La deriva autoritaria nel nostro Paese va fermata. La destra berlusconiana – peronista e xenofoba – sta smantellando a martellate la Costituzione Repubblicana. Lo svuotamento con leggi ordinarie e prassi illegali della Carta nata dalla Resistenza al nazifascismo sta procedendo a ritmi rapidi. Dobbiamo costruire al più presto l’alternativa politica. La nuova casa del centro-sinistra deve, però, avere fondamenta solide. Il berlusconismo imperante non lo si può sconfiggere politicamente con meri accordi di desistenza, con armate Brancaleone o patti costruiti sull’argilla destinati a sbriciolarsi al primo alito di vento.
Il filo conduttore della nuova alleanza tra le forze democratiche deve essere costituito dalla questione morale e dalla rivoluzione culturale e dei valori. Questione morale che non può essere limitata al casellario giudiziario pulito – che in tempi di processi lampo molti criminali avranno. Pur rappresentando una precondizione dell’agire politico, significa anche sposare un progetto caratterizzato dall’affermazione dell’etica pubblica e dal raggiungimento dell’interesse collettivo, in primo luogo dei più deboli.
Rivoluzione culturale vuol dire rimuovere il sub-modello berlusconiano e far rivivere l’orgoglio di essere italiani. L’essere al posto dell’avere; la persona prima del denaro; il rispetto delle regole invece che il culto dell’illegalità; la meritocrazia in luogo dell’estetica vacua così cara all’utilizzatore finale. Il programma politico della coalizione deve fondarsi su difesa e attuazione della Costituzione Repubblicana. Attraverso un’azione costituzionalmente orientata si può incidere subito su tematiche decisive per il nostro Paese: dal lavoro allo sviluppo, dalla giustizia alla tutela dei diritti. La ricostruzione dei diritti è l’architrave dell’ambizioso progetto politico di ricostruzione democratica.
Un’alternativa politica che necessita, quindi, di idee semplici e chiare, ma anche di persone credibili in grado di portarle avanti con determinazione e coerenza. Il lavoro di gruppo sarà decisivo, evitando inutili personalismi e anche con un forte rinnovamento della classe dirigente e dei criteri della sua selezione. Una coalizione politica di centro-sinistra che sappia creare un patto serio e duraturo con il movimentismo sempre più presente nella società civile. Tutto questo può avvenire in vari modi e su questo si deve lavorare. La democrazia partecipativa sarà il nerbo della costruzione di un nuovo corso politico nel nostro Paese. La Politica come luogo di trasformazione della società e di perseguimento del bene pubblico. Il popolo in movimento sarà linfa vitale e iniezione di passione per una coscienza civile che cresce nel nostro Paese.
La rottura di un sistema mafioso e corrotto – ormai estesosi come un cancro in tutto il Paese – sarà la spinta ideale dell’agire della politica che intendiamo rappresentare nel governo della cosa pubblica. Le imminenti elezioni regionali sono, pertanto, un passo importante in questa direzione. Una valida affermazione del centro-sinistra sarà motivo di fiducia e di ottimismo. L’accordo elettorale tra le principali forze di centro-sinistra per le regionali in quasi tutto il territorio nazionale dovrà trasformarsi presto in una solida e chiara alleanza politica.
Il Partito Democratico avrà un ruolo fondamentale nel prossimo futuro. Vedremo che volontà ci sarà di offrire segnali importanti anche con riguardo al rinnovamento della classe dirigente. L’Italia dei Valori farà la sua parte, in prima linea nella difesa dello stato di diritto e nella costruzione di un programma politico finalmente alternativo. Decisivo sarà anche il contributo della sinistra radicale. L’eliminazione dell’eccessiva frammentazione a sinistra sarà un altro obiettivo da perseguire da parte della coalizione. Non possiamo contrapporre alla voce del padrone del PDL – al di là dei distinguo apparenti di Fini – una divisione al nostro interno non più tollerabile.
L’emergenza democratica, morale e criminale richiede un’unione forte e la fine della logica dei distinguo su tutto e per tutto. La scommessa sarà anche quella di avere la capacità di entusiasmare la gente alla politica, convincere il popolo – dai moderati agli estremisti – che, finalmente, nel centro-sinistra si è costruita un’alternativa a Berlusconi. A oggi questa è mancata o è stata debole. Non si è proposto un cambiamento vero, per certi versi si è addirittura inseguito Berlusconi sul suo terreno, commettendo un errore politico gravissimo.
L’interesse supremo della nazione e il perseguimento del bene pubblico devono prevalere sui singoli e sulle bramosie dei gruppi di potere che hanno fatto la rovina del centro-sinistra in questi anni.
Luigi de Magistris, oggi europarlamentare IdV, nasce a Napoli nel 1967. Si laurea in giurisprudenza a 26 anni ed entra in magistratura. Lavora per 15 anni come pm presso i Tribunali di Napoli e Catanzaro, occupandosi di indagini delicatissime come Toghe Lucane, Why Not e Poseidone, incentrate sul legame tra politica, massoneria e criminalità organizzata in merito ai finanziamenti pubblici. Trasferito quando le inchieste arrivano a coinvolgere nomi di spicco del mondo politico italiano, lascia la magistratura per dedicarsi alla politica. Nel giugno del 2009, con quasi 500 mila preferenze, entra al Parlamento Europeo come indipendente dell'Italia dei Valori e viene eletto presidente della Commissione Europea per il controllo sui bilanci.