Pubblico di seguito uno straordinario testo di Luigi Cancrini, psichiatra, che dà forma scientifica a quanto scrivo da anni sullo stato mentale di Silvio Berlusconi. Ho sempre sostenuto che l’uomo è affetto da narcisismo e ora si hanno i criteri scientifici per avvalorare questa diagnosi. Lo psichiatra Cancrini non conosce Berlusconi in quanto medico curante, ma lo consoce come tutti noi, dai suoi comportamenti. Egli però non fa una diagnosi su Berlusconi, ma si limita, come deve essere a pubblicare «i criteri» di valutazione per diagnosticare un «disturbo narcisistico della personalità» (NPD). I criteri non sono aleatori, ma desunti dal più classico dei manuali su sui si formano gli psichiatri: il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders; Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, 4a edizione Text Revision (DSM-IV-TR) dell’American Psychiatric Association (2000). ha descritto la personalità del malato mentale affetto da «Disturbo narcisistico della personalità (NPD). Guarda caso – quando si dice la coincidenza! – questa descrizione combacia come un guanto con la personalità disturbata di Berlusconi: Ecco l’analisi di Cancrini:
«Proporre una diagnosi psichiatrica a proposito di una persona che non si conosce direttamente è possibile? È lecito? Belpietro e i suoi amici di Panorama hanno reagito con durezza alle cose che avevo scritto facendolo. Quella che vorrei presentare loro, molto semplicemente, è la lista dei criteri indicati dal DSM IV il più importante e riconosciuto dei manuali psichiatrici per la diagnosi di “disturbo narcisistico di personalità” (NPD).»
Chiedendo loro [Belpietro e Panorama] se, dopo averli letti (meditati), non sono d’accordo anche loro con me nel porre questo tipo di diagnosi per un uomo come il nostro premier. I criteri, dunque, sono nove. (1) Ha un senso grandioso d’importanza (per esempio esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore anche senza un’adeguata motivazione); (2) è assorbito da fantasie di illimitati successi, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale; (3) crede di essere “speciale” e unico; (4) richiede eccessiva ammirazione; (5) ha la sensazione che tutto gli sia dovuto: cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative; (6) sfruttamento interpersonale: cioè, si approfitta degli altri per i propri scopi; (7) manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri; (8) è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino; (9) mostra comportamenti e atteggiamenti arroganti o presuntuosi.
Nel caso, poi, in cui loro [sempre Belpietro e Panorama] non siano d’accordo con me, potrebbero spiegarmene il perché? Evitando, se possibile, gli insulti? Le esperienze infantili che preparano l’hardware del disturbo narcisistico sono collegate regolarmente ad un clima familiare in cui il bambino ha ricevuto una adorazione e un amore disinteressati ma fuori misura in quanto non accompagnati da una sufficiente empatia e da una genuina presentazione dei fatti. Il futuro narcisista non è informato circa i sentimenti e i bisogni distinti dei propri genitori.
La lezione è che i genitori vogliono solo apparentemente bearsi dello splendore del soggetto: una lezione che interferisce con il processo di apprendimento del soggetto circa il fatto che gli altri hanno bisogni, punti di vista e desideri loro propri. Il modo in cui questa predisposizione si sviluppa nell’età adulta intorno al “successo” viene bene illustrata, d’altra parte, da una delle studiose più importanti dei disturbi di personalità, Lorna Smith Benjamin: la psicoanalisi sostiene che lo sviluppo del carattere viene fissato in tenera età, in genere nella prima infanzia ma Sullivan già nel 1953 osservò che le prime esperienze interpersonali non sono le uniche a formare il carattere. L’aspetto programmabile (il “software”) dell’NPD si può acquistare anche più avanti.
Le persone ricche e famose sono particolarmente soggette a sviluppare l’NPD da adulte. Quanti ricevono gratificazioni per il successo raggiunto nell’ambito professionale cominciano a pronunciarsi su questioni ben lontane dalla loro sfera particolare! Stelle del cinema e imprenditori di successo si sentono improvvisamente adatti a concorrere per cariche politiche, che dovrebbero, invece, richiedere particolari capacità nell’unire, mobilitare e adempiere le volontà di persone molto diverse fra loro.
Le capacità organizzative richieste per il buon governo sembrano non aver nulla a che fare con l’abilità di recitare o di guidare un’impresa. Si badi, tuttavia. Non sono episodi sporadici di successo (e di consenso entusiasta) a far nascere il disturbo, ma è il loro ripetersi. La gente comune può offrire e offrirà adorazione incondizionata, come pure affetto deferente, ai ricchi e famosi. Se si verificano le condizioni adatte, non è mai troppo tardi per sviluppare l’NPD.
Una delle domande più comuni è quella che riguarda il modo in cui le persone che hanno un disturbo di questo tipo ottengono l’ammirazione incondizionata di tante persone. Scriveva in proposito Freud nel 1914: «Appare molto chiaro che il narcisismo di una persona esercita un certo fascino su quanti hanno rinunciato a parte del loro stesso narcisismo e che sono alla ricerca dell’oggetto d’amore; il fascino del bambino si basa in larga parte sul suo narcisismo, sulla sua autosufficienza e sulla sua inaccessibilità, proprio come il fascino di certi animali che sembrano non curarsi affatto di noi, come i gatti e i grandi predatori. È come se invidiassimo loro la capacità di serbare uno stato di beatitudine, un’inattaccabile posizione di libido, alla quale noi abbiamo da tempo rinunciato». Carisma, nel tempo dei media, è sempre più questo e non richiede competenze reali sui problemi. È telegenico?, ci chiediamo, invece di chiederci: è davvero preparato e capace? E il più narcisista spesso vince. Kernberg (1984) parla di come i narcisisti tendono ad essere promiscui in quanto entrano in relazione solo con delle parti del corpo.
