In Italia lo stato deprecabile della politica “ufficiale” ha prodotto negli ultimi anni tutta una serie di modelli più o meno palpabili che, se in alcuni casi possono essere definiti anti-politici, in altri casi vanno a rappresentare validi esempi di quella che può essere definita alter-politica. Si tratta di una nuova forma di impegno civico che sgorga dal basso, da quella base che i partiti ufficiali molto spesso stentano a riconoscere. Sfruttando le energie creative delle masse sono numerose le rappresentanze civiche che sono riuscite a ottenere, se non risultati, almeno una certa visibilità. Ciò è spia di come una fame di politica sia ancora ampiamente diffusa nel paese, sebbene sotto nuove spoglie, meno convenzionali. Sicuramente uno dei gruppi che ha trovato maggiore risonanza mediatica è stato il Movimento 5 Stelle, fondato da Beppe Grillo e poi ufficialmente liberato, donato in toto agli individui che ne fanno parte, senza alcuna pretesa di merito da parte del creatore.
Ma quanto è possibile slegare il nome di un movimento da quello del suo ideatore? Considerando poi che costui rimane costantemente attivo nel pubblicizzare la bontà e la purezza delle azioni promosse dal movimento stesso. Insomma, in che misura un organismo civico che vuole ritenersi indipendente da un leader può riuscire nel suo scopo se continua a permettere che costui ci metta la faccia?
Il quesito nasce da una recente discussione riguardante una frase riportata nel post Le morti rosa pubblicato sul blog di Grillo in data 12 agosto. Senza entrare nel merito del post, che tratta delle discriminazioni di genere che in Italia sfociano in fatti di sangue, è stata una delle frasi d’apertura a far nascere in molti una certa inquietudine: «I nostri soldati sono in Afghanistan anche per questo, per portare la civiltà a menti ottenebrate dal fanatismo religioso. Una missione di Pace e di Civiltà mentre in Italia è in atto una macelleria sociale sulle donne».
Come spiega Grillo stesso il testo prende ispirazione da una recente copertina del Time riportante la foto di una ragazza afghana mutilata di naso e orecchie, punita dal marito per essere scappata dalla casa dov’era soggetta a continui abusi con l’ approvazione del locale capo talebano. Una fotografia scioccante e potente, accompagnata dalla frase «What happens if we leave Afghanistan», cosa succede se lasciamo l’Afghanistan. L’obiettivo propagandistico, su un settimanale quale il “Time” non è troppo difficile da immaginare. Grillo non accenna però a questo retroscena, limitando i riferimenti alla fonte ad un semplice link all’immagine della copertina.
Dichiarare, senza molte possibilità interpretative, qualcosa come: “andiamo là a portare pace e salvezza alle povere donne vessate dal malefico pensiero islamico”, è già piuttosto grave per Grillo. Parole che non avrebbero stupito se pronunciate da personaggi del calibro del ministro La Russa, ma che in bocca al comico appaiono piuttosto stonate. Nell’aggravare ulteriormente una situazione che in qualche modo poteva ancora essere chiarita è intervenuto il totale silenzio dell’autore in seguito ai commenti, anche piuttosto sdegnati, seguiti al post. L’assenza di una qualche postilla o spiegazione è stata una pessima mossa comunicativa da parte di Grillo. Subito in rete si sono moltiplicate le denunce verso il personaggio pubblico. Aggettivi quali “colonialista” e “fascista” si sono sprecati nelle accuse inferocite rivolte al comico ligure. Com’era prevedibile al nome del genovese è stato immediatamente associato quello del movimento politico da lui promosso.
E qui si arriva al nocciolo della questione. Se coloro che operano all’interno del Movimento 5 stelle sostengono che lì “uno vale uno”, indipendentemente dal cognome che porta o dalle paternità che può vantare, non devono più poter permettere che le opinione di uno di questi “uno” vadano a sovrapporsi a quelle di tutti gli altri.
Il punto è che per un qualunque osservatore esterno il leader ideologico del movimento è istantaneamente identificabile con Beppe Grillo. La cosa non viene però tenuta in conto da Grillo stesso, che esprime imponderatamente qualunque opinione personale come se questa non potesse avere ricadute su altri che lui. Ben lungi dal sostenere che egli debba autocensurarsi per far piacere ai propri sostenitori, si vuole qui sostenere la necessità che i sostenitori si “liberino” di Grillo, in modo da evitare di pagare in massa le conseguenze delle opinioni discutibili espresse da un singolo. Il Movimento 5 Stelle si definisce indipendente e libero dalle parole di un qualsivoglia leader, ma fintantoché continuerà a richiamarsi all’immagine, al nome e alle parole del fondatore questa intenzione rimarrà sempre solo su carta.
Per chiarire la mia posizione: sebbene io non abbia mai avuto direttamente a che fare con le attività o i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, né mai dato il mio voto alle sue liste, ho osservato con curiosità questa entità politica fin dal suo sorgere, ritenendola una notevole innovazione in un panorama socio-politico che pareva ormai votato al totale ristagno, destinato al degrado definitivo. Le recenti parole contestate a Grillo hanno sicuramente macchiato, di riflesso, anche l’immagine del movimento. Ciò ha preoccupato me, come probabilmente molti altri, spingendomi a rivolgere al popolo a cinque stelle questo appello: liberatevi delle vostre icone, o la fine sarà certa! Cancellate Beppe Grillo dai vostri simboli, smettete di utilizzarlo come testimonial per i vostri raduni e distaccatevi dal suo sito web. Uscite dal suo campo gravitazionale.
Combattete soprattutto la definizione “grillini”, che più di ogni altra cosa è spia dell’attuale stato di subordinazione. Siete un’entità politica con del potenziale, avete già avuto modo di dimostrarlo in qualche occasione, sarebbe un peccato che il vostro movimento sparisse per mancanza di spirito propulsivo. Questo potrebbe essere solo l’inizio. Certo, non è facile crearsi un’identità autonoma, ma ormai i primi passi sono stati fatti, lo svezzamento è finito ed è ora di farsi lasciare la mano, andando liberi per il mondo. Se Beppe Grillo sarà coerente con sé stesso non se ne avrà di certo a male. Se non farete ciò la vostra spada di Damocle continuerà a consistere nell’inevitabile legame a doppio filo che manterrete col leader, finendo per condividere con lui, volenti o nolenti, glorie, insuccessi e, infine, l’inevitabile declino. E’ una questione di sopravvivenza.
Liberatevi ora, domani potrebbe già essere troppo tardi.
Eliano Ricci, classe '85, è laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università di Bologna, lavoratore mediamente precario e musicista. Si interessa di politica, cultura alternativa e pubblicità.