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“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Un attore popolare ha diritto di nutrire il successo con le eccentricità che crede. Ma quando parla come La Russa non può essere sopportato dal Movimento 5 Stelle, cresciuto nella sua aureola con idee ormai diverse

Grillini, liberatevi di Grillo

19-08-2010

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In Italia lo stato deprecabile della politica “ufficiale” ha prodotto negli ultimi anni tutta una serie di modelli più o meno palpabili che, se in alcuni casi possono essere definiti anti-politici, in altri casi vanno a rappresentare validi esempi di quella che può essere definita alter-politica. Si tratta di una nuova forma di impegno civico che sgorga dal basso, da quella base che i partiti ufficiali molto spesso stentano a riconoscere. Sfruttando le energie creative delle masse sono numerose le rappresentanze civiche che sono riuscite a ottenere, se non risultati, almeno una certa visibilità. Ciò è spia di come una fame di politica sia ancora ampiamente diffusa nel paese, sebbene sotto nuove spoglie, meno convenzionali. Sicuramente uno dei gruppi che ha trovato maggiore risonanza mediatica è stato il Movimento 5 Stelle, fondato da Beppe Grillo e poi ufficialmente liberato, donato in toto agli individui che ne fanno parte, senza alcuna pretesa di merito da parte del creatore.

Ma quanto è possibile slegare il nome di un movimento da quello del suo ideatore? Considerando poi che costui rimane costantemente attivo nel pubblicizzare la bontà e la purezza delle azioni promosse dal movimento stesso. Insomma, in che misura un organismo civico che vuole ritenersi indipendente da un leader può riuscire nel suo scopo se continua a permettere che costui ci metta la faccia?

Il quesito nasce da una recente discussione riguardante una frase riportata nel post Le morti rosa pubblicato sul blog di Grillo in data 12 agosto. Senza entrare nel merito del post, che tratta delle discriminazioni di genere che in Italia sfociano in fatti di sangue, è stata una delle frasi d’apertura a far nascere in molti una certa inquietudine: «I nostri soldati sono in Afghanistan anche per questo, per portare la civiltà a menti ottenebrate dal fanatismo religioso. Una missione di Pace e di Civiltà mentre in Italia è in atto una macelleria sociale sulle donne».

Come spiega Grillo stesso il testo prende ispirazione da una recente copertina del Time riportante la foto di una ragazza afghana mutilata di naso e orecchie, punita dal marito per essere scappata dalla casa dov’era soggetta a continui abusi con l’ approvazione del locale capo talebano. Una fotografia scioccante e potente, accompagnata dalla frase «What happens if we leave Afghanistan», cosa succede se lasciamo l’Afghanistan. L’obiettivo propagandistico, su un settimanale quale il “Time” non è troppo difficile da immaginare. Grillo non accenna però a questo retroscena, limitando i riferimenti alla fonte ad un semplice link all’immagine della copertina.

Dichiarare, senza molte possibilità interpretative, qualcosa come: “andiamo là a portare pace e salvezza alle povere donne vessate dal malefico pensiero islamico”, è già piuttosto grave per Grillo. Parole che non avrebbero stupito se pronunciate da personaggi del calibro del ministro La Russa, ma che in bocca al comico appaiono piuttosto stonate. Nell’aggravare ulteriormente una situazione che in qualche modo poteva ancora essere chiarita è intervenuto il totale silenzio dell’autore in seguito ai commenti, anche piuttosto sdegnati, seguiti al post. L’assenza di una qualche postilla o spiegazione è stata una pessima mossa comunicativa da parte di Grillo. Subito in rete si sono moltiplicate le denunce verso il personaggio pubblico. Aggettivi quali “colonialista” e “fascista” si sono sprecati nelle accuse inferocite rivolte al comico ligure. Com’era prevedibile al nome del genovese è stato immediatamente associato quello del movimento politico da lui promosso.

E qui si arriva al nocciolo della questione. Se coloro che operano all’interno del Movimento 5 stelle sostengono che lì “uno vale uno”, indipendentemente dal cognome che porta o dalle paternità che può vantare, non devono più poter permettere che le opinione di uno di questi “uno” vadano a sovrapporsi a quelle di tutti gli altri.

