Le patacche del nostro governo fanno ridere le cancellerie del mondo. D’accordo sul massacro di Gaza (e abbraccia Peres); che vergogna la “shoah” di Gaza (e abbraccia i palestinesi): stesso giorno, tre ore dopo… Iran avvertito: l’Italia annulla gli investimenti petroliferi. Ma l’Eni fa sapere: investimenti confermati
“Il nostro migliore amico”, disse di Berlusconi il premier israeliano Netanyahu usando la stessa espressione usata da Gheddafi, che a Gerusalemme non è considerato certo un amico. Tuttavia il nostro premier aveva rilasciato un’intervista al giornale israeliano Haaretz con la frase storica: “via dal Golan, stop alle colonie” che aveva fatto pensare anche ai meno creduli un contributo serio a quella soluzione del problema israelo-palestinese senza la quale non ci può essere pace né in Medio Oriente né nei mondi arabo e islamico. Di solito in Italia succede che lui smentisce qualunque dichiarazione resa: “non ho mai detto cose di questo genere, è la stampa che mi mette in bocca falsità, solo per denigrarmi”. In Israele la cosa è andata con diplomatica sfacciataggine: nominiamo solo la shoà e solidarizziamo con i nostri “fratelli maggiori” (come se lui fosse un buon cristiano) e diciamo che anche l’operazione “piombo fuso” e la devastazione di Gaza sono state difensive dei sacri confini israeliani minacciati. Ovviamente i palestinesi hanno reagito, anche in nome della condanna dell’Onu al riguardo: lui, olimpico, a dire che le vittime sono tutte da piangere, non solo quelle della shoà, con un criterio di equiparazione improponibile.
Nessuna incoerenza, invece, sulla richiesta già espressa di misure forti nei confronti dell’Iran. Previsto, dunque, il rigore contro Teheran, anche se il mondo occidentale, soprattutto europeo, vorrebbe contare ancora sulla dissuasione diplomatica che può contare su un’opposizione che mette in difficoltà il regime e non ha bisogna di lezioni di democrazia, come proposto da B.. Ma Netanyahu non ignorava che la frase “il tempo dei vostri giochi è finito, se continuate ve ne faremo pentire” Almadinejad l’ha pronunciata all’inaugurazione a Bandar Abbas (sede anche di notevoli interessi Eni) di un impianto da trecento milioni di euro per la produzione di alluminio realizzato dalla società italiana Fata del gruppo Finmeccanica. E, quindi, si deve essere lavorato il “caro amico” contando sulle quelle italiche contraddizioni che, quando diventano responsabilità internazionali del governo, possono portare a guai seri. Non tutto, infatti, si risolve con il metodo Bertolaso, che oggi lo punisci perché ha offeso gli Stati uniti e domani lo fai ministro come se fosse una velina per fregare poi anche lui perché non gli finanzi la privatizzazione della protezione civile. Ma non è detto che valgano molto gli applausi straripanti e gli elogi così iperbolici da apparire reciproca non disinteressata spregiudicatezza : l’intervento di tono alto e spirituale alla Knesset era in diretta con la tv italiana e lui l’ha perfino detto nel suo discorso alludendo alla solidarietà che avrebbe riscosso nelle donne che lo ascoltavano.
Politica estera e della difesa sono legate, entrambe, anche alle programmazioni industriali, non solo petrolifere. Io ho la fissa del controllo in materia di produzione e di commercio delle armi. Più che una fissa è una pratica igienica da divulgare perché le armi non hanno mai avuto scopi ornamentali. E non tutti hanno il ricordo della guerra Iran/Iraq, a cui l’Italia partecipò per interposti armamenti su entrambi i fronti.
Prima di Natale ventimila cittadini italiani hanno firmato un appello contro l’acquisto di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter per oltre 14 miliardi di euro, ma non sono riusciti a farlo arrivare alla Presidenza del Consiglio, perché Letta non l’ha ricevuto se non per posta. Mentre sarebbe stato interessante sapere se anche il Governo non riteneva più produttivo investire in energie alternative.
Intanto in Sardegna, a Tortolì/Arbatax, sono al collaudo i droni Polluce (i piccoli aerei telecomandati senza pilota) di produzione italiana. Non per una dotazione alla Croce Rossa.
Siccome siamo un paese in cui il commercio delle armi attraversa le paludi del mercato clandestino e alimenta le mafie, pensare che le armi non sono noccioline può mettere sulla giusta via anche per scelte di politica internazionale autorevole. Dove, come in Italia e in nessun altro posto del mondo, lo Stato – come abbiamo denunciato poco tempo fa – appalta addirittura spezzoni della Difesa, è toccato al Sole 24Ore denunciare che nella Piana di Gioia, vicino a Rosarno, le forze dell’ordine hanno trovato un lanciamissile in buon uso in mano alle cosche. Auguri.
Giancarla Codrignani, docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature