Per certi versi, mi fa anche piacere sapere che il capogruppo alla Camera della Lega Nord non voglia confrontarsi pubblicamente col sottoscritto. Per altri, la vicenda che vi sto per raccontare dà la cifra di quale è il livello della censura nelle televisioni italiane.
Partiamo da lontano.
Nell’agosto dell’anno scorso, una giornalista de “La7” mi contatta per intervistarmi, dato che aveva saputo che stavo scrivendo un libro su Bossi. Ci incontriamo e mi intervista per un paio d’ore. Motivo? Nella nuova edizione di Exit una puntata sarà dedicata alla Lega.
Gennaio 2011. La stessa giornalista (persona capace e perbene) mi ricontatta – aveva letto il mio libro – e mi reintervista (altre due ore). Motivo? Lo stesso: Exit inizia a Marzo e una puntata sarà dedicata alla questione Lega.
Sabato 5 marzo. Mi telefona la redazione di Exit che mi vorrebbe in redazione, dato che han visto le mie interviste e han notato che so parecchie cose sui lumbard. Mi chiedono la disponibilità di andare a Roma in studio per la diretta. Do il mio assenso. Prima di chiudere la telefonata, la giornalista (un’altra) mi dà appuntamento al lunedì successivo per la questione volo ed hotel.
Lunedì 7 marzo. Da Exit non mi arriva alcuna telefonata. Eppure, vengo a sapere di una certa fibrillazione sulla puntata relativa al partito di Bossi. La segreteria di Reguzzoni telefona a spron battuto per ricordare che “o in studio c’è chi è gradito a loro o salta la presenza del genero di Speroni e il collegamento con la sede di Laveno Mombello, dove una schiera di prolet son pronti a dimostrare che la Lega è bella, brava, democratica e pensa al bene del popolo.
Martedì 8 marzo. La giornalista della redazione di Exit mi telefona verso le otto di sera: “Sa, ci sono problemi, c’è qualche pressione sulla trasmissione, bisogna cercare di fare una trasmissione equilibrata…”. La interrompo con una risata e le dico: “Guardi che conosco come funziona l’informazione in questo paese e noto che anche voi siete sensibili alle pressioni che vengono fatte dal regime leghista”. La mia interlocutrice cerca di minimizzare e cerca di confortarmi: “No, ma guardi che comunque andranno in onda dei servizi che sono forti e poi anche la sua intervista. Comunque, le lascio il mio cellulare e se durante la trasmissione volesse intervenire mi chiami”.
Mercoledì 9 marzo. Di primo pomeriggio, comincio ad avere comunicazioni che parte della mia intervista è sottoposta a tagli mirati. A ridosso della diretta, il colpo ferale: la mia intervista esce anche dalla scaletta del programma.
Alle 21, mi metto davanti al pc per seguire Exit. Nel parterre sono seduti: Marco Reguzzoni (signorsì per eccellenza e molto vicino alla moglie di Bossi); Gad Lerner; Flavio Zanonato (già sindaco di Padova dei Ds); Alessandro Sallusti (direttore della Gazzetta di Arcore); Paolo Flores d’Arcais (giacobino in stato permanente). Alla conduzione Ilaria D’Amico (no comment).
Per quasi due ore si lascia dire a Reguzzoni più o meno quello che vuole. Fatto salvo un servizio su Renzo Bossi (ben fatto) e un “il federalismo municipale è ridicolo” di Zanonato, il resto è camomilla.
“Ma no, ora andrà anche la sua intervista, la vedo qui ancora in scaletta, a me non risulta che verrà tagliata, aspetti e vedrà”!
Alle 22.50 alzo il telefono e chiamo la redazione, dove mi risponde la persona che mi aveva contattato. Le dico: “Scusi, ma Reguzzoni ha licenza di dire le cazzate che vuole? Sinceramente siamo al ridicolo…”. Mi interrompe: “Ma no, ora andrà anche la sua intervista, la vedo qui ancora in scaletta, a me non risulta che verrà tagliata, aspetti e vedrà!”.
Alle 24 il circo chiude. Saluti, grazie a tutti e alla prossima puntata. Della mia intervista nemmeno l’ombra. Oltre alla censura vera e propria, ciò che dà fastidio è anche il comportamento ipocrita della mia interlocutrice in redazione, la quale sicuramente avrà obbedito alle direttive della D’Amico. Mi chiamano, mi intervistano per due volte e io do loro disponibilità. Mi invitano in trasmissione, poi si rimangiano l’invito. Mi dicono che comunque il mio intervento sarà trasmesso e non è stato trasmesso. Mi propongono di intervenire in diretta, ma quando chiamo evitano che io lo faccia dicendo che a minuti sarebbe andata la mia intervista. E come per il sottoscritto, la stessa sorte è toccata a molti altri che si son resi disponibili ad essere intervistati dalla inviata di Exit.
La Lega Nord è regime, lo ho dimostrato col mio libro e vado in giro a denunciarlo ogni volta che mi invitano a presentarlo. Questi cialtroni e parassiti che urlavano “Roma ladrona” e chiedevano “l’abbattimento del regime della Stampa”, ora si fanno in quattro per riportare in vita l’O.V.R.A. e il Min.cul.pop. in salsa padana.
Prossimamente, ve ne racconterò un’altra. Vi spiegherò come funziona il silenziatore a “L’Eco di Bergamo”, il bugiardino che un tempo odiava la Lega e oggi manda il suo direttore a festeggiare i 25 anni del Carroccio.
Una storia tutta padana.
Leonardo Facco è autore di “Umberto Magno. La vera storia dell'Imperatore della Padania” (Aliberti editore).