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E la chiamano cellulite

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Lettere »

Non solo dormire: whisky per tutti nei saloon per la morte di un terrorista miliardario, signore delle caverne dell'assolutismo sanguinario. È scomparso in mare e respiriamo convinti che le nostre conquiste non sono sbagliate. Sbagliava solo Frankestein e l'abbiamo punito. Possiamo ricominciare con le bombe che non sono di cioccolata

Azzurra CARPO – In che mondo viviamo? La salma invisibile di Frankenstein-Bin Laden ci fa dormire contenti

04-05-2011

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Che settimana, signori. I media si parlano addosso circa il cadavere più famoso del mondo sepolto nel mare. È uno show, mettetevi comodi- noi siamo il pubblico. Nel 1818, la scrittrice inglese Mary Wollstonecraft Shelley scrisse uno dei primi libri che combinavano il romanzo gotico con la science-fiction: Frankestein, sottotitolato “il moderno Prometeo” – il quale non viene castigato dagli dèi, ma dalla sua propria creatura. Una ispirazione chiara al Satana del “Paradiso perduto” di John Milton. E anche alle storie di amore e di morte che legano gli Stati Uniti alle sue creature -dittatori (Saddam Hussein, eccetera), generali (Rìos Montt, dittatore Guatemala eccetera): terroristi al potere col titolo di Raìs, Presidenti, Leaders, fasciati con le rispettive bandiere. Un tempo “good guys” (tipi a posto) perchè funzionali nella lotta contro il nemico statunitense classico, con le tre teste: Iran, comunismo/URSS, o la democrazia che sceglie chi non gli sfagiola, come l’eletto Allende, eccetera. Poi, all’improvviso, additati questi leaders come perversi e assassini, vengono cancellate le tracce delle strette di mano e degli affari che hanno fatto leccare i baffi a tutti i soci, per decenni.

Dite la verità, non siamo tutti un po’ scomodi in questo mondo che ha bisogno di Frankestein? Di icone del Male (in mancanza di icone universali del Bene) per rafforzare la nostra sfumata identità occidentale, vincere le elezioni, elettrizzare mercati e fare fremere le dita sul grilletto. Bin Laden è stata la fortuna di George W. Bush, la trovata mediatica per renderlo presidente più “maschio” che ignorante, il pretesto del disegno politico repubblicano per un Medio Oriente con regimi docili agli Stati Uniti. Abbiamo tenuto sul groppo entrambi i “vendicatori” delle loro cosmovisioni oltraggiate, per 9 anni. Tiravamo avanti chiudendo gli occhi pietosamente alla vista di tanti massacri incrociati. Questo mondo era stato sceneggiato in stile Western, quando faceva a meno delle retoriche ideologiche (nazionaliste o religiose) che giustificavano la violenza “contro i terroristi” o “contro gli infedeli”.

Sono i giorni del “We got him”, l’abbiamo preso. Doppio whisky per tutti nel saloon. Si festeggia la morte di un oscuro mistero per le strade di Washington. Un terrorista miliardario dal volto scoperto (a differenza dei seguaci rigorosamente imbacuccati) che raccomandava, con una calma serafica, di non avere pietà dei nemici, “ovunque essi si trovino”. Incoraggiato e protetto dagli Stati Uniti quando il nemico era l’URSS che si avvicinava al Medio Oriente dopo l’invasione dell’Afghanistan, Bin Laden è diventato eroe della resistenza antiimperialista, finanziatore paramilitare internazionale, ideologo dell’islamizzazione di interi paesi (Sudan, Somalia, ecc.) e ispiratore di un immaginario Califfato mondiale. Un camaleonte del potere che sperava di costruire un esercito salafita antisistema a suon di miliardi sauditi ed empatia dell’universo musulmano. Il quale, però, ha ignorato il suo richiamo alle armi.

Bin Laden appartiene alle convention segrete della geopolitica parallela, alle caverne dell’assolutismo sanguinario: ha cercato di procurarsi nuova carne da cannone presso le popolazioni musulmane vittime di dittature e di occupazioni militari, ma il marketing è caduto nel vuoto. La sua vita è stata risparmiata, facilitata e prolungata in questo decennio da parte di gente di potere. Talebani protettivi e servizi segreti pachistani, ma in particolare gli Stati Uniti, che non volle “comprarlo” al Sudan di Omar al-Bashir già nel 1996, perchè Bin Laden non è mai stato destinato ad un processo. Doveva morire (più o meno) in battaglia e portarsi nel suo Paradiso la storia della sua fortuna, che radicava in gran parte nell’iniziale appoggio occidentale alla sua carriera di ammazza-infedeli-invasori. Victor Frankestein era ossessionato dalla possibilità che la sua creatura potesse esercitare il libero arbitrio contro di lui, distruggendo ciò al quale lui teneva. I titoli a caratteri cubitali vorrebbero convincere che le epoche iniziano quando lo stabiliscono i media. Ma non è così. Gli effetti del “nemico in meno” sono sentiti in chi pensava a lui, simbolo del Male per miopi, senza vedere le trasformazioni straordinarie che stanno avendo luogo in più paesi dall’inizio di quest’anno.

