Tra un lodo e l´altro, infuriano le dichiarazioni incendiarie ai tg. Sfilano i soliti noti e, come sempre, particolarmente calzante suona il parere di Maurizio Gasparri, nel solco della tradizione berlusconiana. Quella per cui ogni sentenza che riguarda il boss, se di condanna, è una sentenza a orologeria. Infatti, pensate, hanno aspettato vent´anni (miccia lunghissima) per colpire Berlusconi nel momento esatto in cui, poveretto, la moglie gli chiede il divorzio (non senza averlo prima accusato di satrapismo e satirismo). Mentre la Consulta ha dovuto decidere sul lodo Alfano che gli ha consentito finora di governare in tanta tranquillità da potersi pure incontrare, di tanto in tanto, con la piccola Noemi (e non solo), giusto per consolarsi degli incontri con Bossi. E ora, dovrà pure pagare 750 milioni di euro. In fondo, mica tanti: fatte le debite proporzioni, all´Unità ne ha chiesti di più. E non abbiamo corrotto nessuno!
(Ndr e per salvare il Cav della multa da pagare a De Benedetti, Beppe 777 guida i lettori del Giornale di Berlusconi-Feltri. “Facciamo una colletta, 42 euro ogni voto e l’Italia respinge il comunismo e il nostro Silvio è salvo”. Ultimo sacrificio per il popolo della libertà, alluvionati siciliani compresi.)
Disastri: quando Minzolini parla
La manifestazione per la libertà di informazione ha coinciso con l’ennesimo disastro ambientale, che trascina vite e beni di un Paese alla deriva. E anche le stragi degli italiani sono ormai un genere televisivo, una fiction che ha già la sua sceneggiatura scritta. Si parte con la rappresentazione del dolore, che fa pure audience. Si dà, di necessità, voce al presidente Napolitano che indica la priorità delle opere da realizzare e quelle faraoniche da evitare. Poi arrivano i dibattiti, con le autorità locali e nazionali che giocano al rimpallo delle responsabilità E’ sempre colpa delle’amministrazione precedente, se non della fazione avversa dello stesso partito. E alla fine arriva Lui, che dice una battuta ai superstiti, spreme, se ci riesce, una lacrima di suo, e promette nuove città per la gioia degli speculatori che hanno provocato il disastro. Questo per i fatti che non si possono tacere, mentre per il silenzio c’è Minzolini (ndr direttore del Tg1 che peggiora il peggio appena apre bocca).
Gasparri non delude mai
Bersani a Otto e mezzo ha detto di avere una fiducia assoluta in Franceschini. Meno male, perché abbiamo tanto bisogno di certezze. Come si può sempre essere certi che Gasparri non deluderà la sua fama e i suoi fan. E così ha fatto anche a Ballarò: ha cominciato in souplesse, ma poi ha sbracato come sempre. Messo a confronto con persone di grande statura, è stato costretto a fare uno scarto per tornare al suo livello. Il metodo è noto: agitare dossier perfino contro i morti, che tanto non possono smentirlo. Messo alle corde sulla vergogna dello scudo fiscale, si è scrollato di dosso l’imbarazzante materia per accusare tutto e tutti. In particolare il procuratore Caselli, colpevole, si capisce, di aver sprecato anni a combattere la mafia. E, quando il magistrato ha cercato di replicare, Gasparri si è messo a urlare come un’aquila: «Lei mi sta minacciando!». Si vede che per lui ogni pensiero è una minaccia!
Colpa del ‘68 se il Cavaliere esagera con le escort
A Otto e Mezzo, il riesumato De Michelis spiega ai telespettatori perché in termini politici e sociali, l’ Italia è tanto indietro rispetto alla Germania. Ha sostenuto che la colpa è di tangentopoli, il monstrum che ha interrotto lo sviluppo del Paese. Insomma, la magistratura avrebbe dovuto lasciar tubare i ladri presi con le mani nel sacco del Paese e oggi tutti saremmo più ricchi e più civili. Il secondo esempio di fissa ideologica della destra è emerso nel corso dell’infedele di Gad Lerner per bocca dell’on. Micaela Biancofiore ( Pdl), secondo la quale, se il maschilismo dilaga nel Paese e nelle tv di Berlusconi, “ la colpa è del vostro ’68 “ In effetti, se si potesse tornare a prima di Tangentopoli e del ’68, intanto avremmo tutti 40 anni di meno e poi Silvio non avrebbe sposato Veronica, la velina ingrata.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.