Riccardo Finelli, Storie d’Italia, Incontri editrice
Riccardo Finelli è un giovane (1973) giornalista e scrittore modenese, già conosciuto per quel suo bel libro dal titolo “C’è di mezzo il mare”, in cui raccontava di isole e micro-isole italiane come, tra le altre, Capraia, Ginostra, Alicudi, Tavolara, Gorgona o Marettimo. Con queste sue “storie d’Italia” ci porta invece in un viaggio – altrettanto minimalista come il precedente via mare – su e giù per lo Stivale alla ricerca dei comuni più piccoli di ogni regione: dall’affascinante Chamois in Valle d’Aosta a Moncenisio in Piemonte, da Pedesina, in Lombardia, con i suoi 33 residenti, a Drenchia in Friuli. E poi Rondanina in provincia di Genova, Acquacanina, in provincia di Macerata, Serramezzana, in Campania, Panettieri, in Calabria, Roccafiorita in provincia di Messina, o Baradili in Sardegna… Venti micro-comuni dai nomi mai sentiti, difficili o impossibili da trovare su una normale cartina. Ognuno con i suo abitanti-eremiti, i suoi personaggi d’altri tempi o fuori dal tempo. Ognuno con la sua storia da raccontare, o col suo passato da dimenticare, con le sue speranze da rincorrere. Come dice Finelli: “luoghi segnati dai guai e dalle glorie di chi ci ha abitato”.
Luciano Curreri, A ciascuno i suoi morti, Edizioni Nerosubianco
Luciano Curreri (1966), professore di lingua e letteratura italiana presso l’Università di Liegi, ci era noto soprattutto per uno dei più bei saggi sul rapporto tra scrittori e intellettuali italiani e Guerra Civile spagnola, quel suo “Le farfalle di Madrid” pubblicato da Bulzoni nel 2007 (e che ha avuto l’onore di essere tradotto in Spagna). Ora ci propone invece una sua raccolta di racconti che – in un certo senso – ci fanno conoscere il Mister Hyde che c’è in lui. Gettata la veste dello studioso, Curreri tira fuori dal cassetto queste storie positivamente nevrotiche: scrive con immediatezza, persino con violenza, strapazza le pagine con una punta di sadismo, o per mezzo della scrittura mostra di se stesso ferite profonde, sogni dimenticati. Un volume strano ma affascinante, assolutamente originale e non omologabile: “Questo libretto è un suicidio, prima di essere un infanticidio, un parricidio e tant’altro. E’ pieno di realtà ma anche di palle…”
Autori Vari, Cosa vuol dire morire, a cura di D. Monti, Einaudi
La curatrice – caposervizio al “Corriere della Sera” – ha intervistato sei tra i più importanti filosofi italiani (Remo Bodei, Roberta De Monticelli, Vito Mancuso, Giovanni Reale, Aldo Schiavone e Emanuele Severino) intorno a quel fenomeno che “ci coglie sempre alla sprovvista”. Siamo impreparati di fronte alla morte, comunque. Che si creda o no nell’Aldilà. Piuttosto, si fa finta che la morte non esista. Con questo libro, invece, si cerca di affrontare – con l’aiuto della filosofia – il più grande “tabù” del nostro tempo sotto i più diversi punti d’osservazione: libertà, morale, autodeterminazione dell’individuo, eutanasia, eugenetica, l’etica, la medicina, la Chiesa, la fede, la paura, la scienza, il progresso, la speranza, i “futuri” possibili… Perché la morte, ha scritto il filosofo francese Vladimir Jankélévitch, è “una bestia che si divincola, scalcia e morde quando la si vuole prendere al laccio”.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.