Honduras: Washington non riconosce i golpisti ma il “suo” Fondo Monetario li finanzia. Perché?
02-10-2009
di
Adolfo Perez D Esquivel
(Esclusivo per Domani) La dittatura civil-militare in Honduras chiama alle elezioni per contrastare l’opposizione nazionale e internazionale verso il colpo di stato che ha abbattuto il governo di Manuel Zelaya e, così, imporre la sua politica di assoggettamento del popolo, messa in atto da oltre settanta giorni.
È fondamentale che i governi e la comunità internazionale si oppongano all’ipocrisia di nuove elezioni che hanno come unico scopo quello di consolidare gli obiettivi politici e gli interessi dei golpisti.
La dittatura pretende di imporsi come “dittatura morbida”, un meccanismo perverso per rovesciare un governo legittimo e poi di andare a elezioni per lasciar cadere tutto nel dimenticatoio, cancellando l’immagine del golpe. Questo atteggiamento ipocrita e perverso è una minaccia per tutti i governi latinoamericani.
Tutto ciò è preoccupante e, per questo motivo, respingiamo l’appoggio finanziario del Fondo Monetario Internazionale alla dittatura honduregna e la sua concessione al Banco Central de Honduras, della prima tranche dell’emissione di “Diritti speciali di giro” realizzata lo scorso 28 agosto, come la restante tranche che verrà concessa in questi giorni. Milioni di dollari che fanno respirare il golpe.
Negli anni passati il FMI si è contraddistinto per aver appoggiato le dittature senza considerazioni sulla situazione e sulla vita dei popoli, imponendo loro politiche neoliberiste e trascinando Paesi in condizioni di rischio sociale ed economico. E’ urgente che i paesi membri del FMI affermino l’inopportunità di inviare fondi al governo del dittatore Roberto Micheletti che si giustifica dicendo di convocare il popolo alle elezioni, facendo finta di ignorare che il suo è un governo illegittimo, responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto del popolo honduregno.
La OSA (Organizzazione degli Stati Americani) ha rifiutato la richiesta di nuove elezioni avanzata dalla dittatura honduregna, che non viene riconosciuta, e ha richiesto con forza il ripristino del governo del presidente Zelaya. I governi latinoamericani, dai diversi ambiti regionali in cui sono convocati, reclamano un’immediata soluzione per ristabilire lo stato di diritto e la riconferma del presidente deposto.
Il Presidente Obama ha affermato che non riconoscerà i risultati delle elezioni nel caso in cui si tenessero. Per prima cosa l’OSA e l’UE convergono in difesa dei governi democratici nel continente latinoamericano.
E’ grave che persone e istituzioni che potrebbero rafforzare la democrazia per il bene popolare, evitando gravi violazioni dei diritti umani, si siano alleati con i golpisti pretendendo di parlare di valori e di diritto del popolo, come il cardinale Rodriguez che ha smarrito il cammino che Gesù ci ha detto essere accanto ai più poveri e bisognosi e che, in quest’alleanza con il potere, espelle dal Paese sacerdoti e religiosi che hanno fatto fronte al loro impegno di prossimità al popolo.
Sono passati gli anni e la gente cambia, alcuni di essi furono a loro tempo difensori dei diritti umani, come Ramon Custodio, che abbiamo accompagnato nella lotta. Indegnamente oggi si è dimenticato delle battaglie per la libertà e i diritti del popolo e mi duole costatare che ha abbandonato la militanza appoggiando la dittatura e negando le violazioni dei diritti umani in Honduras, quando centinaia di testimoni raccontano di persone arrestate, torturate e assassinate, di giornalisti perseguitati e censurati.
Molte delegazioni si sono recate in Honduras e i loro rapporti segnalano la grave situazione che sta vivendo il popolo honduregno. Tra di esse il Servicio Paz y Justicia en América Latina-SERPAJ-AL che ha inviato in Honduras suoi rappresentanti per osservare e stabilire la realtà con i loro occhi, i quali hanno informato circa le gravi violazioni dei diritti umani e la mancanza di libertà sofferta dal popolo.
Il popolo sta resistendo in difesa dei suoi diritti di fronte all’oppressione ma non è solo.
Premio Nobel per la Pace