Il punto è che per un qualunque osservatore esterno il leader ideologico del movimento è istantaneamente identificabile con Beppe Grillo. La cosa non viene però tenuta in conto da Grillo stesso, che esprime imponderatamente qualunque opinione personale come se questa non potesse avere ricadute su altri che lui. Ben lungi dal sostenere che egli debba autocensurarsi per far piacere ai propri sostenitori, si vuole qui sostenere la necessità che i sostenitori si “liberino” di Grillo, in modo da evitare di pagare in massa le conseguenze delle opinioni discutibili espresse da un singolo. Il Movimento 5 Stelle si definisce indipendente e libero dalle parole di un qualsivoglia leader, ma fintantoché continuerà a richiamarsi all’immagine, al nome e alle parole del fondatore questa intenzione rimarrà sempre solo su carta.

Per chiarire la mia posizione: sebbene io non abbia mai avuto direttamente a che fare con le attività o i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, né mai dato il mio voto alle sue liste, ho osservato con curiosità questa entità politica fin dal suo sorgere, ritenendola una notevole innovazione in un panorama socio-politico che pareva ormai votato al totale ristagno, destinato al degrado definitivo. Le recenti parole contestate a Grillo hanno sicuramente macchiato, di riflesso, anche l’immagine del movimento. Ciò ha preoccupato me, come probabilmente molti altri, spingendomi a rivolgere al popolo a cinque stelle questo appello: liberatevi delle vostre icone, o la fine sarà certa! Cancellate Beppe Grillo dai vostri simboli, smettete di utilizzarlo come testimonial per i vostri raduni e distaccatevi dal suo sito web. Uscite dal suo campo gravitazionale.

Combattete soprattutto la definizione “grillini”, che più di ogni altra cosa è spia dell’attuale stato di subordinazione. Siete un’entità politica con del potenziale, avete già avuto modo di dimostrarlo in qualche occasione, sarebbe un peccato che il vostro movimento sparisse per mancanza di spirito propulsivo. Questo potrebbe essere solo l’inizio. Certo, non è facile crearsi un’identità autonoma, ma ormai i primi passi sono stati fatti, lo svezzamento è finito ed è ora di farsi lasciare la mano, andando liberi per il mondo. Se Beppe Grillo sarà coerente con sé stesso non se ne avrà di certo a male. Se non farete ciò la vostra spada di Damocle continuerà a consistere nell’inevitabile legame a doppio filo che manterrete col leader, finendo per condividere con lui, volenti o nolenti, glorie, insuccessi e, infine, l’inevitabile declino. E’ una questione di sopravvivenza.

Liberatevi ora, domani potrebbe già essere troppo tardi.

Eliano RicciEliano Ricci, classe '85, è laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università di Bologna, lavoratore mediamente precario e musicista. Si interessa di politica, cultura alternativa e pubblicità.
 

Commenti

  1. zappa301

    Se fossero state approfondite un po’ di più le dinamiche interne del movimento saprebbe che le decisioni vengono prese in autonomia e che Grillo funziona solo da effige, da megafono a fronte di un sistema mediatico ostile al movimento che fa ti tutto per nasconderlo o screditarlo. Finchè il movimento non sarà ben consolidato ci sarà bisogno di questo.
    Ma il movimento insegna anche che bisogna essere capaci di pensare con la propria testa e di farsi la propria idea.
    Non di cercare di far clamore prendendo seriamente le parole di un comico.

  2. flavio bonvicini

    Grillo aveva scritto “I nostri soldati sono in Afghanistan anche per questo, per portare la civiltà a menti ottenebrate dal fanatismo religioso Una missione di Pace e di Civiltà mentre in Italia è in atto una macelleria sociale sulle donne.” Non perchè lui sia a favore e d’accordo con questa convinzione Larussiana, ma proprio per fare un ironico accostamento con quella stupida pretesa di essere portatiri di civiltà con quello che accade in Italia. Mi sembrava chiaro, ma evidentemente qui la si vuole vedere come piace.
    Flavio