I problemi sessuali del maschio con NPD possono essere attribuiti, secondo lui, ad un’invidia inconscia e ad una smania di possesso per le donne. Questo genere di maschio desidera sciupare e svalutare le donne. L’autonomia che così spesso lo caratterizza, non è altro che una difesa. Rappresenta una via d’uscita dalla proiezione della propria smania di possesso nei confronti delle donne. Il narcisista di successo reagisce alle contrarietà con la collera, con la denigrazione dell’altro o con la teoria del complotto. Entra davvero in crisi solo quando quello che accade è irreparabile, come nel caso della morte di una persona cara, della perdita di un legame importante o dall’incontro, inevitabile, con la vecchiaia del corpo.
Il movimento depressivo può debordare, in questi casi, dando luogo ad una esasperazione caricaturale dei suoi comportamenti meno riusciti. Il disprezzo per gli altri (le altre), l’aggressività e la rabbia vengono allora in primo piano insieme ad un bisogno maniacale di rifugiarsi nel proprio mondo personale: un mondo in cui trovano posto solo i complici e gli adulatori, quelli che hanno bisogno di lui e che più o meno autenticamente lo ammirano.
Quando le vicende della vita lo portano ad una terapia, invece, quello che si può tentare di fare è di aiutarlo a diventare consapevole della sua potenza distruttiva. La nuova consapevolezza di nutrire dei sentimenti ostili darà luogo a sensi di colpa e ad una depressione costruttiva. Via via che la terapia continua, verrà, poi, fuori una matura considerazione degli altri e dei loro sentimenti.
Voler bene a chi sta male vuol dire stargli vicino, sostenerlo, ascoltarlo ma, anche e a tratti soprattutto, confrontarlo sulle cose sbagliate e autodistruttive che fa. Amico del tossicodipendente da eroina è chi lo confronta per farlo smettere, non chi gli dà i soldi per comprarla.
Amico di una persona che ha problemi di dipendenza dal sesso non è chi gli porta in casa le escort e le ragazzine: silenziosamente suggerendogli che lui è il Capo e può fare quello che vuole. Amico è chi, come fanno a volte le mogli, gli dice che sta sbagliando. Che deve smettere.
I guasti che un leader patologico può produrre nella struttura o nelle strutture di cui ha il comando o la responsabilità consistono essenzialmente nell’aumento della conflittualità all’interno di tali strutture, nella diminuzione brutale della loro efficienza e nel peggioramento forte della qualità della vita nelle persone che in esse operano. Si tratta di conseguenza ampiamente descritte nella letteratura specialistica.
Nelle organizzazioni in cui il potere è distribuito fra diverse persone o gruppi quello cui si va incontro in questi casi è una mobilitazione delle parti sane del gruppo che spinge per la deposizione e la sostituzione del leader. L’unificazione nelle sue mani di tutti i poteri può diventare in questa fase l’obiettivo primario del leader patologico. L’esito di questa battaglia può arrivare ad essere, in alcuni casi di cui la storia del ventesimo secolo ci ha dato varie dimostrazioni (in Italia e in Germania, in Spagna e in Unione Sovietica) la scelta fra la tirannide e la democrazia.
Il Camillo
Il cardinale Camillo Ruini invita i cattolici a stare con i partiti che vogliono, ma a patto che siano li attorno ai valori» . Sfido chiunque abbia un po’ di logica e di buon senso a capire questo arcano. Come si fa a stare in un partito che, per definizione è «parte», e al momento di dare corpo alla propria visione di vita, di società, di cultura che sono antagonisti con la visione dell’altra «parte», essere unito con gli avversari. O il cardinale si fa qualche siringa di acqua benedetta o non sa quello che dice. L’invito del cardinale (che poi è il pensiero comune che va dal papa e giù giù fino in fondo) è di fatto lo scioglimento dei partiti perché elimina la disciplina interna e non garantisce maggioranza politiche almeno su determinate questioni.
A meno che il retrogusto cardinalizio non preveda che il parlamento sia un semplice accidente, che i parlamentari siano pezzi di una scacchiera da gioco, manovrabili dall’esterno. E’ quello che ha instaurato il berlusconismo che ha fatto un patto con il clericalismo più osceno, quello appunto rappresentato dal cardinale Ruini, per gli intimi «Eminenz!». Lo schema è questo: Berlusconi fa gli affari suoi e si serve dell’Italia come trampolino per il suo narcisismo; egli se ne va in giro per il mondo, a giocare a fare il «grande» con tacco rialzato e lascia campo libero all’autorità cattolica di legiferare in materie di suo interesse; il parlamento non discute, ma vota a scatola chiusa. La contropartita è il silenzio sulle leggi vergogna, sull’immigrazione, sui comportamenti immorali del presidente del consiglio e dei suoi amichetti, sulla corruzione e sullo spergiuro: tutte cosette che valgono bene una Messa o un lupanare che dir si voglia.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).