La questione dell’ICI non pagata dalla Chiesa si è abbastanza chiarita per le informazioni date da molti media. Così le riassumo: esiste, in base a una legislazione sostanzialmente bipartisan, la possibilità per tante attività commerciali gestite da enti ecclesiastici di non pagare l’ICI quando esse siano collegate ad iniziative ecclesiali, caritative, di culto o altro. Pagano l’ICI invece attività “esclusivamente” commerciali. Questa normativa ha dato vita a controversie faticose e interminabili : chi stabilisce l’esistenza del “collegamento” ? E perché questa esenzione ? E’ certo che di questa norma si servano una gran parte delle strutture ricettive diffuse ovunque nel nostro paese facenti capo, in diverso modo, alla Chiesa. Che esista il fenomeno, esteso e pesante dal punto di vista del mancato gettito fiscale (si parla di 700 milioni), lo testimoniano sia i contenziosi sollevato da amministrazioni comunali direttamente interessate, sia la conseguente posizione dell’Associazione nazionale dei Comuni (ANCI) e anche la ormai antica controversia in sede europea dove si obietta che questa esenzione rappresenterebbe un aiuto di Stato in deroga alle norme sulla libera concorrenza (a danno, cioè, di tutte le altre strutture ricettive).
La Chiesa, predicando contro l’evasione fiscale, è stata ed è contestata vivacemente su questa esenzione, soprattutto questa estate dopo un intervento del cardinale Bagnasco e poi in questi giorni. Di fronte all’attuale movimento d’opinione pubblica, la reazione dei vertici ecclesiastici è di due tipi : mentre da una parte il cardinale Tarcisio Bertone ha detto “E’ un problema da studiare e da approfondire” (per prendere tempo o per fare qualcosa?) e il cardinale Cesare Nosiglia “per le strutture che ospitano turisti, si pagherà”, dall’altra il vertice della CEI, si suppone il cardinale Bagnasco, ha concordato con l’Avvenire di fare le barricate contro qualsiasi modifica della situazione attuale. In un editoriale del 7 dicembre, ripubblicato ieri in modo provocatorio, il suo direttore Marco Tarquinio sostiene che si vuole colpire la solidarietà organizzata dalla Chiesa, che ci troviamo di fronte a un attacco radical-massonico, che c’è un fantasma che si aggira per l’Italia (sarebbe la Chiesa che non pagherebbe l’ICI) e che “chi dice il contrario mente sapendo di mentire”e via di questo passo. Meraviglia un testo tanto arrogante, senza alcun controllo, e che soprattutto non fa i conti con la realtà, anzi che la nega sfacciatamente. Tanta acrimonia mi sembra una manifestazione di debolezza oppure della consapevolezza che, con lo scontro frontale, si otterrebbe il risultato di mantenere lo statu quo (e quindi il privilegio) grazie anche alla nuova situazione politica e alla scarsità di “cattolici adulti” in Parlamento.
“Noi Siamo Chiesa” ripete ancora una volta che i vertici ecclesiastici non dovrebbero vergognarsi di fare un passo indietro e di risolvere la questione dichiarando unilateralmente che tutte le strutture ecclesiastiche che godono o che potrebbero godere del “collegamento” abbandonino ogni contenzioso e paghino l’ICI per qualsiasi attività commerciale da esse dipendente (si intende ovviamente che resterebbe l’esenzione per le attività veramente di culto e altre attività non profit). Sarebbe un passo in avanti nella direzione di una Chiesa orientata a maggiore sobrietà e che inizia a rinunciare a qualcosa del molto che riceve in Italia dalle istituzioni per favorire una maggiore disponibilità ad ascoltare il proprio vero messaggio, quello del Vangelo, presso un’area di opinione infastidita (o disgustata) dall’ incalzare da queste pretese clericali.
Tutto ciò premesso, dall’interno di questa nostra Chiesa, diciamo ad alta voce, e “annunciandolo dai tetti” (Matteo 10,27), che nel mondo cattolico si deve mettere in moto un movimento di base che, ispirandosi al Concilio, convinca e costringa le strutture ecclesiastiche a smantellare le barricate e a dimostrare concretamente, anche a partire da questa questione dell’ICI, di essere anch’esse partecipi delle difficoltà e dei sacrifici che incontrano in questi tempi tanti del nostro popolo”.
( Il Card. Bagnasco, parlando a Genova, a sorpresa e correggendo posizioni precedenti, ha detto che “se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere non ci sono pregiudiziali da parte nostra”, pur ricordando che c’è stata disinformazione e che l’Avvenire l’avrebbe documentata. A “Noi Siamo Chiesa” fa piacere che, in tal modo, si sia ora manifestata una posizione disponibile a discutere. Supponiamo che ciò sia avvenuto alla luce della mobilitazione in atto in una buona parte dell’opinione pubblica. Potrebbe essere però un primo passo importante. Speriamo che non si tratti solo di una dichiarazione senza alcun seguito ).
Vittorio Bellavite è il coordinatore nazionale di Noi siamo Chiesa