Esiste una narrazione globale, fatta di eroi e di villani, per un pubblico sempliciotto che ha voglia di rassicurazioni, non di analisi dei conflitti. I media sono al servizio di questa grande “digestione” per interposto interesse. Esistono poi realtà di sangue e polvere, di mille canoe di resistenza che remano controcorrente allo status-quo delle dittature nel Maghreb e in Medio Oriente. Non ci sono protagonisti da calendario, non ci sono interviste esclusive col leader carismatico nascosto. I giovani offrono i loro vent’anni alla morte o al futuro, per strada in Libia, in Siria, nello Yemen e in Bahrein, senza un soldo e senza paura. Nessuno li protegge, non sono delle icone. I poteri forti sperano che muoiano nel dimenticatoio mediatico, se proprio i cecchini non riescono a mirare giusto. È paradossale, ma più sono, più persistono, più nulla pare sfiancarli, e più “sforano” i tempi di un’audience che gradisce solo il linguaggio ad alto impatto della violenza che “elimina” il problema. Loro vogliono sovvertire regimi dittatoriali, in molti paesi addirittura in modo non-violento. Uff, mi passi il telecomando?

Azzurra CarpoSpecialista in cooperazione internazionale. Autrice di "Romanzo di frontiera" (Albatros, Roma 2011), magia e realtá delle donne latinoamericane alla frontiera Messico-USA; "In Amazzonia" (Milano, Feltrinelli, 2006); "La Ternura y el Poder" (Quito, Abya Yala, 2006); "Una canoa sul rio delle Amazzoni: conflitti, etnosviluppo e globalizzazione nell'Amazzonia peruviana" (Gabrielli Editore, Verona, 2002); co-autrice di "Prove di futuro" (Migrantes, Vicenza, 2010).
 

Commenti

  1. Vittoria

    Ottima analisi, sempre con un tocco originale…questo é lo stile, fra ironico e informatissimo. Mi scoccia grandemente anche che abbiano definito “Geronimo” l’operazione, tanto per ricordare che siamo nel Far West! Vittoria Agnese

  2. Dario Sanna

    Giusto, la sceneggiatura della “guerra al terrore” ci ha abituati alle violazioni di diritti umani come pane quotidiano. Guantánamo, droni, attentati in tutto il pianeta. Non é ipotizzabile una semplice “vittoria militare”, come ce la vorrebbero vendere, perché le radici del terrorismo islamico non sono ideologia astratta. Si nutrono della mancanza di diritti, e la perpetuano, in una spirale impazzita in cui aumenta la islamofobia e il divario fra tante societá del mondo, che aspirano -similmente- a maggiori conquiste democratiche. Solidarietá per i democratici arabi e persiani che lottano da anni rischiando la vita per ció che noi diamo per scontato: diritti civili, politici e sociali! E basta con gli inciuci occidentali con “criminali utili”di mezzo mondo!!

  3. Leo

    Vorrei dire a chi di dovere che il gentile pubblico non vuole vedere foto “atroci” di Bin Laden ucciso. Vorrei capire piuttosto perché questo tipo é stato un fenomeno politico-mediatico costruito ad arte per giustificare una nuova era di interventismi militari e di censura del dialogo cristiani-musulmani. E anche vorrei sapere cosa siamo noi, dieci anni dopo l’11 settembre. Se non é informazione classificata, ovviamente.

  4. Simone Natali

    Siamo ancora ipnotizzabili da chi ci racconta il mondo in bianco e nero? Il problema non é fare fuori Bin Laden e mostrare o non mostrare le foto, come dice Leo. Il problema é capire perché Bin Laden é stato amato da chi odiava gli Stati Uniti. Perché é successo? Cosa é cambiato adesso? Come evitare che l’Occidente venga odiato? Dobbiamo porci domande, altro che brindisi maschi, come scrive la giornalista con apprezzabile ironia. Brindiamo perché abbiamo stecchito il bisonte e ora appendiamo la testa nel salotto? Il mondo non é certo “piú giusto” ora. Il terrorismo islamico é sempre stato la punta dell’iceberg di un problema molto piú vasto, che non puó prescindere dalle politiche occidentali in medio oriente. E queste…sono forse cambiate?

  5. Arrigo Chieregatti

    Grazie dell’analisi, che dovrebbe essere quasi scontata per chi ha gli occhi non completamente coperti.
    Siamo ormai al ridicolo nel tentativo dei “grandi” a nascondere le loro malefatte. A questo punto Berlusconi ormai ci fa una misera figura di fronte alle elocubrazioni della CIA e di Obama. Possiamo aspettarci di peggio?
    Buon lavoro.

  6. Arrigo Chieregatti

    Non c’era da aspettarci qualcosa di meglio!
    Ormai Berlusconi è un apprendista di finzioni e di burle. A questo punto c’è da aspettarci di tutto. Ormai sembra che tutti ci siamo abituati e non rimaniamo neppure sconcertati….ci rimane solo da ridere, se la cosa non fosse così grave.

  7. simona proietti

    veramente un buon articolo Azzura, solido e chiaro. Un cristallino con la giusta focale il tuo, né miope né presbite. Lo condivido; non mi fa sentire migliore o meno colpevole di ciò che accade in questo far-west, giusto un po’ meno sola.

  8. maria Consuelo Bianco

    <<<<<<<<sono talmente schifata di tutto ,di menzogne ,di malattìe,di mafia,carognate,del vecchietto lurido e ormai con un bel Alzhaimer accertato,di <<<<<<<ruby e rubbacchiate credete ragazzi a volte sono contenta di avere 73 anni ovvero non mi resta molto in questa terra,piango solo per chi se la dovrà pippare per mezzo secolo o via da lì….tutto questo teatro nemmeno ben recitato.Lotto ancora come ho fatto sempre r mi domando a che miè servito? Tortura,carcere esilio ,fame ,una pensione di 500 euro ecc……ma di che sono fatta che sotto sotto ancora credo in qualcosa di buono… un cambiamento, una presa di coscenza mondiale Cretina,cretina…..

  9. Albertino

    quella dell’ uccisione di bin laden abbiamo ormai capito che è una bufala. ma non è da meno quella dei fantomatici “ribelli” libici. anche qui uno schermo per giustificare ben altre cose.

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