  3. Gentile Sig. Eliano Ricci, non sono un grillino, ma la frase di Grillo che lei incrimina, e cioè “I nostri soldati sono in Afghanistan anche per questo, per portare la civiltà a menti ottenebrate dal fanatismo religioso. Una missione di Pace e di Civiltà mentre in Italia è in atto una macelleria sociale sulle donne”, è chiaramente ironica: non possiamo esportare democrazia o civiltà non tanto perchè non siano cose esportabili, quanto perchè già ne manca la nostra società! Più chiaro di così…

  4. Perfettamente d’accordo. Ma il movimento 5 stelle non può liberarsi di Grillo per la semplice ragione che è da lui che è partito e ha trovato ispirazione. E quando la figura carismatica dell’ispiratore è così potente non vedo come possa diventare un’entità autonoma senza perdere la sua originaria identità e al costo di rotture e divisione. Il forte riferimento ad un leader che fa politica rifiutando la “politica” non mi è mai piaciuto.

  5. Sono perfettamente d’accordo con Nicola Staffolani, anch’io ho letto la frase col taglio ironico che sicuramente Grillo voleva dare. Credo che occorra leggere più con il cuore che con la mente, che spesso appunto “mente”, perché proprio una lettura “testuale” genera l’integralismo, talebano e non solo, che si vorrebbe combattere.
    Il problema del leader è invece piuttosto serio; sarebbe una vera prova di democrazia utopistica se il M5S riuscisse a liberarsene.

  6. Per orientarmi in uno scenario politico repellente e sconfortante, cerco di distinguere fra politica nuova e politica vecchia.
    La nuova si occupa di ambiente, energia pulita, catena alimentare, nuove opportunità e modalità di lavoro, pulizia e avvicendamento nelle cariche pubbliche, rete e nuove tecnologie, open source, copyleft, e così via.
    La vecchia si occupa di grandi opere, appalti in deroga, voto di scambio, casta, mafie, interessi privati, logge massoniche, nostalgie per fascismi, comunismi, cattolicismi, giochi di palazzo.
    Se la nuova politica ha anche una figura mediatica capace di competere con Berlusconi, di bucare le scene, il video e la rete con idee, provocazioni, paradossi, metafore, personalmente mi fa piacere. Accanto a Grillo si facciano avanti altri, e imparino a gestire le scene, i media e la rete come fanno Grillo e Casaleggio da oltre un decennio. E tutti quelli che storcono il naso, imparino ad unirsi intorno alle nuove idee per realizzarle, Grillo o non Grillo. Mi piacerebbe che per criticare Grillo non si dicesse che è un comico, un politico, uno psicopatico, ma si dicesse che il nucleare è buono e giusto, o che l’acqua deve essere privatizzata, per realizzare un futuro migliore, e che fosse altrettanto nuovo e convincente, anziché disquisire sulla sua figura di leader o di megafono, che personalmente mi lascia indifferente.

  7. Eliano Ricci

    Gentili signori,
    prima di tutto vorrei ringraziarvi per aver voluto dare il vostro contributo a questa discussione.
    Ora, mi pare che la principale critica che mi viene mossa consista nel non aver saputo leggere l’ironia insita nella frase citata. Questo non lo escludo, ma credo che tale eventuale fraintendimento non vada comunque a sovvertire ciò che sta al cuore dell’articolo. Come ho già scritto è ben lontana da me l’intenzione di voler mettere Grillo sul patibolo. Il problema è quello della ricaduta d’immagine. Ricaduta che ho potuto verificare da una serie di commenti in cui mi sono imbattuto, in rete e fuori. Ciò ha avviato la mia riflessione. Grillo avrebbe potuto scrivere qualunque altra cosa, la frase che ho preso ha scopo eclusivamente esemplificativo, è uno spunto per parlare di qualcosa che sta a monte di tutto ciò il comico abbia mai scritto o potrà mai scrivere sul suo blog. Partendo da qui ho voluto rivolgere questo appello, senza pretendere che esso venga accolto gioiosamente, ma per il semplice fatto che vedo nel Movimento 5 Stelle un interessante potenziale, che mi pare però piuttosto limitato. E il limitatore, a mio parere, porta il nome di Beppe Grillo.

