“I cani vanno avanti”, Valentina Brunettin, Edizioni Alet
Quando suo marito la vide, distesa in una precaria barella nel pronto soccorso dell’ospedale, pensò che non somigliava affatto, la sua Adele, alle donne stuprate che aveva visto nei film. Al telefono un appuntato dei carabinieri lo aveva avvisato che sua moglie, Adele Aristi, anni trentasei, residente in via Galilei numero 41, eccetera eccetera, era stata aggredita. Alle cinque del mattino la parola aggredita poteva avere una gamma di significanti assai ristretta: lui pensava a uno scippo, a un furto violento.
Invece all’ospedale trovò un zelante medico anzianotto, seguito da un tirocinante pallido e vagamente distratto. Davanti agli occhi asettici del suo studente, il dottore gli spiegò che aggredita era un semplice eufemismo: Adele era stata stuprata e ora riposava tranquilla in un corridoio, dopo le visite e gli esami di rito.
Lui la vide e si stupì quando comprese rapidamente di non essere né commosso né provato dall’evento. Adele non aveva lividi sul viso, solo due graffi sottili accanto allo zigomo destro. Il volto non era gonfio, non piangeva e non era spettinata. Che strano effetto per lui, che l’aveva immaginata tumefatta e dolorante.
Lei, soggiogata da una robusta razione di Valium, gli sorrise placidamente.
– Come stai? – chiese lui per consuetudine, anche se in realtà sapeva di non doversi attendere risposte imprevedibili.
– Bene – sospirò lei, dolcemente.
– Il maresciallo mi ha detto che non vuoi denunciare nessuno. Mi ha detto che ti ha interrogato e che sei stata bravissima, hai dato tutte le informazioni necessarie. Mi ha detto che sicuramente li prenderanno. Si può sapere perché non vuoi sporgere denuncia?-
Si sentiva profondamente irritato, anzi, era arrabbiatissimo. Avrebbe voluto dirle si può sapere perché ti sei fatta stuprare?.
Adele spiegò brevemente che non se la sentiva. Lui le intimò di farlo, per “catturare quei tre bastardi che possono fare del male ad altre donne”. Lei rispose che no, non ce la faceva, proprio non se la sentiva. Pensava, nella sua mente intorpidita dal sedativo, che non poteva fregarle proprio nulla delle future donne stuprate da quei tre. Lei stava male. E non per i punti che le avevano applicato alla vagina e all’ano. E nemmeno per il freddo che si era depositato nelle sue ossa. Stava male perché il senso di colpa stava sbocciando, a pochissime ore dall’evento. Troppo poco tempo, non aveva avuto nemmeno qualche istante per sentirsi una vittima.
Percepì che stava addormentandosi. Suo marito le prese la mano e le accarezzò delicatamente i capelli, quasi il semplice contatto con un essere umano di sesso maschile potesse ferirla profondamente.
Lei chinò il capo sulla spalla sinistra e a occhi chiusi rivide la grassa infermiera che le analizzava l’utero con un tampone. Non sapeva se sentirsi più umiliata dagli stupratori o dal personale medico dell’ospedale.
Per assurdo ebbe l’impressione di avere ancora addosso la sua gonna sexy e si stupì e inorridì al pensiero che chi l’aveva violentata non l’aveva fatto per troppa, bensì per scarsa attrazione. La sua gonna le aveva giocato un brutto scherzo: aveva così imparato che la sua femminilità era pericolosa. O forse semplicemente non esisteva.
Era come se i tre violentatori l’avessero punita per aver pensato di essere attraente. Non le restava che ritornare ad essere una donna mediocre, ovviamente in pantaloni.
Adele continuava a vivere, senza l’ossessione della denuncia. Inimicandosi amici e familiari, non aveva voluto nemmeno considerare l’opportunità di perseguire legalmente i tre stupratori, i quali erano stati rintracciati e poi rilasciati. In fondo, pensava Adele, era stata lei a sedurli. Lei con la sua minigonna fasciante e corta.
Rifiutava qualsiasi uscita con Jessica, la quale comunque tentava di mantenere un debole rapporto con lei. Non parlavano mai dell’accaduto, Adele non voleva ferire la sua amica sottolineando l’abbandono sfrontato di quella notte. Quando Adele riusciva a rimanere sola con i suoi pensieri, giocava sadicamente con l’inversione dei ruoli. Cosa sarebbe successo se Jessica avesse comprato la gonna e lei i pantaloni di raso? I tre avrebbero violentato Jessica? O comunque avrebbero stuprato lei?
No, era certa. Volevano abusare di chi aveva la gonna.