1) Tener presente che la cultura dell’elettore italiano non supera quella di un alunno di seconda media; 2) mostrare sdegno irrefrenabile se si accenna ai processi di B.; 3) roteare l’indice nei pressi della tempia quando si disconosce l’azione governativa; 4) celebrare l’Italia come paese che “studia, che produce, che lavora” (parole del Capo), paese che occupa il quarto, quinto, sesto, settimo posto (libera scelta) nel mondo; 5) opporre a chi diffida del Cavaliere l’affermazione: “parla pure, tanto la 'ggente' lo ha capito e lo ha votato perché gli somiglia”
Galateo del perfetto berlusconiano
28-06-2010
di
Gino Spadon
Nell’ultimo numero dell’Espresso Umberto Eco ci informa che, nel sito di Libertà e Giustizia, Gustavo Zagrebelsky ha iniziato una rubrica aperta ai navigatori, sul “Lessico del Populismo”. Vorrei approfittare, in quanto “navigatore, di questo diritto di parola per dire quanto segue.
Accanto al linguaggio del populista ci sono i comportamenti del populista che discendono direttamente da due principi fondamentali più volte enunciati da Berlusconi. PRIMO: tener sempre presente che la cultura dell’elettore italiano non supera quella di un alunno di seconda media; SECONDO non dimenticare mai che ciò che conta non è dire il vero ma ciò che ha l’apparenza del vero. In base a questi principi il pidiellota dovrà, programmaticamente, opporre all’avversario, qualunque cosa egli dica, la fede nella “gggente” che, “ha capito tutto” e che quindi non si lascia ingannare. Egli otterrà così in un sol colpo due risultati: riscatterà lo “gggente” dalla loro “ignoranza” e se ne farà portavoce: In questa veste egli dovrà, di fronte al suo competitore, tenere i seguenti comportamenti:
– Scuotere nervosamente la testa in segno di denegazione .
– Mostrare costernazione se allude al conflitto di interessi.
– Ostentare sdegno irrefrenabile, se accenna ai processi contro Berlusconi
– Rinfacciargli, qualsiasi cosa dica, una visione ideologica e/o strumentale.
– Roteare, l’indice nei pressi della tempia se disconosce l’alto valore dell’azione governativa.
– Inalberasi, a ogni piè sospinto, contro magistrati e giornalisti,
– Vantare la propria dignità (e superiorità) in quanto “eletto dal popolo”.
– Decantare l’ “etica del fare” in contrasto con la fannullaggine dei politici di professione
– Celebrare l’Italia come un Paese “che studia, che produce, che lavora” e che occupa il “settimo/sesto/quinto” posto (a scelta) nella graduatoria delle potenze industriali del mondo.
– Magnificare come “epocale” ogni manovra governativa
– Evocare la necessità di ”, una politica “seria”, “rigorosa” incentrata su programmi “concreti”, da attuarsi secondo scadenze “precise” e sulla base di quei disegni di legge già “depositati in Parlamento”
– Deprecare la mancanza di idee dell’opposizione che si “balocca” in “parole vacue” e nella richiesta di inutili “concertazioni” o di defatiganti “incontri al vertice”
– Esaltare i punti programmatici inderogabili, da attuarsi nei prossimi mesi, quali la riforma della giustizia, la riforma della Costituzione, la riforma della scuola, la riforma del fisco, la riduzione delle tasse, il rilancio dell’economia, l’incremento dell’occupazione, l’ammodernamento della scuola, l’incentivazione della ricerca, il sostegno alla “famiglia”, il rafforzamento della sicurezza e… quant’altro.
Nel caso che non si riesca a controbattere gli argomenti dell’avversario sostenere con forza che “il punto è un altro”.
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.