    Rispetto a quanto scritto dal sig. Tagliafico nel commento precedente a questo, cioè che “una lettura “testuale” genera l’integralismo, talebano e non solo, che si vorrebbe combattere”, mi limito a dire che trovo tale affermazione opinabile, ma probabilmente si tratta solo di una questione di punti di vista.

  8. Eliano Ricci

    Leggo in ritardo il commento del sig. Santucci. Trovo estremamente valida la sua opinione, cioè che sia necessario che altri si facciano avanti. Colgo inoltre l’occasione per ribadire che non è intenzione di questo articolo criticare il personaggio pubblico Beppe Grillo, quanto invece il suo ruolo rispetto al Movimento.

  9. P.Piero

    Quando la destra si sarà liberata di Berlusconi.
    Quando la sinistra si sarà liberata di Dalema.
    Quando il centro si sarà liberato di Casini Rutelli…
    Quandi ci saremo liberati di Andreotti…
    ne riparleremo!

  10. Andrea Zagnoli

    Sono d’accordo con il Sig.(?) Eliano Ricci quando dice che il M5S dovrebbe conquistarsi una propria indipendenza da Beppe Grillo, uscire dalla sua ombra ed affermarsi con una propria identità caratteristica; effettivamente, sebbene formalmente Grillo dichiari di essere stato solo “la miccia” del movimento ed i membri del partito a loro volta si proclamino indipendenti dal personaggio televisivo, si presentano continue ingerenze da parte del primo nella vita quotidiana del partito (esempi ne sono le tante dichiarazioni fatte dal comico, come il M5S “si presenterà alle elezioni politiche, che siano ora o nel 2013, e alle elezioni comunali del 2011 che riguardano molti capoluoghi di provincia come Milano, Torino, Bologna e Genova”); non si distingue bene il ruolo tra il “capo di partito” (che ne dirige le sorti, annunciando decisioni prese) e il comico “facente parte del partito” – rispettando il già citato motto “uno vale uno”.

    La cosa che secondo me è in discussione riguarda la praticabilità di questo distacco: io non credo sia ne i) meterialmente possibile (almeno per quanto riguarda l’opinione pubblica in generale) ne tantomeno ii) opportuno al momento.
    Mi spiego meglio: i) l’impraticabilità sostanziale risiede nella maniera odierna che si ha in politica, ma anche al di fuori una volta che si parla di essa, di rivolgersi all’avversario; ormai è diventato di uso e costume (soprattutto grazie al B) appiccicare allo schieramento opposto appellativi che ne diventano l’etichetta e lo identificano, sminuendolo, una volta per tutte.
    Queste etichette, malgrado il loro stato di “parole a pieno titolo” all’interno della lingua italiana, a forza di venire usate (martellate) continuamente dai e nei media, si svuotano del loro significato originale e vanno ad assumere connotazioni spregiative non meglio definite.
    Un esempio su tutti e l’ormai inflazionatissimo appellativo di “comunista” che, per il suo utilizzo attuale, potrebbe essere benissimo inteso come sinonimo (tra i tanti…) di “colui che non è d’accordo (con Lui)” oppure “colui che utilizza i suoi poteri a scopi di battaglia politica”.
    Il M5S viene ormai stigmatizzato come “il partito di Grillo” e i suoi sostenitori come “grillini”; questo sarà difficile da modificare o cancellare, almeno nell’immaginario collettivo, a dispetto di tutti i possibili sforzi possibili.

    Per quanto riguarda invece ii) l’inopportunità attuale, questa risiede, purtroppo, nella maleodorante convenienza politica: per quanto se ne dica, non c’è dubbio che la potenza mediatica del solo Grillo sia di gran lunga superiore a quella dell’intero partito, almeno allo stato attuale delle cose. Nostro malgrado, in un paese dove a vincere le elezioni non sono le persone e ne, tantomeno, le idee, ma sono piuttosto i “personaggi” e la loro risonanza mediatica, il ruolo del comico è ancora molto utile, non tanto per convincere ulteriormente chi già è stanco di questa politica, ma piuttosto per attrarre chi di questa politica non si interessa o chi pensa che il mondo sia quello che ci raccontano alla TV.

    “Oh sorry, wrong meeting” (Bill Hicks)

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