante vittoria dell’asse leghista che dimostra la bontà e la serietà degli intenti. Prossimamente i vertici leghisti ticinesi e padani torneranno a discutere di ulteriori misure e accordi che permettano di risolvere positivamente i difficoltosi rapporti di vicinato, generati dall’immobilismo e l’incuranza dei rispettivi Stati nazionali, mirando a gettare nuovi basi per il rilancio della cooperazione insubrica”.
Chiudiamo tornando all’urlo iniziale di Calderoli, quel “più vincoli e più controlli” che lui ministro, su mandato del Consiglio dei ministri, si appresta a portare nel decreto legge anti-corruzione tra qualche giorno. È troppo auspicare che nei controlli anti-corruzione e anti-evasione siano ripristinati i FiscoVelox alla frontiera con la Svizzera, visto che questi stessi occhi elettronici, considerati come «intrusivi nella privacy dei frontalieri e creatori di tensioni con i vicini ticinesi» (deputato Molteni), sono operanti al Sud e al confine con la Repubblica di San Marino («Bankitalia sorvegliasse quello che viene evaso a San Marino, Paese che talvolta pare avere dei patronage particolari», altro urlo indignato e geograficamente limitato di Calderoli)? O è da prendere atto che in Italia non c’è posto per quella giustizia fiscale invocata e votata a grande maggioranza dal Parlamento europeo a Strasburgo proprio il 10 febbraio scorso, su iniziativa della spagnola Magdalena Alvarez e dell’italiano Leonardo Domenici?
Salvatore Giannella, giornalista professionista dal 1974, è nato in Puglia nel 1949. Vive e lavora a Milano dal 1975. Studi classici, laurea in lettere moderne. È sposato, ha due figli e due nipoti. Diventa pubblicista collaborando con il settimanale «Oggi». Dopo aver partecipato a Genova all’esperimento di un giornale in cooperativa, «Il lunedì», nel 1975 è chiamato all’«Europeo» da Tommaso Giglio, e diventa direttore del settimanale dieci anni dopo, dopo la pausa di un anno (1984) nella direzione di "Genius", il mensile scientifico dell'Espresso. Nel 1986 viene scelto da Giorgio Mondadori per dirigere «Airone», il primo e più diffuso mensile di natura e civiltà. Lascia «Airone» nel 1994 e crea l’Editoriale Delfi, struttura specializzata in progetti ed eventi, servizi e realizzazioni per l’editoria e per l’economia dei turismi. Nel 1999 scrive il libro "L’Arca dell’Arte", in collaborazione con lo storico pesarese Pier Damiano Mandelli, per raccontare la storia del soprintendente delle Marche che, nel corso della seconda guerra mondiale, diede rifugio e salvezza nel Montefeltro a migliaia di opere d’arte. Allo stesso argomento dedica la sceneggiatura del film-documentario per Rai Educational "La lista di Pasquale Rotondi" che vince il premio della Presidenza della Repubblica all’Art Doc Film Festival di Roma 2005, come «miglior film dedicato all’arte italiana». Per la stessa Rai Educational scrive la sceneggiatura del film "Odissea negli abissi" dedicato a Vassilj Arkhipov, il capitano della marina sovietica che durante la crisi dei missili a Cuba con il suo NO al lancio di un missile atomico dal sottomarino assediato evitò lo scoppio della terza guerra mondiale. Dal 1997 è tra le principali firme di «Oggi» (Gruppo Rizzoli - Corriere della Sera) per i temi della cultura e delle scienze. Tra i riconoscimenti ricevuti, il premio Zanotti Bianco (1978) e, dieci anni dopo, il premio dei Club Unesco. Nel 2007 ha ricevuto a Rimini la medaglia d’oro del comitato scientifico internazionale del Centro Pio Manzù, presieduto da Mikhail Gorbaciov, «per aver alimentato la mente degli italiani chiarendo preoccupazioni, scovando personaggi e scavando nella storia e nelle storie, creando sostegni con racconti carichi di realtà e di favola». Paulo Coelho lo ha salutato come «cronista della luce». Ama Italo Calvino dal quale ha raccolto l’invito a illuminare «personaggi e mondi che tenebre non sono e a dar loro forza». Nel 2008 esce da Chiarelettere (www.chiarelettere.it) "Voglia di cambiare", il diario di viaggio nell'Europa eccellente che ha risolto problemi che i nostri politici non risolvono da decenni. Nel 2009 ha pubblicato, per Allemandi editore, “I Nicola”, storie straordinarie di restauri d’arte nella storia di una famiglia che, oltre a dare lavoro a metà del paese in cui opera (Aramengo, tra Torino e Asti) ha il merito di aver cancellato la triste fama di quel borgo dove i severi giudici sabaudi spedivano al confino i falliti (da qui la dizione popolare “andare a ramengo”, cioè fallire, andare in malora). Oggi ad Aramengo vanno i capolavori dell’arte, da Giotto a Picasso, per ritrovare colori e salute. Nella primavera 2010 sono usciti due libri da lui curati: "La valle del Kamasutra", di Tonino Guerra, Bompiani, un volume antologico per festeggiare i 90 anni di quel grande poeta e sceneggiatore; e "Consigli per un Paese normale", di Enzo Biagi, Rizzoli, raccolta dei dialoghi tenuti da Giannella con quel maestro di giornalismo.